Chiesa locale

I cantieri di Betania: l’attenzione ai giovani. Quarto cantiere scelto dalla diocesi

Quarto cantiere scelto dalla diocesi

Nella casa di Betania c’era anche Lazzaro, fratello di Marta e Maria. In quella casa il Signore Gesù ha sperimentato lo spirito di famiglia e l’amicizia dei tre fratelli, e per questo il Vangelo di Giovanni afferma che egli li amava. Marta gli offrì generosamente ospitalità, Maria ascoltò docilmente le sue parole e Lazzaro uscì prontamente dal sepolcro per comando di Colui che ha umiliato la morte (cfr. Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 26.01.2021). 

Senza voler forzare il testo evangelico, sarebbe bello immaginare che Lazzaro fosse un giovane con cui Gesù aveva instaurato una relazione di amicizia privilegiata, tant’è che, alla notizia della sua morte «Gesù scoppiò in pianto» (Gv 11, 35). 

È utile, per i gruppi di ascolto, rileggere alcune pagine della Lettera Pastorale che il nostro Vescovo ha scritto per l’anno pastorale 2017-2018: “Annunciare la gioia del Vangelo ai giovani”. 

Questo cantiere può essere una preziosa opportunità per mettersi in ascolto di questa età: «I giovani possono essere considerati parte integrante di un mondo che ha delle caratteristiche tutte proprie e a cui bisogna accostarsi con la delicatezza con cui si maneggia un cristallo prezioso e fragile. Sì, perché i giovani, pur manifestando spensieratezza, apertura, disponibilità, generosità, desiderio di rapporti autentici, mostrano molte fragilità che richiedono attenzione da parte degli adulti» (n. 5). 

Da parte dei giovani «i processi di maturazione richiedono oggi più impegno, maggiore cura, ma spesso sono volontariamente rimandati per evitare così di entrare nella vita adulta. Questo rischia di rendere indefinite le scelte importanti da fare. Il lavoro, una relazione sentimentale, le stesse amicizie sono vissute in maniera distratta, superficiale; ciò rende provvisorie, e quindi continuamente mutevoli le decisioni riguardo al futuro. Ma è anche il mondo che spesso non dà segnali incoraggianti ai giovani: esperienze scolastiche “deboli”, la precarietà del lavoro, conflitti familiari che portano alla separazione e al divorzio dei genitori, inducono tanti a perdere fiducia nel futuro e speranza negli impegni da assumere nella vita» (n. 6). 

Una riflessione particolare può essere attivata sul tema dei giovani e il mondo virtuale (Internet). «Da qualche anno il mondo digitale è sempre più appannaggio dei giovani. Non soltanto uno strumento di comunicazione, ma uno spazio di vita occupato quasi costantemente nelle diverse ore della giornata. Per lavoro o per studio, per fare acquisti o ascoltare musica… ma molto più spesso per comunicare, guardare, alimentare i social con pezzi di sé – immagini, video, pensieri, confidenze – con il forte rischio di deformare la comunicazione stessa e quindi la nostra capacità relazionale… Per questo motivo, è necessario che anche le comunità parrocchiali, le associazioni, i movimenti e i gruppi non trascurino di soffermarsi su questi aspetti di vita, facendone oggetto di discernimento, spazio di evangelizzazione, utilizzandoli come luoghi di incontro virtuale che possano precedere o seguire incontri reali» (n.7). 

Questo cantiere può attivare un confronto tra i giovani stessi su come avviene la scelta di fede. «I giovani vivono oggi la fede come una scelta di appartenenza ad un gruppo piuttosto che come un incontro personale con Gesù. Spesso risulta più visibile la forma esteriore della fede che l’esperienza religiosa in se stessa. È importante riconoscere, però, il loro desiderio di mettersi alla ricerca di Dio. Se la comunità ecclesiale non sostiene questo desiderio, l’incontro con Cristo spesso viene barattato con altre esperienze apparentemente più coinvolgenti… Risulta indispensabile pensare itinerari nuovi di accompagnamento in cui l’educatore o il sacerdote si attivino per fare memoria dell’azione dello Spirito Santo nella loro vita, con lo scopo di suscitare la stessa curiosità che ha mosso i primi discepoli a chiedere a Gesù “Maestro, dove abiti?” (Gv 1,38). Occorre rivedere le nostre modalità di annuncio della fede per spingerli a creare un legame forte con Cristo che risponde a ciascuno: “Vieni e vedi” (Gv 1,39). 

In concreto, è importante che i giovani stessi riflettano sui “luoghi” dove avvengono i processi di crescita umana e cristiana e i sui “modi” che vengono utilizzati per raggiungere questo traguardo. 

 

I “luoghi” dell’educazione dei giovani 

la famiglia, chiamata a ritrovare la sua vocazione ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di guida dei figli, responsabile della crescita umana, etica, sociale, cristiana dei giovani; 

la scuola, che deve riscoprire la sua identità di trasmettere agli studenti il patrimonio culturale elaborato nel passato, aiutare a leggere il presente, far acquisire le competenze per costruire il futuro; 

il lavoro, per dare dignità alla persona e sperimentare buone pratiche portatrici di una nuova etica civile; 

la parrocchia, in particolare tutte le attività che coinvolgono i giovanissimi e i giovani che desiderano in gruppo compiere un cammino formativo-spirituale-missionario, insieme alle attività che permettono ai giovani di fare esperienza ecclesiale autentica; 

la “piazza”, il luogo-simbolo che identifica i nuovi ambienti, non necessariamente fisici o geografici, in cui i giovani si incontrano (discoteche, pub, centri sportivi, spazi all’aperto della città dove ritrovarsi, internet) per socializzare, divertirsi, fare amicizia, scambiarsi opinioni o consigli, far sbocciare l’amore (cfr. n. 12). 

 

I “modi” dell’educazione dei giovani 

i cammini formativi in parrocchia hanno bisogno di essere particolarmente curati nei temi da affrontare, da condividere possibilmente con lo stesso gruppo di giovani, e da progettare avendo sempre chiaro l’obiettivo dell’educazione, che è contribuire alla maturità della fede (catechesi), della speranza (liturgia), e della carità (missionarietà); 

le esperienze “straordinarie”: i campi scuola estivi, i weekend spirituali o formativi, i pellegrinaggi in luoghi significativi, le Giornate Diocesane e Mondiali della Gioventù, le attività sportive, l’approfondimento di tematiche particolari come “pace, giustizia e salvaguardia del creato”, il bene comune, la politica, la globalizzazione, sono da tenere in grande considerazione per contribuire a rendere i giovani protagonisti nella Chiesa e nella società. 

le esperienza di volontariato, nelle opere-segno di carità della nostra Diocesi (centri di ascolto cittadini Caritas, mense per i poveri presenti nelle nostre città, Centro di Accoglienza a Molfetta e C.A.S.A a Ruvo), aiuteranno i giovani ad accrescere la disponibilità a mettersi accanto al misero con lo stile del Samaritano (cfr. n. 13). 

 

Domanda di fondo: come possiamo “camminare insieme” ai giovani affinché siano protagonisti nella Chiesa e nella società? 

 

Nota metodologica: Nel secondo anno della “fase narrativa” del cammino sinodale, questo quarto cantiere è stato pensato per essere proposto ai gruppi giovani delle comunità parrocchiali, delle Associazioni, dei Movimenti, ma anche dei giovani lontani dall’esperienza di fede. 

Le varie domande sono state elaborate affinché siano i giovani stessi a rispondere. I gruppi di ascolto, pertanto, in questa modalità, saranno costituiti da giovanissimi, giovani e giovani adulti. 

 

È però anche possibile costituire gruppi di ascolto con la presenza di adulti che potrebbero rivestire il ruolo di “facilitatori” dell’incontro. 

* Cosa chiediamo alla Chiesa e alla nostra Diocesi affinché l’esperienza di fede risulti parte integrante del nostro cammino di crescita? 

* Quali percorsi formativi desideriamo che siano proposti nei gruppi parrocchiali, nelle Associazioni, nei Movimenti, affinché siano coinvolgenti, adeguati alla nostra generazione, in questo tempo? 

* Che cosa chiediamo alle comunità parrocchiali per sentirci “a casa” nella Chiesa? 

* C’è attenzione da parte di noi, giovani cristiani, nei confronti dei nostri coetanei lontani dalla fede e dalle comunità ecclesiali di formazione e di aggregazione? Vengono programmate “buone pratiche” in tal senso? Possono essere raccontate? 

* I “luoghi” e i “modi” dell’educazione dei giovani sono oggetto di attenzione da parte dei formatori, laici e sacerdoti? Ci sono esperienze in merito da evidenziare? 

 

Bussola: Messaggio del Concilio Vaticano II ai giovani (7 dicembre 1965) e Esortazione Apostolica post-sinodale CHRISTUS VIVIT ai giovani e a tutto il popolo di Dio (25 marzo 2019), con il Concilio Vaticano II in cammino verso il Giubileo del 2025 

 

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