Saranno venute in mente diverse citazioni, più o meno forbite, ai numerosi partecipanti all’Assemblea pastorale diocesana, quando è stata annunciata la nuova metafora che guiderà la seconda fase del cammino sinodale: dai quattro Cantieri di Betania alle Cinque Costellazioni tematiche.
Comprensibile il mormorio manifestato nell’auditorium Regina Pacis di Molfetta, dove il Vescovo Domenico e i referenti sinodali Anna Salvemini e don Vito Bufi, lo hanno annunciato presentando l’articolazione pensata a livello nazionale: “la fase sapienziale è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese attraverso il senso di fede del Popolo di Dio”.
In apertura della serata don Vito ha precisato il senso del tema che sta guidando il percorso sinodale diocesano “Camminare insieme”, alla luce della lettera pastorale del Vescovo “Se il Signore non costruisce la casa”, del discorso del Card. Matteo Zuppi al recente incontro nazionale dei referenti diocesani, e del breve saluto di Papa Francesco che alle Chiese italiane ha affidato quattro consegne:
- la prima, «continuate a camminare»;
- la seconda, «fare Chiesa insieme», precisando: «Abbiamo bisogno di comunità cristiane nelle quali si allarghi lo spazio, dove tutti possano sentirsi a casa, dove le strutture e i mezzi pastorali favoriscano non la creazione di piccoli gruppi, ma la gioia di sentirsi corresponsabili»;
- la terza consegna – «essere una Chiesa aperta» – che è stata commentata a braccio dal Papa: «Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa. Fino a quando la loro presenza resterà una nota sporadica nel complesso della vita ecclesiale, la Chiesa non sarà sinodale, sarà una Chiesa di pochi. Ricordate questo, chiamate tutti: giusti, peccatori, sani, malati, tutti, tutti, tutti…». Poi ha espresso la sua preoccupazione per le comunità cristiane che si mostrano «un po’ troppo autoreferenziali. E l’autoreferenzialità è un po’ la teologia dello specchio: guardarsi allo specchio, maquillage, mi pettino bene… È una bella malattia questa, una bella malattia che ha la Chiesa: autoreferenziale, la mia parrocchia, la mia classe, il mio gruppo, la mia associazione… Sembra che si insinui, un po’ nascostamente, una sorta di “neoclericalismo di difesa” – il clericalismo è una perversione, e il vescovo, il prete clericale è perverso, ma il laico e la laica clericale lo è ancora di più».;
- quindi la quarta consegna: «essere una Chiesa “inquieta” nelle inquietudini del nostro tempo».
Sono seguite le sintesi dei percorsi cittadini compiuti in questo anno (allegate), – presentate da Antonio Allegretta, Roberto Barile, Monica Bavaro e Gaetano de Bari – nelle quali è emersa al contempo la voglia di mettersi in ascolto di tutti e la fatica di incontrarsi, presi come siamo dai mille impegni pastorali che esauriscono tempo ed energie.
Quindi la segretaria del Consiglio pastorale Anna Salvemini ha presentato l’articolazione della seconda fase. “Nell’incontro di Roma i referenti diocesani hanno lavorato in 36 tavoli, per individuare i temi principali, emersi dalle sintesi diocesane (anno 2021-2022) e dai “Cantieri di Betania” (2022-2023), che sono stati racchiusi sotto cinque “costellazioni tematiche”:
- La missione secondo lo stile di prossimità;
- I linguaggi, la cultura, la proposta cristiana;
- La formazione alla fede e alla vita;
- La corresponsabilità;
- Le strutture.
Si passa così “dall’ascolto al discernimento” e a un discernimento operativo, consapevoli che il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo è più che reale e richiede pertanto una presenza e una testimonianza di Chiesa veramente adeguata e non ripetitiva, peggio ancora autoreferenziale.
Su queste cinque costellazioni si sono formati cinque “coraggiosi” gruppi assembleari che sono rimasti fino oltre le 22, negli ampi spazi esterni della parrocchia Madonna della Pace, a riflettere sulle singole “stelle”. Gli esiti di questi confronti saranno poi elaborati dal Consiglio pastorale diocesano, convocato il prossimo 5 luglio, per giungere a definire il tema pastorale del prossimo anno.
Nelle sue conclusioni il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, senza voler aggiungere altro ai tanti elementi di riflessione, ha semplicemente detto che questo taglio di nastro della seconda fase sinodale deve vederci ancor di più come tanti punti di una circonferenza che devono puntare al centro. E il centro è Cristo e il suo Spirito che anima il cammino sinodale.
Insomma dalle mani in pasta, nei cantieri, a sollevare lo sguardo, nelle costellazioni, verso orizzonti più ampi verso i quali lo Spirito sospinge.
Fonte: Luce e Vita