Carissimi,
in questa 50a Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali Papa Francesco ci sollecita a riflettere sull’incontro fecondo costituito dal binomio Comunicazione e Misericordia, in particolare, quando scrive: «La comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, arricchendo così la società».
Mi richiama alla mente i paragrafi dell’Evangelii gaudium in cui il Santo Padre si sofferma a farci comprendere come «il tempo è superiore allo spazio», cioè che la smania di occupare e possedere gli spazi, quelli della comunicazione come quelli del potere a vari livelli, deve cedere il passo alla priorità del tempo, ovvero all’impegno di iniziare dei processi, di compiere «azioni che generano nuovi dinamismi e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici».
In questa prospettiva possiamo collocare il tema della comunicazione che è vera quando è capace, appunto, di creare ponti e non di accrescere litigi, contrapposizioni o, peggio ancora, quando svilisce la dignità della persona. Tutti coloro che sono impegnati nel variegato mondo della comunicazione, sia quella più tradizionale della carta stampata che quella più moderna del digitale, sono sollecitati a verificare il proprio stile comunicativo, se è rispettoso delle persone, se non è invadente e gratuitamente denigratorio, se, come nel caso della comunicazione politica, si è in grado di essere «sempre vigilanti sul modo di esprimersi nei riguardi di chi pensa o agisce diversamente, e anche di chi può avere sbagliato».
Anche nella Chiesa siamo sollecitati a verificare se il nostro stile comunicativo, il tono di voce, le parole usate, i linguaggi verbali e soprattutto quelli non verbali, mirano alla misericordia, all’incontro fecondo con l’altro, oppure non rischiano talvolta di allontanare e lasciare l’amaro in bocca in chi sta dall’altra parte. Ce lo ricorda ancora Papa Francesco nel messaggio odierno: «Com’è bello vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia». E proprio in riferimento a questo ho il piacere e la gioia di riconoscere che nel nostro settimanale diocesano Luce e Vita è possibile rintracciare una lunga storia di parole scelte con cura, con equilibrio, con rispetto.
Ho sempre avuto modo di seguire la vita di questa amata Diocesi dalle pagine del settimanale, sia quando ero in Seminario, sia da Vescovo a Lucera. Puntualmente e da oltre 90 anni, Luce e Vita dà voce al magistero della Chiesa universale e del Vescovo in particolare; condivide le esperienze ecclesiali diocesane e parrocchiali; affronta i temi di attualità pastorale, sociale e politica, senza mai scadere nella polemica fine a se stessa; ha lo sguardo attento sulle città; si fa memoria storica del tempo e dello spazio; esalta le testimonianze di vita cristiana che fioriscono nella Chiesa locale… In quest’ultimo anno, poi, ho apprezzato molto l’impegno profuso per accompagnare gli eventi tristi e lieti della nostra Diocesi, «scegliendo con cura» parole e
immagini che rimarranno impresse nel tempo.
Desidero quindi incoraggiare questa esperienza di comunicazione, molto ap- prezzata anche fuori Diocesi, invitando tutti a farla sempre più propria, a sentirla come spazio di comunione, di incontro, di scambio, di arricchimento reciproco. Ad ogni fedele e in ogni famiglia vorrei non mancasse una copia di Luce e Vita, ogni settimana, per poter respirare l’aria che tira nella nostra Chiesa e, perchè no, sollecitando argomenti, incalzando approfondimenti.
Accanto al settimanale la nostra Diocesi esprime altri spazi di comunicazione
– sito, e-mail, sms, reti sociali, chat – che, proprio come sollecitati dal Papa, «possono essere forme di comunicazione pienamente umane» tanto in Diocesi quanto in ciascuna parrocchia. Per questo è necessario che ci siano persone adeguatamente formate a fare di questi strumenti uno «spazio di prossimità». Incoraggio quindi l’individuazione in ogni parrocchia dell’Animatore della Cultura e della Comunicazione, che dal Vescovo riceve il mandato pastorale e, dove possibile, dell’èquipe parrocchiale della Comunicazione, secondo quanto indicato dal vademecum speri- mentale predisposto dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali.
A tutti coloro che si occupano di comunicazione esprimo il mio ringraziamento e l’augurio di essere ogni giorno capaci di «una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa».
+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo