Omelia per il 24° anniversario della morte di don Tonino Bello

Cattedrale, 20 aprile 2017
20-04-2017

Carissimi fratelli sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, consacrati secolari, seminaristi, fedeli tutti, con gioia ci ritroviamo intorno all’altare per commemorare il nostro amato pastore Mons. Tonino Bello, nel 24° anniversario della sua morte.
La parola di Dio ci aiuta in una breve riflessione. Vorrei sentire dalle labbra del Vescovo Tonino ciò che l’apostolo Pietro diceva ai suoi fedeli: “Perché vi meravigliate di questo, perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo?” (At 3, 12).
Diceva santa Teresa d’Avila: “Chi ha Dio, dona Dio”. Possiamo sicuramente affermare che dal cuore del nostro pastore Don Tonino, come da una sorgente di acqua zampillante, è sgorgata la bellezza e l’intensità di una fede e di un amore che non poteva essere contenuto. Pietro si meraviglia della meraviglia di coloro che avevano assistito al prodigio della guarigione dello storpio. Penso che nessuno dubiti delle preghiere assai prolungate che Mons. Bello faceva dinanzi a Gesù Eucaristia. Un giorno mi disse: le cose che dico e che scrivo, le scriviamo a quattro mani, mentre mi indicava il tabernacolo della sua cappellina!
Una bellissima espressione l’ho sentita da un papà che mi ha chiamato proprio stamattina: Don Tonino è stato la voce profetica prestata a Dio! Basterebbe fermarsi un attimo per sottoscrivere la pregnanza di tale affermazione.
Così nel brano del Vangelo, è Gesù che in qualche modo fuga i dubbi e il turbamento da cui erano avvolti i suoi stessi discepoli, chiedendo loro di condividere insieme qualcosa da mangiare.

“Per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore” (At 24, 41). Questa sera, dopo circa un quarto di secolo dalla scomparsa del caro Mons. Tonino, ci sembra di sentire nei nostri orecchi quanto Mosè disse al popolo: “Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me” (At 3,22).
Certamente profetica è stata la parola e soprattutto la condotta di vita del nostro amato predecessore. Gli esempi buoni vanno contemplati ed imitati. La nostra testimonianza, il nostro stile di vita, devono suscitare meraviglia, stupore e, forse anche dei dubbi. Gesù, “profeta potente in opere e parole” (At 24, 19), dev’essere il prototipo al quale riferire costantemente il nostro modo di agire e di parlare!
Voglio concludere con un paio di passaggi di una lettera di Mons. Bello ad una Parrocchia dopo la visita Pastorale: “La vita dev’essere interpretata come un’attesa del Signore, il quale non è mai puntuale con gli orari che pretendiamo di fissargli noi, ma è sempre fedele con tutti gli appuntamenti che ci stabilisce Lui. […] Non trovo di meglio che ripetervi: Vegliate e svegliate. […] Non abbiate paura. La certezza che Gesù Cristo cammina sulle nostre strade io l’ho avuta stando tra voi. […] Non accontentatevi. Vi incombe il compito missionario di svegliare il territorio che vi è stato affidato rispondendo in modo intelligente alle domande di senso che la gente vi pone” (Alla comunità di Santa Lucia di Ruvo, 9 giugno 1991). Viviamo in modo da scuotere, col chiasso delle nostre opere buone, le coscienze assopite del mondo, amante del rumore e dell’apparenza!
Maria, “Donna dei nostri giorni”, ci aiuti a dare forma, carnalità al Verbo di Dio, in ogni momento ed ambito della vita!
Manteniamo vivo il ricordo del nostro pastore Mons. Tonino, imitiamo e portiamo a compimento il bene che egli ha solo iniziato. Preghiamo per la sua glorificazione in Cielo.
Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo