Omelia per il Mercoledì delle Ceneri

Cattedrale , 1° marzo 2017
01-03-2017

Carissimi fratelli e sorelle, iniziamo questa sera, tutti insieme, con il rito della benedizione e dell’imposizione delle ceneri, il percorso quaresimale che ci condurrà alla Santa Pasqua di Risurrezione del Signore Gesù.
In questo periodo, assai favorevole, dobbiamo riscoprire il sentiero che ci porta a Gesù. In Lui infatti vi è libertà, purificazione, vita e salute. Egli è venuto non per i sani, ma per i malati; non per i giusti, ma per i peccatori (Cf. Mt 9, 10-11)!
Questo è il tempo favorevole per un’autentica conversione, per comprendere che se vogliamo, il Signore può liberarci da ogni peccato e può darci la forza di non cadere nella tentazione.
Uno autore inglese ha scritto: «Le favole non servono per ricordare ai bambini che esistono i draghi, i bambini lo sanno benissimo; le favole servono ad insegnare che i draghi possono essere sconfitti» (Chesterton).
Certamente, il messaggio cristiano non è una fiaba, una favola, bensì il progetto salvifico di Dio per noi, sue creature! I draghi sono i nostri peccati, dai quali possiamo essere liberati e purificati, purché ne siamo sinceramente pentiti! Questa sì che è una meraviglia: ciò che umanamente parlando non è possibile, lo è invece per l’Onnipotente Dio! Per noi uomini vi sono cose impossibili, non per il Signore! Per esempio: se bruciassimo un foglio di carta, non potrebbe tornare più ad essere foglio di carta, ma sarebbe cenere; se un credente si allontana da Dio e deliberatamente commette un peccato grave, perde la comunione con Lui. Tuttavia, se il peccatore lo desidera, con tutto il cuore, può tornare a vivere ed essere accolto tra le braccia del Signore!
Abbiamo ascoltato il profeta Gioele che esorta il popolo ebraico con le dolcissime parole: “Ritornate a me con tutto il cuore… laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore…” (Gl 2, 12-13). Ora, il medesimo ed accorato invito, a tornare a Dio, è rivolto a ciascuno di noi!
Non indugiamo, ma affrettiamoci nel fare questa inversione di marcia nella nostra vita! Non scoraggiamoci nel vedere stretta ed angusta la porta di accesso nella casa di Dio! Dobbiamo solo alleggerirci dei fardelli inutili ed ingombranti, dalla coscienza!
Il vero peccato non è quello di cadere, ma quello di non voler uscire dallo stato di peccato! Sant’Agostino diceva: «Dio che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te».
Il figliol prodigo, perché pentito, venne riammesso nella comunione con il padre, mentre il figlio maggiore, ostinato e geloso, ne rimase escluso.

Come riprendere il cammino che porta alla casa del Padre, della luce, della vita e della salvezza?
Gesù nel brano del Vangelo ci indica una strada a tre corsie, perché possiamo tornare a Dio, respirando l’aria di casa, la benevolenza di chi ci attende e ci ama. Le tre piste sono: L’elemosina, la preghiera e il digiuno (Cf Mt 6, 2, 5 – 16).

1) L’elemosina è la misura della nostra fiducia in Dio. Dobbiamo cercare e preoccuparci del necessario, non del superfluo; siamo chiamati a guadagnare per vivere, non il contrario. Dovremmo dare a chi più è nel bisogno, sempre con gioia, e donare non le briciole, ma la parte migliore delle cose, del tempo, dell’ascolto, della comprensione! “C’è più gioia nel dare che nel ricevere” (1Cor 4, 12).
2) La preghiera, specie quella personale, deve essere fatta con e nel cuore. Questa è sempre ascoltata da Dio. Impariamo a pregare più per gli altri che per noi stessi! Pregare è fare spazio a Dio nella nostra vita; è vedere le cose, le persone e gli avvenimenti, alla luce della volontà del Signore, più che dal nostro punto di vista. Il Signore moltiplica il tempo che noi diamo a Lui.
3) Il digiuno non è auto-punizione o disprezzo delle cose materiali, ma un modo efficace per sentire in noi la fame e la sete di Dio e della sua Parola. Il digiuno insegna a dominarci, se non vogliamo essere dominati e schiavizzati dai desideri o dai bisogni mondani e materiali. Questa pratica ascetica ci deve spronare alla sobrietà e alle cose essenziali!

Infine, questo tempo di riflessione e di conversione deve essere un’anticipazione di quello stato di vita in cui ci sazieremo di contemplare il Signore, nell’eternità. Viviamo questo tempo nella ricerca dei beni eterni, nell’esercizio di sottomissione del corpo allo spirito, nel continuo distacco dalle cose terrene.
Quaresima dunque è un cammino, un itinerario, verso la vera terra promessa, mediante una conversione autentica. Prevediamo di fare con serenità e fiducia, una bella confessione pasquale! Per giungere alla mèta basta cominciare, senza fermarsi mai!
Buon cammino verso Pasqua! Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo