Omelia per la Domenica delle Palme 2020

05-04-2020

Carissimi fratelli e sorelle, stiamo vivendo un tempo di prova, un tempo in cui ci troviamo ad essere fisicamente divisi e lontani, ma vicini nell’affetto e nella preghiera. Iniziamo oggi la Settimana Santa, nella quale celebreremo i momenti salienti della Passione di Gesù. Con tutti voi, che ci seguite da lontano, dal vostro posto di lavoro o da casa, desidero esprimere un affettuoso saluto e sincero ringraziamento a coloro che si stanno prodigando, in modo professionale o nella veste di volontari, per lenire le sofferenze di chi è malato, convalescente o nel grave dolore per aver perso qualcuno dei propri cari. Grazie all’emittente Teledheon ed all’Ufficio diocesano dei mezzi della comunicazione sociale che ci consentono di essere accanto a voi in questi giorni, attraverso le dirette televisive delle celebrazioni liturgiche.

La Domenica delle Palme ricorda a noi tutti l’ingresso di Gesù nella Città santa di Gerusalemme, dove si consumerà il sommo sacrificio sulla croce e dove il sepolcro rimarrà vuoto il mattino di Pasqua. Questa è la tradizionale giornata dedicata in modo speciale ai nostri giovani. A loro va il nostro caro ed affettuoso abbraccio. Per loro imploriamo dal Signore un avvenire sereno, prospero, denso di sfide, di sogni e di traguardi raggiungibili!

Soffermiamoci insieme sul brano del Vangelo di Matteo, proclamato per la benedizione dei rami d’ulivo. Gesù si incammina verso Gerusalemme. Vi entra cavalcando un’asina e un puledro. Erano cavalcature non destinate ai potenti e ai valorosi condottieri, i quali si servivano, invece, di poderosi cavalli e di robusti carri. Gesù, il Re dei re, sale su un’ umile asina. Viene accolto da cori osannanti e da folle in festa, dopo aver visto compiere dal Messia eccezionali miracoli, come quello della guarigione dei due ciechi (Cf Mt 20). L’evangelista dice che: “Gesù, chiese loro cosa volete che io faccia per voi? E commosso, toccò loro gli occhi e, subito guardarono in alto e lo seguirono” (Mt 20, 30ss.).

Miei cari, anche stamani, è il Signore che passa accanto a noi e ci chiede cosa desideriamo che faccia per noi. Lasciamo che parli il nostro cuore: “Signore, non abbiamo più lacrime, non abbiamo più parole per esprimere la nostra sofferenza, per quanto dolore e morte ci stanno attanagliando. Signore, anche noi, come i tuoi discepoli ci sentiamo in mare tempestoso (Cf. Mc 4,35). Noi pure, reclusi in casa, avvertiamo il peso insostenibile della libertà di azione e di movimento, ridotta quasi a zero. Pensiamo a quanti non hanno, comunque, mezzi e risorse per affrontare quest’onda di dolore e di prova. Anche noi, oggi, diciamo a Dio Padre che allontani questo calice traboccante di dolore e di morte! Non troviamo una logica a tanto soffrire! Anche Tu, Gesù, non ti sei sottratto ad una condanna e morte ingiusta. Ti supplichiamo, o Dio nostro Padre, di inviare anche a noi, come al tuo Figlio, un Angelo a consolarci e a sostenerci nella prova (Lc 22, 43). O Signore, quest’oggi, stendiamo ai tuoi piedi non drappi ricamati, non mantelli della festa, bensì i nostri abiti inzuppati di sofferenza, di dolore e intrisi di sangue innocente. Ascolta il grido di coloro che, irriconoscibili perché mascherati, appesantiti da scafandri e tute protettive, cercano di dare ossigeno a chi chiede aiuto e vita. Non possiamo esibire nelle nostre mani rami festosi e colorati, ma fa’ che possiamo librarci in volo come la colomba dell’Arca di Noè (Gen 8,11) per, portare intorno a noi il grido dell’avvenuta guarigione e di un’alba che si sta affacciando all’orizzonte.

Infine: “Sappiamo che anche a noi, come hai fatto coi tuoi discepoli, dai il comando di andare e, di sciogliere “l’asina” perché ne hai bisogno. Donaci forza, docilità, coraggio ed intelligenza per sciogliere (Mt 21, 2-3) tanti nostri fratelli e sorelle dalla schiavitù del dolore e della morte. O Signore, non abbiamo più voce per invocarti e pregarti! Leggi Tu nel nostro cuore! Ti seguiamo verso la Città Santa! Dacci la fiducia e la  fede di non perderti di vista. Solo Tu potrai farci comprendere che la “sapientia crucis” è “sapientia lucis” e che, attraverso il crogiuolo della passione, potremo vivere nella gioia di una Pasqua vera e duratura”! O Maria, ci affidiamo a Te, Madre del Redentore e madre nostra! Accompagnaci con tenerezza di mamma, in questi momenti di passione e di smarrimento. Sostieni chi non ce la fa, specialmente chi vacilla nel dubbio della fede.

Così sia.