537 atti intimidatori, di minaccia e violenza contro amministratori e funzionari degli enti locali, significa 10 intimidazioni a settimana, una minaccia ogni 16 ore. Tutte le Regioni italiane colpite, in particolare 78 province, 314 Comuni, il 6% in più rispetto al 2016.
È il desolante quadro dell’annus horribilis degli Amministratori locali, così come emerge dal rapporto di Avviso Pubblico. La rete nazionale degli Enti locali Antimafia per il 2017, presentato nell’aula consigliare “Gianni Carnicella” del Comune di Molfetta, giovedì 5 luglio 2018, alla presenza del Sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, del Presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà, dei referenti regionale e locali di Libera, di alcuni Sindaci vittime di intimidazioni e del Sindaco di Bari Antonio Decaro, in veste di presidente dell’Associazioni dei Comuni Italiani.
La scelta della città è stata determinata dai recenti episodi avvenuti a Molfetta, questa volta non verso un amministratore, ma presso l’abitazione del prof. Matteo d’Ingeo, esponente della società civile, responsabile del movimento Liberatorio Politico che da anni lotta contro le forme di illegalità che si manifestano sul territorio cittadino.
Dal 2011 l’Associazione Avviso Pubblico redige il rapporto annuale Amministratori Sotto Tiro da cui si evincono elementi preoccupanti che rendono difficile e pericoloso il servizio di amministrazione della cosa pubblica, specie quando poi le intimidazioni toccano gli affetti e i beni famigliari.
Dall’elenco dettagliato degli eventi si rileva come in Puglia ci siano stati 70 casi, il 37% in più del 2016; tra questi sono segnalati gli atti occorsi al Sindaco di Ruvo Pasquale Chieco e al funzionario dell’Ufficio tecnico ing. Gildo Gramegna, come anche al Sindaco di Terlizzi Ninni Gemmato. Il triste primato in Puglia spetta alla Provincia di Foggia “metafora di sottovalutazione e banco di prova per lo Stato”. Durante la conferenza è intervenuto il giovane Sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo D’Arienzo, Comune che ha visto lo scioglimento del Consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose, al quale di recente hanno incendiato l’auto, che lui stesso definiva “un bidone” per lo scarso valore materiale della vettura, ma di profondo valore affettivo in quanto proprio in quell’auto era nata la sua figlioletta, non avendo fatto in tempo a giungere in ospedale.
Proprio l’incendio, atto che distrugge quello che è caro alla vittima, è la tipologia di intimidazione più diffusa, 23,95% dei casi, segue quella delle lettere e messaggi minatori (21,15%), molteplici atti di spari, ordigni, proiettili, danneggiamenti, minacce verbali (dall’1,4 all’8,45 %),… ma al 19,7% emergono le intimidazioni praticate tramite social network. Elemento molto diffuso e apparentemente meno violento.
Altro dato che fa riflettere è che veramente, come predica la recente fiction televisiva, la mafia colpisce soprattutto d’estate, visto che la maggioranza degli atti sono stati commessi tra marzo e agosto 2017.
Tra le tante riflessioni proposte quella del sindaco di Molfetta Tommaso Minervini il quale ha ribadito alcune esigenze imprescindibili nella lotta alla illegalità nella quale i Sindaci sono lasciati soli di fronte alla prepotenza dei cittadini: anzitutto il concorso finanziario a più livelli per avere strumenti adeguati di lotta alla criminalità; l’esigenza di un rinnovato impegno di educazione e di rieducazione di quanti si rendono colpevoli di atti violenti; infine la necessità di esercitare un impegno per la legalità che sia collettivo, che veda agire insieme le istituzioni, senza delegarlo a singoli cittadini che in tal modo risulterebbero anche più esposti e solo così si eviterebbe che l’impietoso elenco di atti criminosi non debba prolungarsi ancora nei prossimi anni.
Per onorare il dovere della memoria, il giorno 7 luglio, alle ore 13,30 in via Carnicella davanti al sagrato della Chiesa di San Bernardino, luogo dell’assassinio del sindaco Carnicella, grazie all’impegno del Presidio Libera di Molfetta, verrà scoperta una pietra d’inciampo in cui è riportato uno stralcio dell’omelia di don Tonino Bello ai funerali del sindaco ucciso.
Luigi Sparapano
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