È storia di tutti i giorni: le situazioni di povertà ed emarginazione nelle nostre città, di esclusione dal mondo del lavoro, di mancanza di reddito, con tutte le conseguenze negative a livello personale e familiare, sono in notevole aumento. La condizione concreta della vita quotidiana di molti si avvicina sempre più a quelle categorie di cui si parla nelle ricerche sociologiche: vuoti a perdere, vite di scarto o, più semplicemente, vite fragili. Condizioni non frutto di scelte consapevoli, ma di meccanismi perversi che relegano sempre più nelle periferie della nostra convivenza i soggetti più deboli. Quante volte anche noi diciamo che se uno è povero lo deve solo alla sua irresponsabilità, come se una decisione forte da parte sua potrebbe oggi ribaltare la propria situazione, rendendolo padrone di un destino più roseo e ricco di affermazioni.
Il quadro politico e amministrativo attuale non sembra poterci rassicurare più di tanto. Il governo fa quello che può e per ora riesce solo a tenersi in equilibrio tra le esigenze della comunità europea e i conti di casa nostra da riordinare. I politici, che dovrebbero studiare piani di lavoro e strategie efficaci per provare a uscire dalla crisi, sono solo impegnati a darsi una qualche sistemata per vedere con quale faccia presentarsi, fra pochi mesi, davanti agli elettori. Le Caritas parrocchiali e cittadine fanno quello che possono con interventi quasi mai risolutivi; eppure non finiremo mai di ringraziare quanti si adoperano per essere accanto alle persone in difficoltà, anche solo per raccoglierne amarezze e sfoghi.
Tutto ciò desta in tutti noi giuste preoccupazioni. E tuttavia per la comunità cristiana questa è anche l’ora di doverose e coraggiose decisioni.
Bene ha fatto il nostro Vescovo, durante la festa della Madonna dei Martiri, a coinvolgere i fedeli con queste parole: ‘Tempi duri, quelli che stiamo vivendo; tempi di prove, di disagi, di sofferenze e di povertà: è il corredo pesante di una crisi che appare interminabile. ‘Impoveriti’ è il titolo del rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale, pubblicato da Caritas Italiana. E non possiamo dire diversamente riguardo alla situazione del nostro territorio diocesano. Se un anno fa i frequentatori dei servizi Caritas diocesana (centri di ascolto e mense) erano per la stragrande maggioranza extracomunitari, ora a crescere è la percentuale dei nostri concittadini che si rivolgono agli stessi servizi. Siamo di fronte a un quadro che ci chiama a responsabilità nuove e ci sollecita ad un maggiore senso di solidarietà e di sobrietà. Se così non fosse ci renderemmo responsabili di un insulto intollerabile a fronte di tanti bisogni, i più elementari, che molto spesso in questo difficile frangente, affliggono le nostre comunità. E non basta, carissimi, perché se questa sensibilità, poi, non è sostenuta da un forte senso etico e da una robusta fede in Dio, rischia di vacillare di fronte alle imprevedibili temperie della vita’.
In altre parole, non si vuole solo sollevare i problemi, ben noti a tutti, ma porre le nostre comunità ecclesiali di fronte ad una realtà spesso relegata ai margini delle nostre attenzioni, perché comunque scomoda, invadente; ma se fossimo più attenti alle parole del Vangelo, sicuramente coinvolgente. Nell’impegno educativo che ci stiamo prendendo in questi anni non deve mancare il coraggio di osare insieme la sperimentazione e la scelta consapevole di nuovi stili di vita. Parliamoci chiaro: nessuno di noi dice più di tanto ai propri figli sul prossimo futuro a tinte fosche; lo hanno già capito da soli. E nessuno desidera che i propri figli si trovino in grandi difficoltà o addirittura ad aver a che fare con la condizione di povero. Ma, forse, educazione vuole dire anche questo: introdurre progressivamente nuovi stili di vita, condividerli e pianificarli con adolescenti e giovani, perché sono loro il futuro. E con la forza che viene dal Vangelo scegliere un futuro povero, in cui, a cominciare dagli educatori, si scelga essenzialità e sobrietà, affinché possano prevalere i valori della condivisione e della solidarietà. E sperare che i giovani, rassicurati dalla forza che viene dalla fede in Cristo che cambia la vita, siano pronti a tutto. Come dice Paolo (cfr Fil 4, 11-13) imparino ad essere poveri e ad essere ricchi, come la comunità cristiana saprà ottenere e testimoniare, di fronte a un mondo in cui aumentano le paure e che ha bisogno di ritrovare motivi per sperare.