Al fianco delle donne oltre il 25 novembre

Editoriale n.39 del 26/11/2017

di Susanna M. de Candia

 

Il 25 novembre ricorre la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della violenza contro le donne. Mentre loro hanno (ancora) bisogno di consapevolizzare la libertà, sopraffatta dal predominio maschile sostenuto da motivi culturali, sociali e religiosi, agli uomini va ricordato che non esistono diritti naturali di prevaricazione.
Si assiste ancora ad una spettacolarizzazione della violenza sulle donne, come sostiene la presidente dello Sportello Antiviolenza Pandora, l’Avv. Valeria Scardigno: spesso i media propongono clichès di donne passive, in attesa di essere ascoltate e in qualche modo colpevoli della violenza subìta. L’esigenza di uno Sportello Antiviolenza anche a Molfetta era evidentemente condivisa: quasi in contemporanea si erano attivate con un’idea simile un gruppo di avvocate, consapevoli che la tutela legale era insufficiente a sostenere donne vittime di violenza, e un gruppo di psicoterapeute. Di qui, la collaborazione; oggi lo sportello, che attende con trepidazione di compiere nel 2018 cinque anni di attività per essere ufficialmente riconosciuto, può contare su un’équipe formata da avvocate, psicologhe, psicoterapeute ed educatrici. È partito tutto da cittadine che, a proprie spese, hanno cominciato le attività di accoglienza e supporto delle donne vittime di violenza, prima in una sede privata, poi (dal 2015) presso la Sala Turtur, messa a disposizione dal Comune.
Dopo 4 anni, in cui si sono avvicendate diverse Amministrazioni comunali, l’équipe dello Sportello prosegue con attività di prevenzione, incontri, dibattiti, workshop anche nelle scuole, per abbattere i pensieri stereotipati dei più giovani. Propone inoltre percorsi di riscoperta della femminilità e dell’autodeterminazione di ogni donna, coniugando varie forme d’arte e psicologia (come il progetto Diana: da vittime a cacciatrici, che si concluderà a maggio).
Dal 2013, si sono avvicinate allo Sportello donne di età compresa fra 26 e 60 anni, sole o accompagnate da amiche (qualche volta anche dai figli); in media sono stati seguiti una decina di “casi” all’anno e hanno riguardato maltrattamenti in famiglia, violenze sessuali e stalking. Tuttavia, le resistenze sono ancora molto forti, legate anzitutto ad una dipendenza economica verso l’uomo, ma anche psicologiche e culturali.
La Dott.ssa Maura Simone – docente universitaria presso il Dipartimento ForPsiCom dell’Università di Bari – riproponendo due stupri storici collettivi, ha ribadito la radice delle violenze sulle donne nella società patriarcale e monoteista, in cui la donna è elemento minoritario, assoggettata all’uomo, incapace di raziocinio, soggetto passivo e subalterno, deputata esclusivamente alla procreazione. Solo nel ’900 lo stupro (ne esistono 3 tipi: maritale, sessuale e politico) è stato riconosciuto come crimine, in quanto atto contro la persona e non più contro morale.
La violenza mira alla de-umanizzazione della vittima. Diverse sono le cause che spingono un aggressore ad agire (ira, compensazione, potere e sadismo), come ben delineato dalla Dott.ssa Annachiara Gravinese, psicologa dello Sportello, è importante che la donna impari a conoscersi, ad apprezzarsi e a recuperare attivamente risorse di cui già dispone. Offrire il proprio racconto ad un’operatrice dello Sportello non implica interventi da parte dei Servizi Sociali e può rappresentare una possibilità di vita rigenerata per ciascuna donna che decide, autonomamente, di interrompere la subordinazione di cui è vittima.
“Il cammino delle donne continua”, come dice lo slogan della Consulta Femminile di Molfetta, per l’evento organizzato sabato 25 novembre, occasione per presentare il report degli studenti delle scuole superiori molfettesi con l’intervento della psicologa Marta Vilardi, sulla percezione della violenza di genere negli adolescenti. E per lasciare segno di questo cammino che prosegue, resteranno in città tre panchine rosse.