Una ragazza, vittima innocente dei social e del loro potere perverso. Più che le nostre parole, i pensieri di un coetaneo che parla a lei e a ciascuno di noi
Cara Antonella,
si sta parlando molto di te in questi giorni. Ci sono articoli, servizi in tv e tutti raccontano di ciò che ti è successo. La polizia sta cercando di far luce su quanto accaduto, il tuo telefonino prima o poi verrà sbloccato e si potranno avere delle risposte. Io però credo che quelle risposte non basteranno a nessuno. Quelle risposte diventeranno, anzi, nuovi interrogativi per chi, come i tuoi genitori, non riesce più a darsi pace.
Quelle risposte genereranno nuovi dubbi e lasceranno tanta amarezza.
Ripenso a quel mercoledì, avevi finito di fare i compiti, così ho letto. Ti immagino a cena con la tua famiglia, a parlare della giornata trascorsa, a ridere e magari anche a bisticciare un po’. Ma mentre eri con loro, cos’è che in realtà pensavi? A quella sfida, vero? Non vedevi l’ora di dimostrare ai tuoi amici di potercela fare anche tu.
Ti immagino emozionata, impaziente di realizzare e postare quel video. E come te, quanti altri! Probabilmente avrai visto moltissime persone uscire vive da quelle sfide con milioni di Like e avrai desiderato avere anche tu quel tipo di “successo”. Ho letto che ti divertiva molto ballare e cantare sui social, ma forse in quella sfida non sei riuscita a riconoscere un pericolo. Non hai voluto parlarne con nessuno, neanche con la tua splendida mamma. Oppure non hai saputo farlo.
Ti capisco sai, a volte è difficile parlare, aprirsi con i propri genitori; a me capita di scoprirli distanti anni luce dal mio modo di pensare. Forse non hai voluto dir nulla per paura di non essere capita o di non trovare la loro approvazione. Avrai temuto un rimprovero, o peggio che ti sequestrassero il telefono. Oppure c’è qualcuno che ti ha detto di non aprire bocca? Forse sei stata minacciata e costretta a fare quella terribile sfida.
So che i tuoi organi aiuteranno altri bambini, continuerai a vivere attraverso loro e sarà un miracolo. Ora però siamo noi a dover compiere un gesto per te: fare in modo che la tua vicenda lasci il segno. Che sia una cicatrice sui volti di tutti noi, una di quelle che ti fanno male e di cui non ti puoi dimenticare, perchè ogni volta che ti guardi allo specchio, lei è lì. E anche se non ti guardi, puoi sentirla sotto le mani.
Antonella, io la tua sfida non voglio perderla! No, non il Blackout challenge, quelle sono solo cose da vigliacchi, da gente annoiata che non sa che fare.
Io parlo di un’altra sfida. La sfida di far trionfare la vita, quella di non farsi plagiare da gentaglia. Sì, Antonella, sei stata un tuono, hai richiamato l’attenzione di tutti. L’ho capito sai, lo stai gridando a tutto il mondo e adesso ti sentiamo: stateci vicino! Stateci vicino mamma e papà, nonni, amici e parenti. Perchè forse noi non sappiamo più comunicare e cerchiamo scorciatoie.
Grazie Antonella, per aver gridato per noi. Non lo dimenticherò mai e cercherò di dare eco a questo tuo gesto disperato, nascosto dal tuo meraviglioso sorriso. È vero, hai lasciato un terribile vuoto, ma adesso noi ragazzi, te lo dobbiamo, lo colmeremo con la vita.
Paolo Vasco, 1^media
Luce e Vita Ragazzi