Si è tenuto dal 7 all’11 luglio 2021 il campo scuola diocesano per responsabili, educatori e animatori di Azione Cattolica. Un momento formativo intenso e profondo vissuto presso la Parrocchia Immacolata di Giovinazzo, che ha visto la partecipazione di un nutrito numero di soci. La formazione degli aderenti in Azione Cattolica è costante, attenta e non si è mai fermata, nemmeno in questo particolare periodo.
L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA ha vissuto nel mese di aprile la sua XVII assemblea nazionale e il campo ha inteso ulteriormente approfondire, anche alla luce dei documenti assembleari, il ruolo dei laici e laici di AC in particolare. “CREDENTI INQUIETI, LAICI CREDIBILI per un ‘AC profetica in questo mondo”. L’inquietudine, non uno stato d’animo che genera incertezza o smarrimento, ma la sana inquietudine del credente, come tensione nel ricercare il proprio ruolo nel tempo e nella storia. Laici credibili per ricordare che l’agire coerente dei laici porta alla costruzione di un mondo più equo, più solidale, realizzando quel sogno di Chiesa caro a Papa Francesco.
Come l’AC e i laici associati possono essere profeti in questo tempo? Le quattro giornate hanno visto il succedersi di momenti di preghiera, ascolto, riflessione, impegno nei diversi laboratori/gruppi di studio. Non un mero momento teorico fine a se stesso, ma dall’esperienza del campo, la stesura di un decalogo di scelte concrete che impegna l’associazione diocesana a sviluppare percorsi a misura delle varie età per formare laici profetici, miti e attenti al territorio ed alla realtà.
La profezia, come scaturito dalla riflessione proposta da don Gianni Fiorentino assistente diocesano di AC, intesa non come discorso da pronunciare ma come esperienza di vita cristiana che diventa proposta, invito per gli uomini e le donne di questo tempo e, citando Paolo VI, “profezia come circolazione del Vangelo nell’umano discorso”. Profezia di comunione e fraternità (sinodalità) come antidoto alla cultura dell’io e dell’ego, quale impegno non solo dei laici ma di tutti coloro che sono chiamati al servizio della Chiesa, da offrire al mondo. Anche il Vescovo Domenico, nel corso dell’omelia della celebrazione di domenica 11 luglio, ha chiesto all’AC di scegliere per la missione lo stile della comunione, oltreché dell’autenticità e dell’essenzialità.
La mitezza, tema sviluppato con la relazione e i laboratori proposti dalla Dott.ssa Dora De Carolis psicologa e psicoterapeuta, quale modo per vivere una fraternità vera che sviluppa relazioni di qualità e che nasce da atteggiamenti di autenticità, empatia, accettazione incondizionata e considerazione positiva. La mitezza, atteggiamento capace di sviluppare un modo di dialogo gentile e allo stesso tempo capace di dare qualità alla relazione.
Gioele Anni, già segretario nazionale del MSAC, nel suo intervento ha quindi indicato ancora una volta i tanti modi e i vari ambiti per essere AC in uscita. Il territorio, la città degli uomini e il nostro tempo. Ambiti dove serve comprendere, discernere e leggere gli accadimenti. Per questo la formazione del laico di AC deve essere sempre adeguata e la stessa formazione deve andare di pari passo con l’impegno.
Frutto del lavoro dei gruppi di studio, come detto, un decalogo concreto di attenzioni, attività, possibili iniziative, che consentano all’AC di essere parte attiva della Chiesa in uscita. Come auspicato dalla Presidente diocesana Nunzia Di Terlizzi nella relazione finale, “si deve dare spazio all’azione” ed “essere preparati per affrontare le sfide di questo tempo”.
Beppe Sorice
responsabile promozione associativa