Carità per tutti (e da tutti)

La disponibilità della Diocesi ad accogliere due nuclei famigliari tra i migranti della Nave “Diciotti”, presi in carico dalla Chiesa Italiana, ha fatto scatenare sui social reazioni scomposte, a tratti verbalmente violente oltre che volgari e irrispettose, nei confronti del Vescovo e della Chiesa tutta (come avvenuto anche altrove), che meritano qualche considerazione. E non tanto per difendersi o rispondere ad attacchi di chi usa la libertà che gli è concessa dai media per esternare malamente quanto cova nei propri pensieri e nel proprio cuore; quanto per esplicitare uno dei compiti costitutivi della Chiesa, quello della carità, che non sboccia all’improvviso in questa circostanza, ma che quotidianamente segna la vita della comunità.
Il pretesto più diffuso all’origine della protesta sarebbe l’ingiustizia, da parte della Chiesa, di prestare aiuto a persone straniere negandolo a povertà locali.
Sono davanti agli occhi di tutti, invece, gli oltre 40 centri di ascolto parrocchiali e cittadini, le centinaia di operatori che in diocesi donano quotidianamente il proprio tempo, mettendosi a servizio del povero. Esprimono il loro volontariato innanzitutto nell’ascolto della persona, nell’individuare i bisogni e le emergenze che rattristano l’umanità, cercando di sollevare e rinfrancare coloro che, a causa dell’indifferenza della società, cadono nelle nuove e vecchie povertà. Dal servizio ai minori (sostegno scolastico, psicologico e dello sviluppo) al supporto economico per il pagamento delle utenze, all’accompagnamento per il disbrigo delle pratiche burocratiche e mediche; dall’assistenza legale alla distribuzione dei pasti, al vestiario, alle spese scolastiche.
È possibile leggere una essenziale analisi di quanto la Diocesi fa, con tutti i limiti e senza alcuna voglia di ostentare, sul numero 38 di Luce e Vita del 19 novembre 2017, prima giornata del povero indetta da Papa Francesco. Tutto ciò impiegando i fondi pervenuti dall’8xMille, gli stessi – liberamente destinati da chi firma e non aggiunti né sottratti alle casse dello Stato o di privati!) con cui si sosterrà l’impegno di accoglienza dei rifugiati della “Diciotti”. Non è tutto quanto si vorrebbe fare, ma è il massimo che si può, data anche la ridotta disponibilità di volontari.
A quanti, da credenti, si sono indignati rispetto alla decisione del Vescovo di accogliere i migranti, chiediamo: a quale Vangelo ispirano la loro indignazione? Perché, quello delle opere di misericordia corporale e spirituale (…ero forestiero, ammalato, nudo, carcerato…), noi lo abbiamo ben presente e siamo consapevoli della fatica di metterlo in pratica. Ma ci proviamo.
Altro argomento è il riferimento a don Tonino Bello al quale non si può non riconoscere l’impegno costante, nascosto ma poi evidenziato nei suoi scritti, nell’accoglienza di tutti – locali e stranieri – e per i quali ha istituto la Casa di Accoglienza gestita dalla Caritas, dove ogni giorno accedono decine di fratelli e sorelle, senza destare alcuno scandalo, e dove, se assegnati, accoglieremo i due nuclei famigliari in attesa di una loro sistemazione più consona. Già in passato quella struttura ha accolto altri profughi e la gente ha approvato con gioia questo servizio. È un compito evangelico inderogabile, ma è anche un dovere che i valori umani della nostra Costituzione ci impongono.
Quindi nessuno scandalo e maggiore cooperazione per una carità che continui ad essere esercitata per tutti e da tutti, anche dietro uno schermo.