Ci sta ACuore

di Susanna M. de Candia

A noi di Ac, l’associazione sta a cuore sempre, ma quest’anno lo slogan lo dichiara esplicitamente. Ogni anno, già prima della “festa dell’adesione”, ci interroghiamo su quanto ciascun aderente scelga consapevolmente l’Ac, ritenendo attuabili le scelte che la caratterizzano e promuovendola. 
Spesso ci accorgiamo di vivere Ac diverse, a seconda delle realtà parrocchiali, ma anche questo è un arricchimento perchè segnale di tentativi vari di rispondere a esigenze e necessità di un territorio (come quello diocesano) piccolo ma al contempo profondamente eterogeneo. 
Ci sta a cuore sapere quanto i ragazzi dell’Acr abbiano idea di far parte di un’associazione unitaria, se considerano l’Ac come una famiglia e luogo di scoperta della fede o solo come occasione per stare insieme e divertirsi, se il camposcuola sia un’esperienza di crescita o la vacanza senza i genitori, se la gran parte dei ragazzi del post cresima scelga di continuare il cammino nei Giovani o se preferisce “esodare”.
Ci sta a cuore sapere quanto i nostri giovani e giovanissimi conoscano la storia dell’Ac, quella nazionale e quella parrocchiale, se stiano effettivamente a contatto con le figure di riferimento della loro realtà, se riescano a rispondere con motivazioni valide ai compagni di scuola o agli amici esterni ai contesti ecclesiastici, quando inevitabilmente viene loro chiesto “ma chi te lo fa fare?”, se si fanno narratori delle esperienze di vita e di fede vissute.
Ci sta a cuore sapere quanto gli adulti siano capaci di portare lo stile di vita dell’Ac (di cui le campagne diocesane non sono che un ulteriore incentivo) nella loro quotidianità, quanto siano ancora appassionati di questa associazione, quanto riescano ad essere testimoni delle loro scelte (associative e, più in generale, cristiane) sui posti di lavoro, in famiglia o tra gli amici, quanto siano di incoraggiamento e sostegno ai giovani.
Insomma, al di là dei dati che ritraggono la nostra realtà diocesana e delle singole parrocchie, a noi sta a cuore ciascun aderente, che agisce e vive contesti e situazioni molteplici, con un solo spirito: quello del cristiano che si fa scintilla di luce nella società di questo tempo talvolta incomprensibile, che vuole essere fermento per un’umanità che resta attonita di fronte a certi eventi e cerca risposte, che vuole ancora disegnare il suo futuro insieme a Dio.
Queste intenzioni, questi impegni, questi obiettivi animano le iniziative dell’Ac, che è ancora il luogo di formazione delle coscienze e continua ad offrire occasioni di confronto e dibattito.
L’Ac non è una realtà monolitica, incapace di mutare. Chi la vive da anni sa rendersi conto dei cambiamenti che avvengono, in corrispondenza col mutare dei tempi, anche del tempo materiale che ciascuno ha a disposizione e offre. Sarà capitato di sentire educatori o animatori giovani programmare appuntamenti in treno al ritorno dall’università o trovarsi a serata inoltrata per preparare il materiale per un ritiro – perché fino a sera si lavora – o spendere l’unico sabato mattina libero per buttare giù idee di autofinanziamento. Sarà accaduto di incoraggiare l’educatrice adulta che vuole formarsi e resta fuori casa tutta la domenica, lasciando a marito o figli il compito di prepararsi il pranzo, o concludere i consigli parrocchiali a ridosso della mezzanotte (nel più fortunato dei casi, con una buona focaccia condivisa!) o litigare col parroco, perché ha fissato una riunione parrocchiale in concomitanza con qualche iniziativa di Ac.
Eppure, la condivisione di queste difficoltà, le acrobazie per “incastrare” impegni personali, affetti, responsabilità associative, amicizie, studio, lavoro e la bellezza dello stare insieme rendono quel “Sì” pieno, voluto e consapevole. 
Costa fatica, è vero, oggi aderire ad un’associazione complessa – e bella – come l’Ac, ma noi ci crediamo e non potremmo farne a meno.
Sì, perché ci sta a cuore.