Con una sola voce

di Anna T. Kowalewska - Sir Europa (Polonia)

Ci rivolgiamo ai nostri fedeli affinché implorino il divino perdono per i torti, le ingiustizie, e tutto il male arrecato reciprocamente” recita il documento che a mezzogiorno del 17 agosto sarà firmato a Varsavia nel Palazzo reale (ricostruito dopo che i bombardamenti nazisti nel 1944 lo hanno ridotto a un cumulo di macerie ) dal presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep) mons. Jozef Michalik e dal patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill.

Il primo passo. “Siamo convinti che questo è il primo passo in un cammino verso la riconciliazione e il perdono che non è né facile né semplice e forse dovrà durare anni” si legge ancora. “Per la prima volta succede che due Chiese: ortodossa e cattolica, insieme, cercano di leggere i segni dei tempi, mentre il mondo si allontana da quei valori fondamentali che legano le persone indipendentemente dalla loro fede – l’etica, la morale del bene e le leggi naturali”: questa la dichiarazione di mons. Michalik , “compiaciuto” che “il patriarca Kirill voglia unire la propria voce alla voce della Chiesa cattolica in Polonia”.

Le radici che uniscono. “Il mondo slavo è un mondo particolare, legato da radici linguistiche e spirituali ma anche culturali”, osserva il metropolita Ilarion Alfeev, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca fra i più stretti collaboratori del patriarca Kirill. “Noi – ricorda all’agenzia cattolica polacca Kai – abbiamo ricevuto il cristianesimo dai santi Cirillo e Metodio ma dopo la tragica divisione nel 1054 alcuni popoli slavi si sono trovati da una parte del mondo cristiano e altri dall’altra”. Aggiunge i il metropolita: “Così i russi rappresentano i cristiani d’oriente mentre i polacchi quelli dell’occidente ma il confine tra occidente e oriente è molto fluente, e ci sono molte più cose che ci legano di quelle che ci dividono”. Commentando le relazioni tra la Polonia e la Russia definisce “al tempo stesso encomiabile e tragica” la storia dei due popoli e osserva che “come alleati abbiamo combattuto insieme un nemico comune ma ci sono stati fra noi dei periodi di ostilità anche per ragioni religiose.”

Una differenza. Mentre per i polacchi la fede cristiana è diventata nei secoli un elemento inscindibile dell’identità nazionale, la Chiesa ortodossa in Russia ha sempre avuto un ruolo sussidiario rispetto al potere il quale, specialmente nei settanta anni dell’ateismo comunista, se ne serviva per i propri fini. Solo con l’avvento di Mikhail Gorbaciov (1988) sono finite nell’Urss le persecuzioni religiose, e il Patriarcato di Mosca ha potuto ripristinare le sue strutture. Oggi il 62% dei russi esprime la sua fiducia nella Chiesa, mentre il 59 % dichiara di aderirne anche se, diversamente dai paesi a maggioranza cattolica, solo una piccola percentuale regolarmente partecipa alle celebrazioni religiose.

Quella memorabile lettera. La Polonia, stretta fra le due potenze: quella tedesca e quella russa ha dovuto più volte nella sua storia millenaria rinascere dalle macerie, distrutta dalle aggressioni dei vicini. In tutti questi momenti difficili per il paese, la Chiesa cattolica ha saputo assumere il ruolo guida e preservare dall’annichilamento la tradizione, la memoria, e l’anima del popolo. Questa posizione particolare nel 1965 alla fine del Concilio Vaticano II e a vent’anni dalla Seconda Guerra Mondiale ha permesso ai vescovi polacchi, fra i quali anche Karol Wojtyla, di indirizzare all’episcopato tedesco la memorabile lettera nota, dalle parole che conteneva con il titolo “Perdoniamo e chiediamo perdono”. La prima risposta dei vescovi tedeschi (dicembre 1965) fu assai formale, ma nel 1970 una Commissione speciale del Bensbergerkreis di cui faceva parte anche Josef Ratzinger ha portato in Polonia un messaggio accolto come “la vera risposta alla lettera” dell’episcopato polacco.

Le parole del card. Ratzinger. Nel 1980 il card. Ratzinger celebrando nella basilica di Cracovia una liturgia solenne disse, riferendosi a quel “dono di riconciliazione, pace e fratellanza”, che “nelle relazioni fra tedeschi e polacchi, dopo un periodo di storia lugubre che ormai abbiamo alle spalle, il presente invito costituisce per me un segno particolare della forza della fede che unifica e riconcilia, che dà la forza del perdono e instaura la fratellanza lì dove lo spirito infedele seminava odio e inimicizia”. Nel 2005 la Chiesa polacca ha compiuto un altro grande atto di riconciliazione implorando insieme ai vescovi della Chiesa cattolico ortodossa dell’Ucraina il reciproco perdono e il mutuo sostegno per un futuro fraterno.

Un sostegno al dialogo ecumenico. Il metropolita Ilarion, convinto che la riconciliazione tra polacchi e russi può essere rilevante anche per il dialogo ecumenico nel suo insieme, osserva che il proselitismo, paventato dalla Chiesa di Mosca soprattutto nei primi anni novanta “si è notevolmente affievolito” e oggi prevale “un clima positivo di collaborazione e comprensione reciproca”. Gli esempi concreti di questa collaborazione sono stati riportati nell’occidente da numerosi missionari cattolici che si sono spesi insieme agli ortodossi per il bene degli abitanti dello sterminato territorio dell’ex Unione sovietica.

Uniti nella nuova evangelizzazione dell’Europa. Il presule, valutando positivamente gli sviluppi nelle relazioni tra la Santa Sede e il Patriarcato ortodosso sottolinea che la Chiesa ortodossa di Mosca “insieme a Benedetto XVI e tutta la Chiesa cattolica è pronta a proseguire nell’opera della nuova evangelizzazione dell’Europa” in quanto “nessuna Chiesa cristiana, nemmeno cosi grande e influente come la Chiesa cattolica può da sola compiere l’opera dell’evangelizzazione”. “Dovremmo quindi essere alleati per operare insieme nell’opera missionaria”, conclude il metropolita. “Come cristiani crediamo di vivere in un mondo riconciliato da Dio” ricorda a sua volta mons. Henryk Muszyski, già arcivescovo di Gniezno e uno degli artefici del messaggio. “E’ quindi nostro compito ‘ prosegue – continuare quell’opera, promuoverla, essere aperti a tutto: ciò facilita il riavvicinamento, una migliore conoscenza reciproca e il superamento del passato”. ‘Ne abbiamo la responsabilità – conclude – non solo nei confronti dei nostri due popoli ma anche nei confronti di tutto il cristianesimo, dell’oriente e dell’occidente, questi due polmoni dell’Europa”. “Ci rivolgiamo ai nostri fedeli affinché implorino il divino perdono per i torti, le ingiustizie, e tutto il male arrecato reciprocamente” recita il documento che a mezzogiorno del 17 agosto a Varsavia nel Palazzo reale (ricostruito dopo che i bombardamenti nazisti nel 1944 lo hanno ridotto a un cumulo di macerie ) sarà firmato dal presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep) mons. Jozef Michalik e dal patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill.