Un padre e un figlio

di Paolo Bustaffa

“Un padre e un figlio con un solo abbraccio squarciano il tempo, vanno oltre lo spazio'”. Sono tornate alla mente queste parole di un cantautore romano rivedendo alla tv il volto di Joseph, il padre di Alex Schwazer l’atleta italiano che non è alle Olimpiadi di Londra a causa del grave errore compiuto nell’assumere sostanze dopanti. Un errore, abbiamo scritto nell’apprendere la brutta notizia, non può essere mai un motivo per emettere giudizi inappellabili sulle persone che hanno sbagliato, che riconoscono il loro cedimento, che chiedono scusa. Abbiamo semplicemente ricordato che tutti siamo sempre chiamati a distinguere l’errore, che non va mai nascosto, dall’errante che deve sempre essere aiutato a riconoscerlo e a non ripeterlo.
Alex tutto questo l’ha fatto con nobiltà: è doveroso prenderne atto.

A sua volta papà Josef, nell’esprimere con grande dignità il suo dolore davanti alle telecamere, ha trasmesso uno straordinario messaggio di consapevolezza e di speranza. Un padre, ha detto, deve accorgersi per primo che qualcosa di strano o di pericoloso sta accadendo nel figlio e deve correre in suo aiuto con tenerezza, rispetto e fermezza. Altrimenti, ha aggiunto sempre con chiarezza, viene meno al suo compito fondamentale. Una corsa, questa, che vale più di ogni gara olimpica e che ha come traguardo qualcosa di molto più grande, di molto più sofferto, di molto più bello di un podio.

Bisogna essere padri per comprendere fino in fondo questo messaggio, per cogliere una sorprendente lezione di vita che il papà di un atleta ha trasmesso a un’opinione pubblica spinta, soprattutto dai media, a mettere una persona sugli altari e a buttarla, poco dopo e senza scrupoli, nella polvere. In un tempo in cui, con troppa sicurezza, si è dichiarata e, purtroppo, si continua a dichiarare “la morte dei padri”, da papà Josef è venuta una smentita o almeno un segnale forte, inatteso e controcorrente. Ha offerto un motivo per ripensare il corso di un amore umano, unico nel suo genere, che si esprime, dentro la stessa casa, con il pianto, con il sorriso, con il silenzio e con le parole.

Ripartiranno insieme Josef e Alex nella loro grande avventura che va oltre le Olimpiadi? Abbiamo tutti i motivi per pensare che sarà così perché la vita, ha detto ancora Josef, va oltre l’atletica, oltre una vittoria sportiva, oltre uno spettacolo che dura qualche giorno, oltre una medaglia d’oro. Sembra, a questo punto, di risentire le altre parole del cantautore romano: “‘la vita no, non fa paura”. È così quando si scopre che dopo una caduta, pur rovinosa che sia, ci si può rialzare e si può guardare al mondo con occhi diversi.

Guardare non è mai abbassare lo sguardo, Josef e Alex lo hanno già fatto intuire con le loro parole e con i loro volti. Da soli è difficile, se non impossibile, arrivare a tanto ma ci sono la mano tesa di un padre e di una madre, la mano tesa di un figlio, la mano tesa di una società pensante, la mano tesa di Chi giorno per giorno è con ogni uomo nella corsa a ostacoli della vita.