Siria: Appello a Kofi Annan

a cura di Daniele Rocchi

Kofi Annan getta la spugna e lascia l’incarico di mediatore Onu per la Siria. Sconfitto dalle divisioni della comunità internazionale, dall’intransigenza del presidente Assad, dalla crescente militarizzazione delle opposizioni, non rinnoverà il suo mandato restando in carica fino alla fine di agosto. A denunciare questo stato di cose lo stesso Annan in conferenza stampa. ‘Non ho ricevuto tutto il sostegno che la causa siriana meritava ‘ ha detto l’inviato speciale dell’Onu che ha assunto l’incarico di mediatore cinque mesi fa – continua lo spargimento di sangue. Prima di tutto per l’intransigenza del governo siriano e del rifiuto ad applicare il piano a sei punti. Ma anche a causa della crescente militarizzazione delle opposizioni. A cui si aggiungono le divisioni interne alla comunità internazionale’. Annan ha puntato il dito, in particolare, contro il Consiglio di sicurezza dell’Onu, incapace di svolgere il proprio ruolo perché continuamente bloccato dai veti incrociati: Cina e Russia da una parte, Francia, Usa e Gran Bretagna dall’altra. Per il mediatore Onu, infatti, ‘senza una pressione internazionale seria, decisa e unita, è impossibile’ spingere le autorità siriane e l’opposizione a dare il via al processo politico. Obiettivo primario di Annan, con il piano a sei punti, era quello di condurre la Siria fuori dalla guerra civile attraverso un governo di transizione, composto da membri del regime e dell’opposizione, opzione non gradita da Usa e Paesi del Golfo, che chiedevano la rimozione immediata di Assad ma accolta dalla Russia che ha sempre sostenuto il presidente siriano. L’attuale segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha ringraziato Annan per il coraggio e la determinatezza mostrata insieme al suo team di lavoro. E adesso si pensa al successore. Sulla vicenda Daniele Rocchi, per il Sir, ha rivolto alcune domande a Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti.

Beatitudine, sin dall’inizio ha sostenuto Annan nella sua missione. Ora che ha lasciato, si può parlare di sconfitta decisiva per la diplomazia nella vicenda Siria?
‘Siamo molto dispiaciuti e tristi per questa decisione. Speriamo che possa tornare sui suoi passi e continuare la missione. A mio parere il lavoro svolto da Kofi Annan è stato buono. Abbiamo bisogno di ogni mezzo per arrivare a una riconciliazione, a una soluzione pacifica. Chiedo ad Annan di riprendere la sua missione, abbiamo bisogno di lui’.

Crede che l’inviato Onu possa cambiare idea? La sua denuncia è stata netta’
‘Le parole di Annan hanno posto l’accento sulle difficoltà del suo mandato al quale non è stato dato l’aiuto e la collaborazione auspicata. Tuttavia, non dobbiamo perdere la speranza. Adesso nessuno sfugga davanti alle responsabilità che la situazione attuale richiede’.

La comunità internazionale, divisa, non esce bene da questa vicenda, è d’accordo?
‘La comunità internazionale ha le sue responsabilità: in primis, quella di non aver avuto una sola voce davanti alla crisi siriana. Non ha avuto una posizione equa, al di sopra delle parti, ma si è divisa fra le due fazioni. Ora sento, per esempio, che in Germania si comincia a dire che non solo il regime ma anche l’opposizione si sta macchiando di crimini. In questo quadro va ribadito che la persona non viene più rispettata nei suoi diritti umani. La persona umana è la vittima di questa situazione’.

Ormai si pensa al successore. Chi potrebbe essere?
‘Il successore di Kofi Annan dovrebbe essere una persona al di sopra delle parti’.

In questo quadro tragico la Chiesa siriana continua a parlare di riconciliazione e ad aiutare le persone in difficoltà’
‘La Chiesa vuole essere portatrice di speranza. Per questo siamo impegnati nella preghiera e nel dare, per quel che possiamo, sollievo e aiuto alla popolazione. Il 1° agosto abbiamo cominciato con i nostri fedeli un periodo di digiuno, unendoci così ai nostri fratelli musulmani in Ramadan, in preparazione alla festa dell’Assunzione di Maria, il 15 agosto. Un’iniziativa che ha trovato vasta eco nei media, così come le parole di Benedetto XVI all’Angelus di domenica 29 luglio. Preghiamo per la fine delle violenze, per il ritorno della solidarietà, dell’amicizia, e della compassione tra tutti i cittadini e affinché tutti coloro che hanno abbandonato le loro proprietà possano farvi ritorno. Insieme possiamo ricostruire una Siria, sicura, rinnovata, in cui tutti i cittadini possano godere pieni diritti, senza alcuna distinzione. Il mondo aspetta la voce della Chiesa che parla di pace e di riconciliazione. Voglio, in questa occasione, ringraziare ancora una volta il Santo Padre, la Congregazione per le Chiese orientali, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, per la vicinanza spirituale e materiale che ci stanno dimostrando in questo tragico momento per il nostro Paese’.