Cuori e menti intelligenti. A 110 anni dalla nascita di don Grittani

di Domenico de Stena*

Nel 110^ anno dalla nascita del Servo di Dio don Ambrogio Grittani, la comunità si è ritrovata nell’aula magna del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta per ascoltare la relazione di S.E. Mons. Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano, sull’autentica “scelta preferenziale” dei poveri messa in atto da don Ambrogio Grittani. A salutare i presenti, accorsi in maniera numerosa, c’è stato don Totò Mileti il quale ha ringraziato il dono “sine modo” di grazia ricevuto dal Signore che in questa terra ha inviato la presenza notevole di don Ambrogio. Un bambino di Ceglie del Campo, Ninì (così lo chiamavano affettuosamente in famiglia) – ha detto don Totò – fortemente provato dalla perdita del padre all’età di undici mesi e della madre alla tenera età di 4 anni, il quale riceve la carezza del Signore tramite le due sorelle di Ambrogio, Addolorata e Maria, le quali renderanno il fratello piccolo un vero e proprio servo del Signore. Don Ambrogio guarderà tutto “con l’occhio dei poveri” perché egli lo è stato, ha detto don Totò. E così facendo formerà nello spirito intere generazioni di sacerdoti; in maniera rigorosa istruirà alunni sulla lingua e letteratura latina per più di 12 anni, proprio nel Seminario di Molfetta. Il rossore dei poveri che non hanno più dignità nel chiedere diventa rossore di don Ambrogio il quale considera questi come voce di Dio che gli dice: “I poveri ti chiedono di mangiare e tu non ti agiti?”, ha detto don Totò a conclusione del suo intervento.
La parola è passata poi a Mons. Giancarlo Bregantini, attuale Arcivescovo di Campobasso-Bojano, figura nota alla nostra terra in quanto parroco in terra di Bari, più volte a Molfetta durante il ministero episcopale di Mons.Bello e da sempre attivo nell’aiuto agli ultimi e alla lotta alle mafie.
L’Arcivescovo, che si è unito al coro di gratitudine a Dio per aver donato a questa terra figure emblematiche e Servi di Dio come don Ambrogio Grittani e don Tonino Bello, ha parlato dell’incontro con i poveri che avviene quando nel cuore si coltiva una grande empatia. Non si è capaci – ha detto Bregantini – di accogliere il povero se non si è capaci di entrare nella sua storia, vivendo con un cuore attento e sensibile. Ma ciò non basta – ha aggiunto il presule originario della provincia di Trento – perché al cuore dobbiamo affiancare l’altra grande entità che contraddistingue l’uomo: la mente, quella intelligente, la stessa della quale parla Benedetto XVI nella Deus caritas est (n.31). Il cuore generoso di don Grittani era accompagnato da una mente intelligente. è così che deve operare l’uomo di oggi nel solco di quanto il nostro predecessore, oggi Servo di Dio, ha fatto.
L’intervento dell’arcivescovo si è concluso con i sette doni che egli vede in don Grittani, non prima di aver connesso lo stile del Servo di Dio al tema del lavoro, in particolar modo quello giovanile.
Don Grittani è dei nostri giorni e torna ancora più attuale – ha detto Bregantini – per tre motivi: innanzitutto perché i giovani vanno ascoltati. Non possiamo noi sacerdoti (o qualsiasi altro centro di ascolto) rimandarli indietro o suggerire azioni quasi inutili. L’empatia di don Grittani deve portarci a dire: “Va bene ti ascolto, siediti qui e dimmi cosa sai fare, io cercherò di accontentarti”. In seconda analisi bisognerebbe – ha aggiunto il Vescovo – dare valore spirituale e teologico anche ai mesi in cui questi giovani lavorano da precari; non viverli come tempo da scartare ma come tempo da riempire e da valorizzare alla luce del Vangelo. Ed in ultimo, legando il tema del lavoro a quello del Progetto Policoro “anche attraverso questi progetti la Chiesa emette segni di speranza in modo che il sogno del giovane possa diventare segno”.
I sette doni che Bregantini vede in don Grittani sono: pietà profonda, molta cultura, una innata socievolezza, un forte rigore morale, una severità come docente, una tenerezza con gli accattoni e una carità pastorale con la gente di Puglia.
La serata, chiusa dall’esibizione della Corale “San Domenico”, ha visto anche gli interventi di don Cesare Pisani, direttore della Caritas diocesana, e di Madre Anna, superiora dell’Istituto Suore Oblate di S.Benedetto Giuseppe Labre (che oltre a Molfetta ha sede anche a Terlizzi e Maruggio-TA).
Don Cesare ha conosciuto don Grittani attraverso gli studi ma “lo ho incontrato – ha detto il sacerdote – nei luoghi in cui egli ha operato sia da bambino, quando ne sentivo parlare molto spesso, sia da sacerdote quando ho visto le opere che egli ha compiuto”.
Forte la sua chiusura: “Figure di santità come quella di don Grittani vanno portate fuori dalle chiese, devono abitare il mondo, nel Regno di Dio che Gesù ci annuncia. Bellissimo parlarne, ma le opere che ci hanno insegnato a fare noi dobbiamo continuarle, nel nostro piccolo, silenziosamente con lo stesso cuore e la stessa mente di chi ci ha preceduto”.
Madre Anna invece si è rivolta direttamente a don Grittani sottoforma di lettera autografa, a nome di tutta la comunità che prega, che spera, che sente la necessità di aiutare gli ultimi. Di una comunità che attende trepidante la proclamazione ufficiale della Venerabilità e che invoca don Ambrogio affinché non si perda mai l’orientamento costante, secondo il Vangelo, di aiuto verso il prossimo.

*© Luce e Vita n.36 del 5/11/2017