Il sole alto sul Lungomare di Bari abbraccia e infuoca le decine di migliaia di fedeli, molti dell’est Europa, che con i rispettivi Pastori elevano l’invocazione di pace all’unico Dio.
“Su di te sia Pace!” Si prega e si canta nelle diverse lingue, dal latino, dal cirillico e dall’arabo. Sonorità e sensibilità diverse che devono però ricomporsi nell’unico linguaggio universale dell’amore. “Preghiamo uniti, per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare” esordisce Francesco. E non possiamo disconoscere che anche le comunità cristiane non hanno aiutato in passato. Sarà anche per questo che non tutte le fiammelle dei ceri collocati sul lucernario hanno retto al vento che muove in questi minuti l’Adriatico?
Oggi però i cristiani soffrono le persecuzioni, talvolta nel silenzio assordante dei media.
Intanto la “barca di Pietro” ritorna in basilica e i Pastori delle comunità, fratelli nell’unica fede, si chiudono in un conclave importante. È lì dentro che si diranno le reali volontà e i fattibili impegni per la pace, per l’unità, per la giustizia, per la dignità dei profughi di ogni terra e mare. Forse echeggeranno le parole di don Tonino, più volte citate da mons. Cacucci in questi ultimi giorni, la sua profezia di una regione chiamata ad essere Arca di Pace. Sapremo cosa si son detti. O forse no. Ascolteremo il messaggio del Papa e vedremo librarsi le colombe.
Se i segni e i simboli parlano…