Espressione del bene comune

Nota del Sir

‘La preghiera è la risposta all’incapacità di accogliere il dolore e la perdita di un altro figlio della nostra nazione. Dalla morte dei nostri soldati dobbiamo imparare a chiederci che cos’è l’uomo se non ci prendiamo cura dell’altro, che cosa sarebbe la vita senza l’amore’. È la dichiarazione, rilasciata al SIR, dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Vincenzo Pelvi, nell’apprendere della morte di un soldato italiano e del ferimento di altri due, oggi in Afghanistan, durante un’operazione congiunta tra militari italiani e forze afghane nella zona a nord ovest della valle di Bala Murghab. Il militare morto è il primo caporal maggiore David Tobini, di Roma, in forza al 183° reggimento paracadutisti ‘Nembo’ di Pistoia.

Andare oltre. ‘Bisogna andare oltre la superficialità e le risposte emotive dei pro e dei contro le missioni di sicurezza ‘ afferma l’arcivescovo ‘ non dobbiamo avere paura di porci domande fondamentali sul senso della morte e non fermarci a risposte immediate e parziali ma andare in profondità per capire la professione militare che è anche capacità di offerta della propria vita. I nostri soldati sono persone che sanno che il Signore accompagna il loro cammino’. ‘La professione militare ‘ aggiunge ‘ ha quella novità che può cambiare le relazioni internazionali, contribuendo di fatto a costruire un mondo più giusto e solidale. Prendiamo questa morte come espressione del bene comune che prevale sulle logiche egoistiche’.

Il cordoglio delle Istituzioni. Parole di cordoglio, a nome di tutto il Paese, sono venute dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in una nota, esprime ‘profonda commozione’ e ‘sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari’. Anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha voluto ribadire vicinanza alla famiglia della vittima, a quelle dei due feriti e rinnovare ‘la gratitudine’ a tutti i soldati impegnati ‘nelle missioni di pace contro il terrorismo’. La morte del caporale Tobini giunge alla vigilia della discussione del ddl sul rifinanziamento delle missioni domani al Senato. Con il militare ucciso oggi nello scontro a fuoco nella zona di Bala Murghab sono 41 i morti italiani dall’inizio della missione Isaf in Afghanistan, nel 2004. La maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco, mentre alcuni sono deceduti in incidenti o a causa di malori. Si registra anche un caso di suicidio. Con 13 vittime il 2010 si segnala come l’anno più sanguinoso. Dopo Gaetano Tuccillo, deceduto il 2 luglio 2011, e Roberto Marchini il 12 luglio, il soldato italiano morto oggi è il terzo del mese in corso.

Scheda: la Missione italiana
La missione della Nato Isaf in Afghanistan prevede l’impegno di circa 4.200 militari italiani, il contingente più numeroso di sempre. Nonostante le missioni all’estero siano state rifinanziate, con un decreto, fino alla fine del 2011, il numero dei militari dovrebbe ridursi dall’inizio del 2012 per arrivare, entro la fine del 2014, ad avere un contingente ridotto con compiti di addestramento delle forze di sicurezza locali. Se si escludono circa 100 militari schierati a Kabul, nella sede del comando, la totalità dei militari italiani è di stanza nella regione Ovest del Paese ed è composta da paracadutisti della brigata Folgore, che il 4 aprile scorso ‘ al comando del generale Carmine Masiello ‘ hanno avvicendato gli alpini della ‘Julia’. La loro sede si trova ad Herat, Camp Arena. Sotto la responsabilità italiana ci sono le province di Herat, Badghis, Ghowr e Farah, un’area grande complessivamente quanto il Nord Italia. Sotto il gen. Masiello operano anche altri militari provenienti da 12 nazioni. Oltre alla Folgore (esercito) il contingente italiano è formato da uomini e mezzi dell’aeronautica, della marina, dei carabinieri e della guardia di finanza. Nella provincia di Herat opera un team di ricostruzione provinciale (Prt), composto da civili e, attualmente, dai militari del 132° reggimento artiglieria terrestre della brigata ‘Ariete’ di Maniago (Pordenone) che ha il compito di sostenere il processo di ricostruzione e sviluppo insieme ad una componente civile del ministero degli Esteri. Il contingente italiano è dotato anche di velivoli C-130, caccia Amx (non autorizzati a bombardare), aerei Predator senza pilota, elicotteri d’attacco Mangusta e da trasporto. Per l’addestramento, i militari italiani hanno costituito diversi Omlt, cioè nuclei che seguono i soldati afghani in ogni loro attività, anche quelle più pericolose sul campo, mentre i carabinieri sono impegnati nella formazione delle forze di sicurezza locali nell’ambito della Nato ‘training mission’ Afghanistan.