Essere giovani oggi. Lettera al Santo Padre

di Dorotea Fracchiolla

 

Caro Padre,

agli inizi di gennaio, in questo nuovo anno, un amico mi ha passato alcuni fogli. In prima pagina a lettere cubitali era scritto: ‘Educare i giovani alla Giustizia e alla Pace ‘. Era il Suo messaggio diffuso nella 45^ Giornata della Pace, il 1° gennaio 2012. L’ho letto; poi ho pensato che finalmente qualcuno sceglie di rivolgersi ai giovani per discutere di temi così delicati: la giustizia, la libertà, la verità, la pace, Dio’ forse sapendo di poter essere compreso appieno! Riprendendo le Sue parole, è vero che ‘bisogna essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solo un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace; con la loro spinta ideale, possiamo offrire una nuova speranza al mondo’. Mi ha fatto piacere leggere questa e tante altre affermazioni; ed oggi, sentendomi destinataria in prima persona del Suo messaggio, io Le scrivo una lettera, anche a nome dei miei tanti giovani amici, perché vogliamo raccontarLe: chi sono i giovani, oggi!

A gennaio, Michela ha incontrato i piccoli ospiti del Policlinico Giovanni XXIII di Bari per donare loro panettoni e dolciumi. In realtà il vero regalo lo ha ricevuto lei: nulla potrà corrispondere ai sorrisi dei bambini, ai loro sguardi innocenti e grati. Questo Natale della sua giovinezza si è riempito di senso e felicità vera!

Giuseppe e Francesca mi hanno raccontato della signora Laura. Quando vanno a trovarla per incontrare suo figlio disabile, chiacchierano e scherzano, fanno insieme la spesa e l’accompagnano al cimitero a salutare suo marito, defunto qualche anno fa.

Alessandra ha fatto spesso visita agli anziani della Casa di Riposo. Mi ha raccontato che a volte loro non ricordano le persone che vanno a trovarli, ma ogni giorno non esitano a raccontarle la loro vita, come se fosse la prima volta! La sua presenza per loro è una gran gioia!

Anche Antonietta visita la Casa di Riposo. Il suo più caro ricordo è Caterina: una nonna di 90 anni ma che sembrava una bambina di 4. Nella sua ingenuità, amava giocare con le bambole; le piacevano un sacco il gelato e le cose dolci (che Antonietta le nascondeva sotto il cuscino, perché l’infermiera non voleva che lei le mangiasse’ma questo era un segno di amicizia!). Caterina ora non c’è più ma Antonietta le è grata perché ha donato senso ad ogni singolo giorno passato insieme, ripagandola del tempo e dell’amore che le ha offerto!

Mattia ha visitato gli anziani preti della Casa di Riposo di Ravenna. Alcuni di loro non erano coscienti ma ogni giorno durante la Santa Messa alla Consacrazione, stendevano anche loro le mani e sussurravano: ‘Che bello!’. Qualcuno spiega tutto questo con la Medicina, ma a Mattia piace pensare ad un piccolo miracolo: nonostante la vecchiaia e la malattia, alla presenza del Signore, loro ancora ne cantano l’Amore’

Una cara amica frequenta il corso di ‘Lingue Moderne per la Cooperazione Internazionale’. Quando si preparava a svolgere il tirocinio per la tesi di laurea, ha conosciuto la realtà della ‘Casa di Accoglienza don Tonino Bello’ a Molfetta. Il Centro in quel periodo si accingeva ad ospitare i giovani Tunisini e, poi, i Nord-Africani scappati dalle loro terre in cerca di fortuna. Mi racconta di quando ha accompagnato in ospedale un giovane per un forte dolore al petto. In quelle due ore passate con lui in sala d’attesa, il ragazzo aveva bisogno di parlare con qualcuno, di raccontare la sua storia, il suo viaggio atroce, aveva bisogno di sentire qualcuno accanto, dei Fratelli, come lui stesso disse, che lo aiutassero a ricostruire la sua vita!

A novembre Francesca ha fatto la volontaria a Brugnato. In questo paesino colpito dall’alluvione ha operato con altri 8 giovani in una casa completamente vuota da qualsiasi mobile e oggetto… c’era solo il segno del fango sui muri sporchi, su fin quasi alla volta. Hanno scartavetrato le pareti e lavate con amuchina. La sera a Messa, la Chiesa era colma di giovani: tutti avevano aiutato qualcuno e vollero ricevere l’Eucaristia. Erano lì, tutti con lo stesso obiettivo e con un unico Amore dentro’quello di Dio. Francesca oggi dice che la felicità non risiede nelle cose materiali, ma nell’aiutarsi a vicenda, nell’amare il fratello in difficoltà, adesso.

Angela mi ha raccontato dei mesi estivi passati a preparare campi scuola e delle uniche due settimane di ferie l’anno, trascorse al Campo con i ragazzi. Il ricavato? Ricordi di una bellissima esperienza!

Mariangela e i tanti altri giovani catechisti con i ragazzi dei loro corsi, i giovanissimi come Adriano, più volte hanno realizzato graziosi oggettini da vendere nel mercatino parrocchiale. Il ricavato veniva devoluto per intero ai bisognosi della Caritas e delle Missioni!

Marilena, giovane di AC impegnata a livello diocesano (e oltre), mi ha raccontato dei volti dei tanti giovanissimi che ha incontrato nei suoi viaggi, giovani con la voglia di conoscere Dio. Tutto questo la spinge oltre il suo mondo, a mettersi in gioco con quel poco che ha e che le è stato donato, e a dire che è possibile oggi avere un cammino di santità. Lei lo ha capito con il tempo, con il servizio, con il lavoro di equipe, con le difficoltà, ma soprattutto lo ha visto negli occhi dei tanti giovani che ha incontrato!

QUESTI’ SONO I GIOVANI CHE SIAMO, OGGI!