Giovinazzo e i suoi molteplici volti

di Angelo de Palma - Rosanna Carlucci

L’analisi impietosa del Rapporto CENSIS 2015 sulla situazione del Paese non risparmia, purtroppo, Giovinazzo, afflitta anch’essa da “letargo esistenziale collettivo”, né il tessuto sociale ed economico della cittadina dà segni di risveglio. Una diffusa sfiducia nella capacità di sviluppo fiacca soprattutto i giovani che abbandonano sempre più numerosi il paese di origine in un processo di dislocazione che rischia di ridurre il valore integrativo del luogo, che pur rimane forte nella nostra terra.
Assistiamo così ad un progressivo logoramento del senso morale e ad un lento scivolamento verso comportamenti ed abitudini che sono sempre più lontani dal tradizionale modo di vivere la città: accalcarsi, dopo la messa domenicale, in tabaccherie con slot-machines, in sale-giochi e centri scommesse per affidare alla fortuna un futuro migliore; passare un pomeriggio in un centro commerciale, anziché incontrare degli amici; restare soli inchiodati per ore davanti ad un computer piuttosto che concedersi un momento di socialità in associazione con coetanei o con una sana passeggiata in piazza. Quanto affermato da Umberto Eco circa il diritto di parola concesso a “legioni di imbecilli” dai social trova ampia conferma nei post che scatenano risse verbali tra soggetti che sembra abbiano come unica occupazione della giornata la digitalizzazione di messaggi.
La chiusura in se stessi ha anche comportato negli ultimi anni uno spirito di indifferenza, più che di insofferenza, verso fenomeni di criminalità che hanno visto ben tre omicidi dal 2012 al 2015, incendi di auto, furti di barche, episodi di estorsione, rinvenimento di armi, spaccio di droga, tanto da considerare Giovinazzo “terra di conquista” delle organizzazioni criminali del capoluogo. Eppure il tessuto sociale giovinazzese funziona meglio rispetto alle altre città limitrofe, c’è una maggiore tutela dei valori tradizionali, fattori protettivi contro la tossicodipendenza. A dirlo è il dott. Taranto, Direttore Dipendenze Patologiche dell’ASL/BA. Nel passato Giovinazzo ha dato prova di fermezza nella difesa della legalità, destinando alla socialità ben due immobili confiscati alla criminalità organizzata.
Manca una spinta propulsiva ad una maggiore partecipazione e ad una assunzione di responsabilità nella difesa e nella cura del bene comune. Lo stesso mondo associativo, organizzato in un “Osservatorio”, stenta ad assolvere il ruolo di intermediario tra cittadini ed istituzioni: alcune fiammate di interesse collettivo sono rimaste soffocate da un orientamento verso dimensioni che ponevano l’accento più sull’individuo che sulla comunità. In tal modo alle istituzioni si ricorre solo a titolo personale per avanzare richieste, presentare proteste, pretendere miglioramenti, sollecitare riconoscimenti di diritti e denunciare lo stato di abbandono sulla scorta delle tante promesse disattese.
Né, del resto, qualche tentativo di riscossa economica è riuscito a migliorare il quadro generale. Anzi! Dopo la chiusura nel 1980 delle Acciaierie e Ferriere Pugliesi che avevano fatto di Giovinazzo, nei lontani anni ’60, uno dei comuni con il più alto indice di industrializzazione del Mezzogiorno, in considerazione del declino dell’attività agricola e della totale scomparsa della pesca, nel primo decennio del 2000, si era cercato di reagire con la creazione di due zone artigianali D1.1 e D1.3: dovevano offrire opportunità di sviluppo e di incremento dell’offerta di lavoro. Purtroppo non è stato così: la prima di tali zone è stata oggetto di speculazioni ed abusivismo edilizio da parte di alcuni lottizzanti, per cui una pesante sentenza del tribunale ha creato grave pregiudizio alle poche attività artigianali che lì si erano insediate, creando nell’intero quartiere delusione, sconforto e condizioni abitative proibitive.
Il Centro storico, restaurato da privati negli ultimi decenni, considerato una perla dell’Adriatico, ha visto la nascita di numerose attività legate al turismo notturno specie dei giovani del nord-barese, ma il decollo economico negli stessi settori delle città limitrofe ha portato alla chiusura di diverse attività avviate, così come è in sofferenza il commercio al minuto, minato dagli ipermercati.
Duc in altum! Il comando è doveroso per il risveglio di Giovinazzo ed è particolarmente attuale nel nostro tempo, in cui una certa mentalità diffusa favorisce il disimpegno personale davanti alle difficoltà. 
Angelo de Palma

La vita religiosa giovinazzese è ancorata ad antiche tradizioni cultuali. La festa per eccellenza rimane quella della patrona, Maria Santissima di Corsignano, la cui intercessione materna è invocata soprattutto dai marinai in pericolo e nei periodi di grave siccità. La devozione mariana è particolarmente sentita ed è testimoniata dalla festa della Madonna di Lourdes, il cui momento culminante è la processione eucaristica che coinvolge l’intera comunità cittadina e continua, nel corso dell’anno, con la venerazione per la Madonna delle Grazie, per Santa Maria del Carmine e per la Vergine del Rosario. Significative tradizioni religiose sono legate al culto di Sant’Antonio abate, in onore del quale si accendono grandi falò, di San Giuseppe, per la cui festa si allestiscono caratteristici altarini in case private, e di Sant’Antonio da Padova. Una incisiva testimonianza di religiosità popolare è rappresentata dal culto del Sacro Cuore, curato dall’omonima pia associazione. La città non manca di onorare il beato Nicola Paglia (1197-1255), il quale fu superiore della provincia romana dell'ordine dei Predicatori e fondò numerosi conventi nell’Italia centro meridionale. 
Rosanna Carlucci

Lev n.7 del 14/2/2016