Il cammino processionale, metafora della vita

di Giuseppe Sorice*

“Non parlate con nessuno, non ridete, salutate i conoscenti e i parenti annuendo con gli occhi, guardate il confratello che vi sta avanti e l’altro che vi sta dietro mantenendo uguale distanza e con la coda dell’occhio siate allineati al confratello che sta dall’altra parte”. 
Sembra ieri, invece sono passati oltre 25 anni da quando il maestro dei novizi ci incontrava e teneva brevi ma efficaci riunioni di preparazione alla processione a noi bambini novizi della Confraternita. Proseguiva “non giocate con le candele, non bruciate il camice vostro e quello degli altri, non sporcatevi le scarpe (necessariamente nere)”. Parole secche, decise, poco italiano, molto dialetto perché rendeva di più. A 11 anni, ma anche meno per altri, è come imparare a guidare, coordinandosi con gli altri, perché non si va avanti da soli, in un lungo percorso di oltre cinque ore di cammino. 
Il silenzio era la consegna  più forte da osservare. Il cammino nel silenzio, estraniandosi dal circostante, con le marce funebri in sottofondo per pensare e meditare sulla morte di Cristo e sul dolore immenso della Vergine, tra effluvi di fiori ed incenso, in un’atmosfera mesta, con la grancassa che ritmava l’incedere.
Non serve usare il verbo al passato, è ancora oggi così, forse con un microfono in più che aiuta e favorisce la preghiera in comune. Uno stile sobrio, poco incline all’eccesso, nella tipica austerità della tradizione della settimana santa.
Il cammino processionale paradigma del cammino della vita; a volte ci si ferma perché la strada è in salita e il mondo sembra caderci addosso. Ma poi si riparte anche grazie alle sollecitazioni dei con-fratelli compagni di strada che ti invitano a procedere, a non ripiegare su te stesso per quel progetto finito male, per quel lavoro che non si trova, per quell’incidente che ha spezzato i sogni di qualcuno. E quando riparti, ecco, guardati intorno tu ora e sollecita, invita l’altro con-fratello a ripartire. Con la tua vita sii da esempio e testimone per il con-fratello più giovane e guarda al con-fratello più anziano con il dovuto rispetto e l’attenzione che merita.
Ma mentre il cammino si fa di nuovo incerto e pesante, ecco: le note di Sabato Santo, del maestro Lamanna, cambiano ritmo, non più un suono cupo e timbro grave, ma lieve e dolce, in quell’incedere nuovo non più rassegnato ma aperto alla speranza. è il preludio allo scampanio che di lì a poco romperà il silenzio meditativo e la nuova luce irromperà nella storia di ciascuno.
(Da Luce e Vita n.14 del 2 aprile 2017)
 
*Confraternita del Purgatorio Ruvo di Puglia