La risposta è il dialogo

a cura della Redazione

Nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la 44ª Giornata mondiale della pace sul tema: ‘Libertà religiosa, via per la pace’, si è consumata ancora una strage di cristiani in Medio Oriente. Ad Alessandria d’Egitto, un’autobomba, esplosa davanti la chiesa copto-ortodossa dei Santi, alla fine della messa di mezzanotte del 31 dicembre, ha fatto 21 morti e 79 feriti. L’attacco giunge ad un anno di quello (7 gennaio 2010) di Nag Hammadi dove, sempre per un attentato, persero la vita sette fedeli ed un poliziotto.

Altamente significative sono, a riguardo, le parole di Benedetto XVI, pronunciate nell’omelia della messa del 1° gennaio, in occasione della celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio: ‘L’umanità non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare l’abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli. Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione. Esorto tutti ‘ ha detto il Pontefice ‘ a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente’.

L’attacco ha suscitato notevole eco nella minoranza cristiana nel Paese, come conferma padre Achilles Kasozi Kiwanuka, missionario comboniano, parroco della chiesa di san Giuseppe al Cairo. ‘La comunità cristiana ha paura. Dopo questi fatti di sangue le autorità hanno aumentato le misure di protezione intorno alle chiese e ai luoghi di culto cristiani. Io stesso, questa mattina, ho visto la mia parrocchia circondata da soldati e poliziotti e la cosa mi ha sorpreso in quanto non sapevo ancora della strage di Alessandria’. Adesso molti fedeli hanno paura e sono timorosi di altri attentati. ‘Non può passare inosservata ‘ spiega il religioso ‘ che questa esplosione giunge un anno dopo la strage di Natale di Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, e a due mesi di distanza da un’altra strage condotta da terroristi nella chiesa siro-cattolica di Baghdad, in Iraq. Tutto ciò, unito ad altri fatti di sangue e di violenza che hanno costellato la vita della minoranza cristiana in Egitto e altrove nell’area mediorientale, induce a pensare che ci sarebbero dei gruppi estremisti che vogliono eliminare il Cristianesimo dal Medio Oriente. Difficile dire se si tratta di un piano preordinato o meno ma la paura è tangibile’. Su come difendersi e soprattutto su come rispondere a questa violenza cieca padre Achilles non ha dubbi, ‘continuare a dialogare, a cercare il dialogo con i musulmani’. I comboniani, d’altra parte, fanno del dialogo la ‘cifra’ della loro presenza, ultradecennale, nel Paese dei faraoni. ‘Il dialogo è sempre utile e necessario anche se è fondamentale sapere con chi dialogare. In questo senso la realtà islamica è complicata in quanto non esiste un interlocutore unico che riassume le varie posizioni. Per un dialogo proficuo è necessario conoscere l’identità reciproca, e questo vale chiaramente anche per noi cristiani. Ben vengano, dunque, gli attestati di solidarietà dei musulmani, come quello dell’università di Al Azhar, uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita, ma è chiaro che questi non sono rappresentativi di tutto il mondo musulmano. Il dialogo serve quindi ad avvicinare le parti e a favorire la loro conoscenza. Dunque avanti con il dialogo, poiché è la risposta migliore alla violenza. Quello di oggi doveva essere un giorno di festa e di pace. Esorto tutti i cristiani del mondo a pregare per le minoranze cristiane dei Paesi musulmani affinché siano irrobustite nella fede e nella ricerca del dialogo e del rispetto reciproco. Credo ‘ conclude il comboniano ‘ che sia ancora lontano il tempo in cui i cristiani di questa regione siano destinati a lasciarla. Viviamo un tempo in cui la fuga all’estero, l’emigrazione dei nostri fedeli è evidente, ma anche un tempo di purificazione della nostra fede che porterà frutti buoni per tutti’.

Alla comunità copto-ortodossa ha espresso solidarietà, dai microfoni di Radio Vaticana, il nunzio apostolico mons. Michael Luis Fitzgerald: ‘Vorrei esprimere, a nome di tutti i cristiani e di tutti i cattolici, la mia solidarietà per questa comunità che ha sofferto molti morti e molti feriti e tutta l’inquietudine che questa comunità vive: noi abbiamo celebrato il Natale il 25 dicembre, nelle nostre chiese cattoliche senza difficoltà, mentre gli ortodossi si preparano a celebrare il Natale il 7 gennaio e credo che le celebrazioni si terranno con grande inquietudine. Noi vorremmo condividere con loro tutte le loro sofferenze. Dobbiamo avere fiducia nella sicurezza del Paese, anche se è molto difficile riuscire ad impedire questi attentati. Non sappiamo chi siano i responsabili di questo attentato, ma esprimo di nuovo tutta la mia solidarietà, ancor più in questo giorno in cui preghiamo proprio per la pace. Il Santo Padre ha insistito sulla libertà religiosa come condizione essenziale per la pace’.