“Luce e Vita” a colloquio con tutti

di Mons. Luigi Martella

Non è infrequente che qualche pezzo su questo settimanale diocesano rechi la firma del sottoscritto per programmazioni pastorali, per messaggi, per eventi particolari, ecc.

Questa volta, proprio alla ripresa della pubblicazione, dopo la pausa estiva, sento il dovere di intervenire per un motivo ormai a tutti noto: l’avvicendamento alla direzione di ‘Luce e Vita’.

Mons. Domenico Amato, alla guida per diciotto anni, lascia la diretta responsabilità del giornale e al suo posto viene chiamato il giovane sacerdote don Nico Tempesta. Non è difficile immaginare che il cumulo di responsabilità che ricadono oggi sulle spalle di don Mimmo, soprattutto dopo la nomina a Vicario Generale, non possono consentire lo svolgimento delle varie mansioni in maniera agevole e in prima persona. Per un certo tipo di impegni, poi, si richiede una presenza ed una vigilanza costante.

Un giornale o un settimanale, ognuno lo sa, è sempre difficile a farsi, difficilissimo ‘Luce e Vita’; ma questo non sempre e non tutti lo intuiscono. Non è come moltissimi altri, un semplice organo d’informazione; vuol essere e credo principalmente di formazione. Non vuole soltanto dare notizie; vuole creare pensieri. Non gli basta riferire i fatti come avvengono: vuole commentarli per indicare come avrebbero dovuto avvenire, o non avvenire. Non tiene soltanto colloquio con i suoi lettori; lo tiene col mondo: commenta, discute, ragiona, pone interrogativi. E se questo aspetto può destare interesse nel lettore, esige fatica enorme nello scrittore.

Non basta al direttore o al redattore usare telefoni, e-mail, comunicati, notizie; egli deve usare il suo giudizio, la sua valutazione; deve cavare dalla sua esperienza e ancor più dalla sua anima una parola; una parola sua, viva, nuova, pertinente. E soprattutto vera. Soprattutto buona. Arte difficile. Bella, interessante, ma difficile. E qui, a ‘Luce e Vita’, quest’arte è quanto mai delicata ed esigente.

Mi viene spontaneo, pertanto, e non solo doveroso, esprimere a don Mimmo la mia personale riconoscenza e quella dell’intera comunità cristiana, per la premurosa cura e per la competenza con cui ha condotto questa missione per così lungo tempo, mostrandosi un collaboratore vigile e attento, saggio e affidabile, a servizio di una sana comunicazione, via maestra per una nuova evangelizzazione.

Al neo-direttore, don Nico, mentre assicuro il necessario sostegno morale, porgo i migliori auguri che estendo all’intera redazione, e invoco la divina assistenza affinché il settimanale diocesano continui ad essere un prezioso strumento di collegamento tra le varie realtà della nostra chiesa particolare. Nello stesso tempo formulo voti affinché esso, attento sempre alle esigenze più profonde dell’uomo d’oggi, continui ad essere quella presenza e quella testimonianza così stimate ed apprezzate dai lettori, anche di diverse estrazioni ideologiche, facendo così risplendere la ‘luce di Cristo’ sul volto della Chiesa.

 

+ don Gino – Vescovo