Luce e Vita

Migranti: naufragio davanti alla Libia. L’urgenza di canali umanitari.

a cura della Redazione

Naufragio

Circa 150 migranti morti in naufragio al largo di Tripoli. Notizia di un giorno, forse due. Poi si torna ad altre preoccupazioni, non ultima quella delle vacanze, guardando al mare come relax. Mentre per loro, come per le altre decine di migliaia, è un cimitero.

Il Centro Astalli esprime “profondo cordoglio”, ma anche “preoccupazione” per i superstiti riportati in Libia, “paese in guerra e quindi porto non sicuro”. Dal Centro Astalli quattro richieste a istituzioni nazionali e sovranazionali: “Ripristinare immediatamente le operazioni di ricerca e soccorso in mare; attivare un piano di evacuazione dei migranti dalla Libia, dove la loro vita è in pericolo a causa di violenze e soprusi che sono prassi quotidiana; prevedere percorsi di ingresso legale in Europa per i migranti oggi costretti a dover ricorrere al traffico di essere umani in assenza di vie sicure e regolamentate; aprire canali umanitari per chi scappa da guerre, persecuzioni ed estrema povertà e ha diritto a chiedere protezione e accoglienza in Europa”.

“L’ennesima tragedia del mare avvenuta nelle scorse ore non può che metterci di fronte alle nostre responsabilità. La morte di centinaia di uomini donne e bambini è lo specchio dell’incapacità di gestire il fenomeno migratorio”: lo ha affermato Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia–Europa di Save the Children, commentando la notizia del naufragio, ieri, a largo delle coste libiche.
Save the Children ritiene “assolutamente inaccettabile che l’Europa rimanga inerme di fronte alla tragedia che continua a consumarsi alle sue porte”. Secondo le ultime stime disponibili, nei primi 5 mesi dell’anno, evidenzia l’organizzazione, “1 persona su 14 tra quelle che hanno provato ad attraversare il Mediterraneo ha perso la vita e in questi casi i minori sono i più vulnerabili. Mentre la situazione della sicurezza in Libia peggiora giorno dopo giorno, i rifugiati e i migranti hanno poche opzioni: o rimangono intrappolati nel Paese o fuggono attraverso il Mediterraneo o il deserto nigerino. Tra loro sono tantissimi i minori, adolescenti e talvolta poco più che bambini, spesso in viaggio da soli”.
“Salvare vite umane deve essere la preoccupazione principale degli Stati membri dell’Ue – ha aggiunto Milano -. È inoltre indispensabile che la comunità internazionale, e in primo luogo l’Europa, moltiplichi gli sforzi per realizzare vie di accesso sicure dalle aree di crisi o di transito, per evitare che decine di migliaia di persone continuino a vedersi costrette ad affidarsi ai trafficanti, mettendo in serio pericolo la propria vita, per attraversare il Mar Mediterraneo, come questa ennesima tragedia ci ha purtroppo dimostrato”.

A noi, almeno l’impegno di dedicare un momento di preghiera e poi deciderci da che parte stare: la difesa dei territori o della persona?