Un viaggio tra quattro città e trentasei parrocchie lungo più di due anni. Due pause forzate per la prima e la seconda ondata di pandemia da Covid-19. La revisione delle modalità di svolgimento. La ripartenza. E domani, 24 aprile 2021, la conclusione durante la celebrazione della Messa Crismale delle ore 19 nella Cattedrale di Molfetta.
La Visita Pastorale del vescovo Mons. Domenico Cornacchia è stata questo e molto altro. Certamente un’esperienza di incontro e di tenacia. Talvolta, un viaggio in direzione ostinata e contraria. Ma che ora giunge al termine e lascia un’eredità da raccogliere.
Il vescovo ne ha parlato ai microfoni di Tele Dehon durante la trasmissione di prima serata Senza Confini dello scorso lunedì, 19 aprile, dialogando con Luca Ciciriello e il direttore padre Francesco Mazzotta.
Il programma della rete dehoniana sta affrontando i temi trattati dalle encicliche di papa Francesco e nella puntata del 19 si è parlato della Fratelli tutti. Nella prima parte, per commentare l’enciclica in generale, sono intervenuti i giornalisti padre Enzo Fortunato, ofmconv, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi e della rivista San Francesco, e Luigi Accattoli, vaticanista. Nella seconda parte, si è parlato più specificamente del concetto di comunità attraverso i racconti e le riflessioni di Mons. Domenico Cornacchia sulla recente Visita Pastorale vissuta nella Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.
Il vescovo ha inizialmente ripercorso gli incontri che hanno caratterizzato la visita. Dopo gli amministratori delle quattro città, ha visitato le realtà lavorative e imprenditoriali, gli istituti scolastici e poi le trentasei parrocchie diocesane. Lo stop imposto dalle ondate di pandemia ha portato a ridimensionare le modalità di incontro con le comunità, soprattutto nelle ultime parrocchie visitate. Comunque, è stato sempre garantito il confronto con i consigli pastorali e le varie realtà associative.
Rispondendo alle domande di Ciciriello, il vescovo ha raccontato della generosità del personale sanitario incontrata negli ospedali e nelle residenze per gli anziani, della carità prodiga di tante comunità parrocchiali, della dedizione dei sacerdoti che hanno lasciato le chiese sempre aperte, assistito spiritualmente gli ammalati e i parenti dei defunti per la pandemia. Alcuni di loro hanno anche accolto persone dall’estero o dal nord che volessero ricongiungersi con le famiglie. “Tante comunità sono state la casa aperta per ognuno, in particolare per i bisognosi”, ha sottolineato Cornacchia.
Questa affermazione è stata ripresa dall’intervento di padre Mazzotta circa l’importanza della presenza delle comunità parrocchiali. Queste hanno offerto non solo sostegno materiale ma soprattutto spirituale, aiutando tanti a non perdere la speranza.
Mons. Domenico ha proseguito riflettendo sul fatto che da tutte le parrocchie è emersa “una fame e sete del Signore, della Parola di Dio, un bisogno di essere ascoltati e accolti, di sentirsi comunità”. In questo tempo pasquale, gli Atti degli Apostoli aiutano nella riflessione su ciò che una comunità cristiana oggi insegue. E, accanto alle comunità, “il presbitero deve vivere questa irrinunciabile vocazione di profumare di popolo”, ascoltare questo loro bisogno di amore e di accoglienza. In questo tempo, occorre sostenere chi non ce la fa, i poveri, ma anche i giovani, gli adolescenti, che si sentono messi all’angolo, soprattutto a livello educativo e scolastico.
Visto il recente anniversario del dies natalis di don Tonino Bello, non è mancato un riferimento finale all’indimenticato vescovo, alla visita del Papa in occasione del 25° dalla sua morte, alla consegna della Positio super virtutibus e all’affetto di tutti i pellegrini che giungono in diocesi per visitare i luoghi in cui il Servo di Dio ha vissuto.
Roberta Carlucci
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