Notizie false e giornalismo di pace

Luce e Vita n.37 del 12 novembre 2017

di Vincenzo Marinelli

Il 29 settembre, in occasione della festa dei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il Papa ha reso pubblico il tema del messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2018, la 52ª, il cui contenuto sarà divulgato il 24 Gennaio, festa di San Francesco di Sales: Notizie false e giornalismo di pace. Per affrontarlo, papa Francesco trae spunto dalle parole che Gesù dice ai Giudei che hanno creduto in lui: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32).
Nei precedenti messaggi non è mai mancato un riferimento alla comunicazione come ad una particolare dimensione umana attraverso la quale generare una cultura dell’incontro, della relazione e della prossimità. In quanto dimensione umana, la comunicazione è un terreno comune sul quale tutti gli uomini sono chiamati a confrontarsi e a rendersi responsabili di quanto affermano. I cristiani, in particolare, sono chiamati ad evangelizzare il proprio modo di comunicare, ovvero ad assumere un stile comunicativo ispirato al vangelo. Non si tratta pertanto di acquisire particolari tecniche comunicative, che riguardano in prima linea tutti coloro, cristiani e non, che sono impiegati professionalmente nei diversi settori della comunicazione. Comunicare evangelicamente riguarda invece le intenzioni profonde e la finalità per le quali costruiamo i nostri discorsi, esprimiamo i nostri pensieri, adoperiamo le nostre parole. Pertanto, il comunicare per un cristiano non può essere un atto irriflesso, indifferente, lasciato al caso, perché le parole hanno un loro peso. Ogni parola, infatti, è differente dall’altra ed assume una connotazione diversa in base al contesto e all’interlocutore. Quello che anima il comunicare di un cristiano è la carità evangelica. Egli dovrebbe riconoscersi anche e innanzitutto nel suo parlare e, attraverso questo, promuovere e generare buone relazioni.
Le fake news (o “bufale”) dissacrano le notizie nel loro valore sociale, sono una dinamite che fa saltare questi “ponti sociali”. Attraverso la diffusione di questo fenomeno, probabilmente favorito dall’uso dei social, la certezza che era offerta dalle notizie decade e tutto diviene incerto, dubbioso, si genera sfiducia, sconcerto, allarmismo e necessità di sottoporre ogni informazione a verifica, ad accertamento. Il dibattito su come reagire a questo fenomeno è aperto: c’è chi discute sulla necessità di formulare leggi adeguate, chi, tra i giornalisti, rivendica la validità dei propri criteri professionali e della propria deontologia e garantisce sull’autorevolezza delle fonti di informazione, chi pensa ad algoritmi di controllo che impediscano la diffusione di fake news, etc..
Come cristiani chiamati ad abitare questo contesto comunicativo, siamo impegnati a costruire, attraverso la comunicazione, una convivenza umana fondata sulla fiducia, nella convinzione che “la verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Non c’è modo di costruire buone relazioni se non cominciando da una sana comunicazione. E non c’è modo di attuare una sana e veritiera comunicazione se non con un cuore libero.