Omicidio a Ruvo. L’abbraccio della Comunità

di Luigi Sparapano

L’omicidio di Giuseppe Di Terlizzi, giovane commerciante ruvese, lascia sbigottita tutta la città, che ha perso un onesto ed infaticabile lavoratore, giovane marito e padre di due bambini, per un misero incasso di fine giornata. Il Vescovo Mons. Luigi Martella e tutta la Comunità diocesana esprimono dolore e sdegno per il verificarsi di simili atti e si stringono alla famiglia di Giuseppe esprimendo solidarietà e invocando dalla Madre celeste ogni conforto spirituale. Quella Madre che Giuseppe venerava, con la sua fede semplice e genuina, e che testimoniava con il suo impegno di organizzatore di pellegrinaggi a diversi santuari, come quello che aveva già programmato a Lourdes.

Fede testimoniata anche dalla sua famiglia che ha già espresso la volontà di non rimandare la Prima Comunione del figlioletto Antonio, il prossimo 13 maggio, semmai caricando questa tappa, singolare e molto attesa nella vita di ogni ragazzo, di significati più intensi e più veri.

I suoi parenti e i molti che lo conoscevano, anche per via del suo esercizio commerciale, descrivono Pino Di Terlizzi come una persona semplice, dedita totalmente alla sua famiglia e al lavoro di salumiere, appreso e praticato da ragazzo, prima come dipendente nei supermercati locali, poi in un’attività tutta sua, faticosamente messa in piedi e alla quale si dedicava senza risparmio.

Pino è ricordato anche per la sua giovialità, per la solarità con cui si relazionava alla clientela. Proprio il desiderio di aggregare le persone intorno a valori positivi alimentava in lui la spinta organizzativa di pellegrinaggi religiosi come di semplici gite turistiche.

La chiesa diocesana è accanto alla famiglia e alla città, alle sue istituzioni e alle associazioni di categoria, colpite da questo dramma che getta un’ombra di ulteriore sconforto in questo tempo di già difficile crisi.

Tali eventi lasciano tutti un po’ disarmati e sconfitti e sollecitano una riflessione comune, perché sotto la cenere di una vita normale, di una comunità cittadina da sempre giudicata tranquilla, evidentemente covano disvalori e si addensano forme di piccole e grandi illegalità che, se ignorate, sfuggono al controllo e sfociano in tragedia. La situazione di crisi economica, poi, di mancanza di lavoro e di prospettive, alimenta il disagio e si fa corresponsabile di gesti estremi di cui purtroppo la cronaca quotidiana ci dà notizia.

Ma proprio in queste situazioni una comunità deve ritrovarsi unita e non contrapposta, stringere legami forti, esercitare atteggiamenti di solidarietà e di inclusione sociale perché nessuno sia lasciato indietro. Perché il sacrificio di Giuseppe, e di ogni altra vittima della criminalità non sia vano, serve attivare un grosso investimento educativo; spetta a ciascuna espressione della società, famiglia, scuola, chiesa, istituzioni, partiti, associazioni, ricercare e costruire autentiche alleanze educative perché alle giovani generazioni siano trasmessi, con la parola e l’esempio concreto degli adulti, valori veri di rispetto della dignità umana e delle regole di convivenza sociale. Valori che non possono più essere dati per scontati.