Padri, madri e figli nella società liquida

a cura della Redazione

É in libreria il nuovo libro di Michele Illiceto (nella foto), docente di filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, dal titolo “Padri, madri e figli nella società liquida. Antropologia dei legami familiari”, Pacilli Editore, Manfredonia 2017, pp. 185. Il libro è dedicato allo studio della famiglia, in particolare ai legami familiari e quindi alla figura del padre, della madre e del figlio e al rapporto tra le generazioni.
Sarà il filo conduttore della relazione che il prof. Illiceto terrà all'assemblea pastorale diocesana del 21 giugno 2017

Quale famiglia? Dalla famiglia etica alla famiglia estetica
La famiglia – sostiene Illiceto – oggi ha subito moltissimi cambiamenti sia all’interno che all’esterno. In modo particolare vi è stato il passaggio dalla famiglia etica alla famiglia estetica. La prima era basata solo sulle regole spesso aride e anonime. In questo tipo di famiglia dominava una Legge fatta di soli divieti e proibizioni. Tutto era funzionale al mantenimento dell’ordine istituito dal mondo adulto rappresentato dalla figura del padre, il quale più che un padre si comportava come un padrone. La famiglia estetica, al contrario, si pone all’opposto. Poiché considera le norme solo nella loro dimensione proibitiva, cerca in tutti i modi di evitarle. Nella famiglia estetica domina l’affettività che è ridotta alla sola emotività. E questa riduzione interessa per primi gli adulti nel loro rapporto di coppia e nel loro ruolo di genitori, per ricadere poi anche sui figli. Invece dobbiamo rivalutare il ruolo delle regole e della Legge, o meglio del rapporto tra Legge e Desiderio, tra ragione e cuore.

Dal padre-edipico al padre-Narciso
Prima esisteva il padre edipico, cioè il padre-padrone, fatto di proibizioni e di divieti, il padre punitivo, che castrava e inibiva. Il padre che usava la Legge per incutere paura e rispetto, per conservare l’ordine esistente. Non serviva la Legge, ma di essa si serviva per controllare i movimenti delle nuove generazioni. Usava l’autorità abusandone. Oggi invece domina il padre-Narciso che si presenta iperprotettivo perché, proteggendo il figlio, in fondo protegge se stesso dal figlio, in particolare dai suoi errori e dai suoi eventuali fallimenti. Narciso non vuole soffrire per questo evita al figlio di soffrire. Inoltre è iperansioso perché, trattando il figlio come oggetto, ha paura di perderlo. E infine è intermittente perché, vivendo il legame come una forma di prigione, alterna momenti in cui rimane accanto a momenti in cui scappa via dal legame. In definitiva, se prima dominava la Legge che vietava il Desiderio, soffocandolo e proibendolo, oggi domina il Desiderio senza Legge. Noi invece dobbiamo costruire una realtà che sappia coniugare insieme, come dice Recalcati, Desiderio e Legge, il primo incarnato dalla madre e la seconda incarnata dal padre. E questo perché una Legge senza Desiderio è arida e un Desiderio senza legge diventa godimento illimitato. Un godimento illimitato diventa mortale. E la Legge, come dice Lacan, è l’esperienza dell’Altro. La Legge dà senso e orienta, offre una direzione e un méta, canalizza le energie e argina le forme di aggressività. 

Il padre-testimone e passatore di vita
Il padre che ci vuole oggi – sostiene Illiceto – il padre-testimone, il padre “passatore di vita” come lo fu Abramo, il quale sottopose il figlio all’osservanza di quella Legge divina alla quale egli per primo si era liberamente sottoposto. In fondo le nuove generazioni cercano adulti che sappiano essere “uomini di parola”, che reggono l’affidamento nelle decisioni e nelle direzioni di vita indicate dalle responsabilità che si sono assunte nei confronti della famiglia. Adulti che hanno l’attenzione dell’educatore, la discrezione del “passatore”, che sanno cogliere il cambiamento quando ancora non si riesce bene a prevederne la forma e l’ora. Occorrono oggi padri che conducono all’altra riva. I padri “passatori” non trattengono, non attirano nella loro rete educativa; non dicono “vieni verso di me” e non considerano come fosse pericolosa trasgressione il disagio di chi si distrae, di chi cerca oltre e guarda ad altro, di chi prova una sua via di trascendimento. Sono presenti a quello che il figlio diventerà, ne sono testimoni, specchio fedele ma anche esigente.

Quale madre? Dalla madre del godimento alla madre del desiderio
Anche la maternità oggi è in crisi. Se prima avevamo donne che per essere sempre e solo madri dimenticavano di essere anche donne, oggi abbiamo madri che per paura di non poter essere più donne rifiutano inconsciamente la loro maternità. Oggi abbiamo madri possessive, iperprotettive e per questo anche iperansiose. Non sanno vivere l’attesa e per sentirsi autogratificate bruciano le tappe dei figli. Eppure la maternità è la grande figura dell’attesa, che è di chi non si lascia bruciare dall’impazienza di avere subito ciò che invece chiede tempo per crescere. L’attesa rimanda alla logica dello spossessamento. L’attesa è sapersi predisporre alla sorpresa del mistero. La madre dell’attesa è la madre del desiderio, che si prepara anche a perdere il figlio. è la “madre del segno” e non la “madre del seno” che invece si rinchiude nella spirale del solo godimento, che vuole il figlio per compensare un vuoto. La maternità non è una forma di compensazione, ma un atto di generazione. E generare è desiderare anche senza godere, senza possedere. La madre del desiderio è la madre che gradualmente sa arretrare, sa mettersi da parte, permettendo al figlio di separarsi, di rompere il suo rapporto simbiotico, per maturare quella giusta autonomia necessaria a farlo crescere.
La madre – secondo Illiceto –, in definitiva, è colei che ospita. Ospitare significa accogliere uno straniero che non rimarrà per sempre nel luogo che tu gli dai, ma sarà soltanto con te il tempo di cui avrà bisogno per attraversarti e nascere. Nascere e rinascere da ogni perdita. Per essere sempre e di nuovo rigenerato.

Dal figlio idolo al figlio dono
Ma l’idea di padre e di madre oggi è molto legata a quella del figlio. Secondo quanto dice Pietropolli Charmet, il figlio è visto o come idolo, spesso adorato e idealizzato, o come messia che salva i genitori dalle loro delusioni, o come genitore che ne prende il posto. Illiceto propone di vedere il figlio come una sorpresa, un’eccedenza, una trascendenza. Il figlio è un dono di cui non si ha la proprietà, ma solo la custodia. Un figlio donato e ricevuto, e alla fine anche da ridonare. L’ultimo gesto infatti è quello di donare il figlio a se stesso, alla sua libertà. Per questo Illiceto condividendo la prospettiva dello psichiatra M. Recalcati vede la madre come “l’ospitalità senza proprietà” e “il padre invece indica la responsabilità senza proprietà”. Ambedue devono essere pronti a lasciare andare via il figlio. Questo esige adulti che sappiano vivere l’esperienza della perdita, preparandosi a lasciare la scena di questo mondo attraverso la consegna che faranno ai propri figli. Figli eredi che non sciuperanno la consegna nella misura in cui sapranno riconquistarla con una libertà coniugata con la responsabilità.
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