Alle 4 stamattina dormivo. Non lo so se pure i bambini, le donne e gli uomini (giovani o vecchi che siano), quando la bruttezza umana ha fatto irruzione.
Due conflitti mondiali di cui ancora qualcuno si porta gli effetti impressi sulla pelle, tanti focolai sul pianeta di cui si sa poco o niente, una pandemia in corso, emergenze umanitarie ancora da gestire e si continua ad aggiungere disordine e violenza alla disperazione e precarietà esistenziale.
Si gioca a distruggere, si parla senza coscienza, si agisce per supremazia. Non si fa in tempo a capire le ragioni degli eventi, che bisogna pensare a come reagire, che bisogna far saltare i programmi ordinari per farsi attraversare e sconvolgere dal senso di impotenza di una guerra che le persone comuni né vogliono e né sanno come impedire.
Non si è avuto il tempo di appassionarsi all’avvio del cammino sinodale nelle parrocchie, che bisogna rimodulare l’entusiasmo degli incontri e direzionare rabbia e incomprensione per non soggiacere alla rassegnazione, che la gente comune non può intervenire nelle questioni geo-politiche ed economiche internazionali.
E ognuno si deve armare di quello che ha a disposizione: preghiera, speranza, fiducia per chi crede; locali, coperte, medicine per chi starà ad accogliere gli sfollati; dialogo (?), diplomazia, accordi per chi ha potere d’intervento.
E risuona quella prassi che è l’unica possibile adesso: pensare globalmente, agire localmente.
La casalinga stamattina avrà fatto comunque la spesa, può darsi con un po’ di amarezza nel carrello. L’impiegato alla posta avrà sentito comunque le lamentele di chi ha aspettato troppo il suo turno in fila, può darsi con un po’ di consapevolezza che i problemi nel mondo non son quelli. I maestri a scuola avranno ricordato i versi di Rodari e cioè che ci sono cose che non andrebbero mai fatte, né di giorno né di notte, né per mare né per terra per esempio la guerra.
Ma che si può fare? La vita deve andare avanti, la storia non si ferma e noi tanto non impariamo.
Spero allora che ci venga un bruciore al cuore, se questi giorni continueremo a far tutto come nulla fosse.
Me lo son preso il caffè al bar stamattina, ma mentre camminavo avevo la rabbia addosso. Ho conversato, riso, dialogato e lanciato proposte stamattina, ma son tornata a casa che avevo la rabbia addosso.
Ho fatto mente locale agli impegni di oggi e domani e del weekend e manterrò ciò che è possibile, ma trasformerò la rabbia in grido al Cielo e in speranza sulla Terra.
Susanna M. de Candia