Da molti è stata infelicemente chiamata di commemorazione della prima, del 1986, ma, pur prendendo occasione per fare memoria, ad Assisi si è fatta storia facendo proseguire e convalidando il dialogo già avviato e aprendo altri orizzonti di comune ricerca di verità e di pace, anche con altre componenti della famiglia umana, dando al tema un carattere di maggiore universalità senza esclusione di persone.
Onestamente si deve dire che di verità si è parlato poco. La parola è alta, stringente, impegnativa oltre ogni dire. Ma la prima verità che supporta ogni progetto di pace e che lega tutti i dialoganti non è quella delle parole o dei sentimenti, ma quella dell’essere. Siamo e dobbiamo essere uniti, considerandoci non gli uni contro gli altri e neppure soltanto gli uni accanto agli altri, ma gli uni insieme agli altri e per gli altri. Non tanto per quello che pensiamo e neppure per quello che crediamo, ma per quello che siamo, in quanto siamo.
La pace non approda nelle piazze e non si annida nelle case degli uomini perché non si fa spazio ai sentimenti scaturiti dall’essere, ma dal potere, dal prestigio, dal dominio sugli altri. Un sentimento, che non affiora in modo rilevante nei testi letti nella basilica della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, mentre è esplicito e marcato dal tono della voce di Benedetto XVI, è la ‘vergogna’. Nessun altro si deve vergognare per l’uso della forza, o per azioni violente, per ingiustizie e soprusi collettivi, persino per genocidi compiuti o tollerati in nome e per conto della religione? Finché le religioni e gli uomini che vogliono la pace, religiosi e atei, non si vergognano o almeno non verificano i limiti e le storture delle loro storie, non ci sarà spazio per la riconciliazione e neppure per le ragioni degli altri. Questo si chiama purificazione e riconciliazione delle memorie.
Una straordinaria occasione di unità, non dichiarata ma vissuta nella profondità delle essenze, è stata il minuto di preghiera muta dell’intera assemblea. Altro momento forte è stato il canto della preghiera semplice: ‘Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace’. Un’invocazione, come tutti sanno, non uscita dalla penna di san Francesco, ma dalla sua anima interpretata da un pastore evangelico che l’ha stampata su un santino con l’immagine, appunto, di san Francesco. Una preghiera non solo semplice ma essenziale per la pace, se detta in verità e sincerità di cuore.