Tragedia a Lampedusa. L’operazione Triton è assolutamente insufficiente. Bagnasco: L’Europa sta a guardare

a cura di Luigi Sparapano

«Sono a Lampedusa i profughi sopravvissuti che erano a bordo del barcone soccorso nel canale di Sicilia domenica pomeriggio a 100 miglia dall'isola. Intanto sono stati sistemati all'interno della vecchia aerostazione di Lampedusa i 29 profughi morti assiderati. Dopo una prima ispezione i corpi sono stati messi all'interno di sacchi verdi e sono in attesa delle procedure di identificazione. Non si sa ancora dove verranno tumulati, se nell'agrigentino o in altre località. Si stanno cercando dei cimiteri pronti ad accogliere le salme».
“Finché l'Europa fa finta di non capire che l'Italia è veramente la porta dell'Europa e guarda da un'altra parte, le cose andranno avanti così, con queste tragedie in mare”. Lo ha detto stamani il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, a chi gli chiedeva dell'ultima strage di migranti a Lampedusa.
“È evidente che le forze messe in campo a livello europeo con l‘operazione Triton sono assolutamente insufficienti a fronteggiare i numeri sempre più elevati di persone che cercano di raggiungere le coste europee: il mandato è più ristretto – i suoi mezzi di soccorso non si spingono più in acque internazionali e libiche – e la sua dotazione finanziaria è solamente 1/3 di quella che l‘Italia ha stanziato per Mare Nostrum”. È quanto dichiara oggi Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir). Il soccorso in mare, sostiene, “deve essere assolutamente potenziato, riportato ai livelli che l‘Italia ha garantito sino a novembre”. Nel solo mese di gennaio 2015 sono sbarcati in Italia 3.518 migranti, 1.400 persone in più di quelle arrivate nello stesso periodo dello scorso anno”. Per il Cir, occorre un forte investimento in materia di salvataggio e soccorso in mare, sia a livello nazionale che europeo, rinforzando gli strumenti oggi messi in campo. Servono anche “misure d‘ingresso protetto che diano ai rifugiati alternative concrete all‘unica disponibile ora, ovvero quella di mettersi nelle mani dei trafficanti di morte”. Per Hein, occorrono visti umanitari, programmi di reinsediamento e canali umanitari, sponsorizzazioni fino alla possibilità di chiedere asilo dal territorio di Paesi terzi. Altrimenti, conclude, non resta che “aspettare la prossima annunciata tragedia del Mediterraneo”.
Un duplice appello alle autorità italiane ed europee. A lanciarlo è la Comunità di Sant‘Egidio dopo l‘ennesima strage del mare nel canale di Sicilia: 29, finora, le vittime accertate. Anzitutto “fermare le stragi ripristinando immediatamente Mare nostrum, che offriva la possibilità di operare soccorsi con navi militari capaci di navigare anche con il mare grosso e non con semplici pattugliatori”, la prima richiesta contenuta in una nota diffusa oggi. Sant‘Egidio chiede inoltre di “realizzare subito un sistema europeo per permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, con un costo decisamente inferiore per i profughi (che arrivano a spendere migliaia di euro) e, soprattutto, viaggi che non comportano il rischio della vita”. “Non si può più morire di speranza”, sostiene l‘associazione evidenziando i limiti dell‘operazione Triton che impedisce di prestare soccorso oltre le 30 miglia dalla costa italiana: “Allontanando i soccorsi non si fermano le stragi: l‘effetto è solo quello di nasconderle agli occhi di tutti. Ora ci si accorge di quelle misere imbarcazioni solo quando giungono vicino alle nostre coste. Ma allora, come è avvenuto lunedì, è dolorosamente troppo tardi”.
Le vite umane valgono più delle frontiere. Lo sostengono le Acli in una nota sull’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo: 29 morti per ipotermia tra quelli soccorsi la scorsa notte al largo di Lampedusa e portati sull‘isola a bordo di due motovedette della capitaneria di porto. “Questa emergenza umanitaria costituita da schiere di persone e famiglie in fuga dalla guerra e dalla miseria – affermano le Acli -, deve vedere, come ha chiesto il presidente della Repubblica Mattarella, nel suo primo discorso al Parlamento, ‘l‘Unione europea più attenta, impegnata e solidale‘”, ma “le nuove regole europee che assegnano a Frontex e Triton il ruolo di pattugliamento delle coste, hanno raccolto il loro primo risultato: 29 vite umane, questa volta morte non per annegamento, ma per ipotermia”. Nel richiamare le parole di Papa Francesco a Lampedusa e le ripetute denunce delle stesse Acli e delle associazioni umanitarie sull’insufficienza della nuova missione europea, Antonio Russo, responsabile nazionale all‘immigrazione, conclude: “Occorre registrare che nell‘Europa che protegge i confini, si muore di freddo e per mancanza di soccorso. Il governo italiano dia un esempio di civiltà e di solidarietà a chi fugge da guerre e persecuzioni, ripristinando al più presto la missione Mare nostrum e riprendendo a salvare vite umane”.