Una nuova generazione di politici cattolici

di Domenico Amato

Ancora viva è l’eco dell’esito dei quesiti referendari e, come sempre succede dopo una consultazione popolare, diversi si sono arrogati il merito della vittoria, spostando la sostanza dei risultati dal merito dei referendum alla competizione partitica tra maggioranza e opposizione. Qui, però, voglio riportare un po’ indietro la riflessione a come si è giunti ai referendum.

Non bisogna dimenticare che i quesiti, almeno quelli sull’acqua non sono stati proposti da aggregazioni partitiche, ma sono stati promossi da comitati di cittadini; e con impegno e non poche difficoltà essi si sono spesi per almeno due anni a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche proposte, senza avere a disposizione i grandi network di comunicazione. Dei referendum la grande stampa e le televisioni e i partiti se ne sono interessati solo nell’ultimo mese. C’è da dire ancora che tra i promotori dei referendum sull’acqua una parte attiva l’ha svolta il mondo cattolico, quello della base diffusa nel Paese.

Proprio a partire da queste considerazioni voglio sottolineare come questa esperienza debba essere colta nella sua valenza educativa di impegno civico e ‘politico’. L’attenzione posta riguardava argomenti molto concreti riferiti alla vita quotidiana e familiare. Ritengo che da questa esperienza abbiamo qualcosa da imparare, in riferimento all’esortazione sempre più pressante che viene fatta dalla Conferenza Episcopale Italiana, circa la formazione di una classe di politici cristiani.

Il modello scuole socio-politiche si è rivelato un sistema improduttivo. Molti giovani pieni di entusiasmo e volenterosi ho visto negli ultimi vent’anni prepararsi con le migliori intenzioni e poi scontrarsi con un sistema impermeabile a qualsiasi cambiamento, e così molti hanno abbandonato, sconfitti o delusi; e chi è rimasto con difficoltà vive l’ingranaggio del sistema.

L’esperienza che invece si è vissuta nella preparazione dei referendum, fatta di incontri e dialoghi tra persone, di impegno civico, in cui i laici hanno speso il proprio essere cristiani nel mondo, di confronto e approfondimento di quanto il magistero sociale della Chiesa dice, ha permesso a molti di fare un’esperienza forte di democrazia, di formazione e di impegno civico. Si tratta ora di non disperdere l’esperienza acquisita, né di attardarsi in sterili entusiasmi di vittoria, ma piuttosto fare in modo che i cattolici crescano in questa testimonianza pubblica, riflettano in modo sistematico a partire dal magistero sociale, e si attivino per un rinnovamento serio dell’esercizio della politica. Solo così avremo una nuova generazione di politici cattolici che non rimarranno invischiati nella palude in cui oggi il Paese si dibatte.