Ai piedi di Maria, “Mater Unitatis”

di Mons. Luigi Martella

Carissimi,

siamo convenuti in questa chiesa parrocchiale della Madonna della Stella in Terlizzi, per condividere un intenso momento di preghiera, con il quale affidare alla protezione materna di Maria, Mater unitatis, l’intero popolo italiano, a centocinquanta anni dall’unità politica della nazione Italiana.

L’iniziativa accresce il senso del nostro pregare insieme per il fatto che siamo a conclusione del mese di maggio, un mese che la tradizione cristiana popolare ha storicamente dedicato alla Madonna. Anche in questa parrocchia, infatti, come in tante altri nei luoghi della cristianità, si vive la festa di fine mese mariano con particolare solennità. Ma c’è un altro motivo per il quale ci siamo radunati: per dare ulteriore eco a quanto i Vescovi italiani hanno condiviso, insieme al Papa, Benedetto XVI, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in Roma, qualche giorno fa, in occasione della 63ma Assemblea generale. Quel Rosario recitato insieme è stato il momento più qualificante dell’Assemblea: ad un’intera nazione che ricorda i 150 anni di unificazione si è voluto dare soprattutto un segno, quello di una Chiesa che prega ai piedi della Vergine Maria, Madre dell’unità. In quell’assise dei Vescovi, si sono dette tante cose importanti, ma, vi assicuro, che quella preghiera è ciò che l’ha caratterizzata maggiormente.

Vogliamo esprimere, pertanto, attraverso l’invocazione a Maria, la premura della Chiesa nel farsi prossima alle sorti dell’intera Nazione. La preghiera del Santo Rosario è una preghiera semplice, umile, ma profonda. Contiene parole che vengono dall’Alto, il Padre Nostro e l’Ave Maria e insieme, parole che escono dal cuore della Chiesa. Sono le prime preghiere che ogni cristiano, fin da bambino, impara e recita e che conserva nella memoria anche quando il fervore della fede si affievolisce o scompare. è una preghiera per il dotto e per chi non ha imparato a leggere e scrivere, per i grandi e per i piccoli, per gli adulti e i bambini. è una preghiera biblica che immerge nel mistero di Cristo attraverso la contemplazione dei vari momenti della gioia, del dolore, della gloria e della luce. è una preghiera Trinitaria perché ogni decade è intercalata dall’invocazione al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, fonte inesauribile dell’eterno Amore. è una preghiera mariana, perché è un atto di abbandono fiducioso alla Madre di ogni tenerezza, alla Vergine dell’ascolto, alla creatura del ‘Sì’ al suo creatore, alla donna amabile nella sua condiscendenza verso i suoi figli. 

Oggi, noi invochiamo la Vergine Maria, per la nostra amata Nazione, perché da questo anniversario essa ritrovi motivazioni nuove per una prospettiva di futuro nel segno della concordia, della collaborazione, della corresponsabilità, dell’attenzione verso chi è meno avvantaggiato. La Chiesa, senza voler sovrapporsi allo Stato, deve favorire un cammino in tale direzione, attingendo al suo antico e sempre attuale patrimonio di valori morali e spirituali che ha sempre mostrato e inculcato nel corso dei secoli. La Chiesa non dimenticherà mai quanto dei cristiani si diceva già nei primissimi tempi del suo cammino, e che è stato, per così dire, codificato in quel prezioso documento della Lettera a Diogneto, alla fine del I secolo dell’era cristiana: ‘I cristiani sono nel mondo quello che l’anima è per il corpo’. La nostra vocazione è questa: essere l’anima nel mondo, nella società. ‘Anima’ non significa, tuttavia, realtà astratta ed evanescente, ma spessore di profondità, di significato, di fecondità spirituale e ideale conferiti alle cose, alla politica, all’economia, all’arte, alla cultura e a tutte le espressioni della vita dell’uomo. ‘Anima’ significa impegnarsi nei rispettivi compiti, nelle rispettive professioni, negli impieghi, dando il meglio di sé. Significa concepire ogni attività come ‘servizio’. Mi sovviene in proposito un passaggio dell’omelia tenuta da Papa Benedetto nell’occasione di cui stiamo parlando. Egli rivolgendosi ai Vescovi, così afferma: «Non esitate a stimolare i fedeli laici a vincere ogni spirito di chiusura, distrazione e indifferenza, e a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Incoraggiate le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere» (Benedetto XVI, Omelia in occasione del 150° dell’unità d’Italia, 26 maggio 2011). Occorre, dunque, che noi cristiani prendiamo consapevolezza del nostro importante ruolo nella società oltre che nella Chiesa. L’ispirazione che possiamo offrire alla città terrena non ostacola, anzi garantisce e alimenta il bene comune. «La fede, infatti, ‘ dice ancora il Papa ‘ non è alienazione: sono altre esperienze che inquinano la dignità dell’uomo e la qualità della convivenza sociale!» (Ibid.). Certo, i tempi che viviamo sono sicuramente di difficile gestione in ogni campo, civile, sociale e anche religioso, ma Sant’Agostino, da par suo, ci insegna: ‘Non dire che i tempi sono cattivi, perché il tempo siamo noi’. Occorre, dunque, lavorare prima di tutto su se stessi perché le cose cambino in meglio; occorre che ciascuno faccia la sua parte perché il tutto abbia la sua completezza e i benefici si riversino su tutti. Il nostro più grande impegno nella società è quello di saper porgere a tutti ciò che è peculiare dell’esperienza cristiana: la vittoria di Dio sul male, quale orizzonte che getta luce di speranza sul presente. Ancora una volta ci giungono come fari di luce le parole del Papa: «Assumendo l’educazione come filo conduttore dell’impegno pastorale di questo decennio, avete voluto esprimere la certezza che l’esistenza cristiana ‘ la vita buona del Vangelo ‘ è proprio la dimostrazione di una vita realizzata. Su questa strada voi assicurate un servizio non solo religioso o ecclesiale, ma anche sociale, contribuendo a costruire la città dell’uomo» (Ibid.).

Alla Vergine Maria, Mater unitatis, raccomandiamo tutto il popolo italiano, perché ritrovi lo slancio dei tempi migliori della sua gloriosa storia,  perché metta in circolo le risorse e le qualità di cui dispone, perché si senta provocato dal messaggio evangelico per rinsaldare vincoli di unità e non di disgregazione, perché riconosca come ricchezza e non come debolezza le diverse sensibilità ed esperienze presenti nei vari territori della nazione. Soprattutto preghiamo perché cresca il senso di solidarietà verso coloro che fanno maggiore fatica ad affrontare la vita, con una particolare attenzione alle giovani generazioni, le quali vivono sempre più nella prospettiva di un non facile precariato, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche dal punto di vista esistenziale.

La Madre di Dio incoraggi tutti, sostenga le famiglie, conforti gli ammalati, implori su ciascuno una rinnovata effusione dello Spirito, affinché si rinnovi la vita in ogni angolo della nostra patria.

 

+ Luigi Martella