Un’estate in rosso

di Marco Deriu

Cronache piene di omicidi e tragedie famigliari

 

Pare che la correlazione fra il caldo e il peggioramento delle malattie mentali sia un dato di fatto anche per le scienze mediche. Forse è (anche) per questo che nelle ultime settimane le cronache mediatiche si sono riempite di racconti di omicidi, quasi sempre mariti o fidanzati che ammazzano mogli o fidanzate, e di tragedie famigliari. Evidentemente il clima gioca la sua parte, ma anche la scarsità di altri argomenti e la generale passività ‘estiva’ del pubblico fanno sì che sui giornali e nei tg questo genere di notizie finisca per avere il sopravvento.

Non si può restare indifferenti di fronte ai resoconti, sempre troppo minuziosi, di delitti passionali dalle modalità tanto efferate quanto tragiche. Né si può chiedere alle testate giornalistiche di sorvolare su questi temi, che da sempre riescono a suscitare emozioni e sentimenti molto forti nei destinatari dell’informazione. Si deve però pretendere ‘ questo sì ‘ che trovino applicazione quella sobrietà e quella deontologia professionale cui tante volte anche nello spazio di questa rubrica abbiamo fatto appello ma che ancora troppo spesso cedono il passo alle istanze spettacolari.

Il ‘giallo dell’estate’ ‘ ahinoi ‘ è un vero e proprio genere narrativo, diventato da tempo anche uno stereotipo giornalistico coinvolgente. Se poi le vicende di sangue sono anche tinte di morbosità e i passione male indirizzata, il racconto diventa ancora più avvincente’ Al di là del cinismo a basso costo ‘ che peraltro si conferma cifra caratteristica della comunicazione offerta dai mass media ‘ hanno buon gioco le cronache giornalistiche nel non risparmiare ai destinatari alcun particolare sulle vicende di cronaca nera che in questi ultimi giorni sono salite alla ribalta dell’informazione.

Probabilmente è vero, come molti esperti sostengono, che raccontare dettagliatamente un omicidio o una storia passionale a tragico fine può spingere all’imitazione chi già non gode di un sano equilibrio mentale. Per questo sarebbe necessario raccontarle con maggiore professionalità e senza indulgere in quei particolari macabri o raccapriccianti che servono soltanto a dare un pugno allo stomaco di lettori e spettatori sotto il profilo emotivo.

Ma il problema della rappresentazione della violenza assume contorni ancora più delicati in ragione dei crescenti spazi di fiction e di infotainment che all’argomento vengono dedicati, proprio mentre le cronache abbondano dei fatti di cui sopra. I palinsesti televisivi sono infarciti di serie che hanno per protagonisti commissari, squadre speciali, poliziotti specializzati e investigatori indefessi, oltre ‘ naturalmente ‘ ad assassini e relative vittime (C.S.I., Womens’s murder club, Medical investigations, Squadra speciale Cobra 11, Commissario Navarro, Numbers, L’ispettore Barnaby, Il Commissario Manara’).

Su RaiTre è stato anticipato in prima serata ‘Amore criminale’, programma finora in onda nella fascia successiva, che racconta proprio di storie d’amore e di violenza finite molto male, con ‘lui’ che ha ammazzato ‘lei’. Qualche quotidiano e alcuni settimanali pubblicano periodicamente storie ‘noir’ che sotto l’ombrellone tengono compagnia insieme alle pagine di giochi enigmistici e ai libri da spiaggia. L’offerta di genere, insomma, non manca.

Non è infondato il timore che nella mente e nel cuore di lettori e spettatori il registro fantastico e quello realistico finiscano per sovrapporsi o confondersi, rischiando così di sovvertire il corretto quadro percettivo e valoriale. Di fronte a una fiction ben costruita o a una ricostruzione verosimile e coinvolgente, il destinatario può sentirsi maggiormente coinvolto e sollecitato emotivamente di quanto gli possa accadere leggendo la cronaca di un fatto di sangue vero, ma raccontato come se fosse un film. Se, poi, il lettore (o lo spettatore) è una persona che ha già i suoi problemi e le sue fragilità psichiche, il rischio di emulazione è altissimo.

Ancora una volta: la comunicazione mediatica è molto preziosa e utile, ma anche molto potente e ambigua. Bisogna maneggiarla con cura, da parte sia degli emittenti che dei riceventi. Soprattutto quando in gioco è un valore assoluto come quello della vita.