Vita intrisa di Vangelo

di Luigi Sparapano

Sì, custodiscono le memorie di una vita le tre casse contenenti le 3280 pagine di documenti, articoli, pubblicazioni e testimonianze, raccolte dal Tribunale nelle 80 sessioni della causa di canonizzazione di don Tonino, che il 30 novembre scorso ha completato l’iter diocesano. Mentre venivano chiuse e sigillate, abbiamo visto scorrere idealmente, tra le righe nascoste, le copiose pagine di vangelo madide di vita, di volti, di incontri, di dialoghi, che don Tonino ha scritto in ogni istante della sua vita, con l’eloquente  linguaggio che gli era proprio; ma anche i pezzi di vita intrisa di vangelo che egli ha saputo abilmente accogliere, riconoscere e restituire alla piena dignità, non senza fatica, sacrifici e umiliazioni.

«La fase diocesana del processo -ha detto Mons. Martella nel saluto iniziale – non è stato solo ‘un tempo di indagini’, ma un percorso di crescita comunitaria». 

Siamo tutti un po’ più cresciuti, in questi anni, almeno nell’elaborazione della sua esperienza e del suo pensiero; certamente nella consapevolezza dell’immagine autentica di cristiano e di Chiesa che egli, come tanti altri uomini di Dio, ci ha proposto e come papa Francesco oggi incarna. Occorre passare, però, con più slancio e convinzione da questa fase di coscientizzazione a quella di una traduzione più convinta e condivisa nella ferialità della nostra vita personale e famigliare, nella vita delle parrocchie e delle città.

Questo tempo che ci divide dalla conclusione definitiva del processo «non deve essere visto come un tempo vuoto -ha ribadito il card. Amato nell’omelia- si tratta invece di un tempo pieno, da vivere con consapevolezza e partecipazione, non solo ampliando la conoscenza della vita e delle virtù del Servo di Dio, ma soprattutto imitandone gli atteggiamenti buoni e implorandone l’intercessione e l’aiuto per ottenere grazie temporali e spirituali».

La palpabile emozione che abbiamo sperimentato nella gremita Cattedrale di Molfetta, come nelle chiese e nelle case in cui è stata seguita la cerimonia (ci scusiamo per qualche intoppo tecnico!) ci ha resi più uniti: diocesani, parenti di don Tonino, amici della diocesi di Ugento, estimatori sparsi in Italia ed oltre; uniti nella vigile e operosa attesa della sua canonizzazione e nel comune impegno di dare risposta alla domanda con cui il card. Amato ha concluso l’omelia: «Se si sono santificati gli altri, perchè non noi?».