Vogliamo dire Gesù

Nicolò Tempesta

È Gesù Cristo che noi vogliamo porgere, il Suo nome far risuonare. Non è vero che a noi interessa far politica, noi vogliamo dire Gesù’. Così il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, aprendo il 28 gennaio a Roma il Consiglio episcopale permanente, ha voluto mettere l’accento sul ruolo e sul compito principale della Chiesa: l’annuncio del Vangelo. Per questo come cattolici dovremmo fare nostra una logica di qualità che in questo tempo ‘ in cui vogliamo ricostruire le basi per un rinnovamento concreto della vita politica ‘ ci permette di ripensare ai nostri criteri di partecipazione alla ‘cosa pubblica’. Un modo di ragionare che ha a cuore la pagina del Vangelo del Buon Samaritano, icona di una Chiesa che continua a prendersi cura soprattutto di chi è ai margini di una vita quotidiana che sempre più si avverte in salita e precaria.

La vastità dei problemi sociali, politici e culturali non deve far dimenticare ‘ secondo il card. Bagnasco ‘ il cuore del ‘messaggio cristiano’ che si trova nell’annuncio del ‘fare del Signore’, davanti al quale abbiamo il dovere di ‘non ostacolarlo e anzi favorirne la sua attrattività.

 

Lui fa nascere figli di Abramo dalle pietre. Lui dobbiamo collocare sempre più al cuore della nostra attività’. Non importa, ha proseguito, se ‘c’è in giro una notevole confusione, perché si pensa che la realtà sia superata, che nessuna verità esista’. ‘La Chiesa, esperta in umanità’ sa che ‘la verità è più importante della derisione del mondo’ e ciò va annunciato ‘per lo stesso amore che ha spinto il Samaritano del Vangelo a farsi umilmente prossimo’.

Mai come in questo tempo sentiamo il bisogno di irrobustire la nostra formazione che ci rende esperti di umanità, capaci di leggere le vicende della storia con gli occhi di una coscienza ancorata al Vangelo. Dovremmo avevrtire la necessità (non solo perché elettori) di indossare le lenti della buona notizia del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa per non lasciarci travolgere dall’ultimo talk show che la TV; intuiamo in questo periodo  la necessità di una lettura più profonda per giudicare questo nostro tempo grazie a una riflessione seria e limpida alla luce dell’insegnamento della Chiesa. Vogliamo dire Gesù, ha ricordato il card. Bagnasco, perché abbiamo a cuore l’uomo concreto, la sua vita di ogni giorno connotata dai progetti e dalle relazioni. Vogliamo dire Gesù perché ‘Il bene comune che gli uomini ricercano e conseguono formando la comunità sociale è garanzia del bene personale, familiare e associativo. [‘] Non si tratta semplicemente di raggiungere l’uomo nella società  quale destinatario dell’annuncio evangelico, ma di fecondare e fermentare la società stessa con il Vangelo’. Essere cristiani capaci di fecondare la società col Vangelo, significa per noi mettere al centro delle nostre letture e delle scelte che ne conseguono, il Cristo poiché da qui si misura il nostro impegno di credenti che si recheranno a votare. Ci metteremo alla prova ancora una volta con quella responsabilità evangelica che ci rende uomini e donne affidabili verso Dio e verso i fratelli. Ricordo con trepidazione di aver letto un appunto sul diario del giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia ad Agrigento il 21 settembre 1990: ‘Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Questo accadrà solo se vogliamo, ma anche se sapremo dire con coraggio Gesù.