Un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore

Mons. Luigi Martella

Un annuncio a sorpresa quello di Benedetto XVI , un annuncio che in pochi minuti ha fatto il giro del mondo: la sua rinuncia al ministero di vescovo di Roma e quindi di Pastore della Chiesa universale. Avevamo appena finito di pregare per Lui, durante la supplica alla Madonna di Lourdes, nella Chiesa di Sant’Agostino in Giovinazzo, e poi subito sono stato raggiunto dalla notizia.

Stupore e meraviglia è stata la prima reazione, come quella di tanti, della maggior parte, in tutti i continenti. Man mano, però, che sono passate le ore, l’emotività ha ceduto il posto alla ragione. Mi sono ricordato che è un diritto del Papa rinunziare al governo della Chiesa, anzi un dovere qualora si accorga che con le forze fisiche e psicologiche non ce la fa più. Benedetto XVI si è avvalso di questo diritto, e lo ha esercitato ‘ come egli stesso ha affermato – ‘in piena libertà’. Immagino che l’evento scatenerà la fantasia dei dietrologi.

C’è, invece, da credere, conoscendo il pensiero e anche l’animo del Pontefice, che egli abbia compiuto un atto di coraggio, di responsabilità, di amore verso la Chiesa di Dio. È stata un scelta diversa da quella di Giovanni Paolo II che, pur nella malattia, ha offerto il suo servizio fino alla fine, ma non meno importante e significativa è la scelta di Benedetto XVI; l’una e l’altra, in maniera diversa sono scelte d’amore. Joseph Ratzinger, nel momento in cui assumeva questa responsabilità, aveva dichiarato: «Sono un povero operaio nella vigna del Signore!». Ora, continuerà a servire la stessa Chiesa di Cristo nel silenzio, nel nascondimento e nella preghiera.