Volti ed eventi lungo i cento anni di storia della parrocchia S. Domenico di Molfetta

di Damiano d'Elia

Il decreto conciliare: Christus Dominus (28-10-1965) riconosce ai Vescovi la cura della Chiesa particolare, rendendoli pastori ordinari e immediati; “ma i principali collaboratori del Vescovo sono i parroci, ai quali, come a pastori propri, è commessa la cura delle anime, in una determinata parte della diocesi sotto l’autorità dello stesso Vescovo” (CD, 30). 
Costituta come parrocchia l’8 dicembre del 1914, per volontà del Vescovo Pasquale Picone, fu amministratore e quindi parroco, per ben oltre cinquanta anni, il compianto mons. Ilarione Giovine. Parroco fino al 1963 ha rappresentato il fondatore, l’animatore, il “costruttore” della comunità parrocchiale così da identificarsi nel quartiere stesso.
Con la sua figura don ‘Larione’, come si diceva a Molfetta, era S. Domenico e tutto il suo quartiere.
Era da sempre in mezzo al popolo e fra la sua gente, con quel piglio gioviale ed ironico, con voce possente, per cui talora appariva burbero a noi ragazzi, ma capace di attivare e attirare, seppure nella povertà della struttura, quanto era necessario al funzionamento della parrocchia: la catechesi, la liturgia, le opere di carità. 
Aveva ricavato nel supportico della Chiesa le aule per il catechismo, con l’ausilio delle catechiste, figure storiche per la parrocchia (es. donna Laura, catechista e prima presidente di AC). La sua ansia pastorale si estendeva ai cantieri navali e agli opifici, allora diversi nel quartiere (pastifici e oleifici). Missioni e precetto pasquale lo rendevano protagonista di pastorale con e in mezzo al popolo.
Per la vita liturgica, in età preconciliare, sviluppò la pietà popolare con la devozione al Sacro Cuore, alla Madonna del Rosario e introdusse la devozione per Santa Rita da Cascia, istituendo le relative associazioni. Con lo stesso spirito iniziò la tradizione del grande presepe natalizio, che tuttora resta onore e vanto della parrocchia. Per essere vicino agli artigiani alimentò la devozione a S. Vincenzo Ferreri, quale protettore dei muratori. Seguiva le famiglie del quartiere che conosceva tutte con le loro problematiche, affidando alle Vincenziane, quando non direttamente, la soluzione dei vari annosi bisogni. Non si dimemtichi che egli si è trovato parroco attraversando le due guerre mondiali e i relativi travolgimenti economico sociali. Fu evidente il commiato del quartiere e della città a tanto sacerdote e uomo che si era dato in pienezza allo sviluppo e della comunità parrocchiale e del quartiere.
Dal 1965 al 1973, prima come vicario-economo e poi parroco, don Alfredo Balducci raccolse e proseguì le orme di don Ilarione.
Tempi e situazioni diverse, con un quartiere che si faceva più centro che periferia, artigianale e operaio, rinnovava l’Azione Cattolica e le varie associazioni. Erano gli anni del rinnovamento conciliare; perciò veniva avviata la nuova liturgia della Messa, si rinnovava la catechesi con l’azione formativa di giovani catechisti, si ampliava la presenza giovanile, con azione formativa sugli stessi. Veniva avviato il rinnovamento liturgico, pastorale e caritativo che con il parrocato di don Franco Sancilio troverà compimento. 
Così dal 1973 a tuttora il parroco don Franco rappresenta, in continuità e rinnovamento, il pastore che, in piena sintonia con tutti i Vescovi – da mons. Achille Salvucci a Mons. Settimio Todisco, che lo volle giovane parroco a S. Domenico, a Mons. Aldo Grazia, a Mons. Tonino Bello, che l’apprezzò per le intuizioni pastorali e le proposte innovative, a Mons. Donato Negro, fino a Mons. Luigi Martella – ha operato e continua a farlo in mezzo al popolo e con il suo popolo.
Quaratadue anni di attività pastorale, in tempi diversi e con immutato entusiasmo, senza cadere in facile retorica, don Franco come don Ilarione, si identifica con la comunità e il quartiere.
La sua attività pastorale ispirata ai principi, alle costituzioni del Vaticano II, ai documenti ecclesiali dei Vescovi e attento alla lettura delle sane esigenze di efficaci interventi, ha prodotto innumerevoli frutti. In questi anni la parrocchia si è arricchita, intanto di spazi e strutture, con sale e ambienti, dall’Auditorium al campo sportivo, dalle sale per catechismo ai servizi telematici; dalla biblioteca di quartiere alla scuola dell’infanzia, passando negli anni scorsi alla scuola per la formazione delle maestre d’asilo, alla radio e, oggi, al servizio mensa che si svolge negli ambienti acquisiti e rinnovati della canonica.
La vita liturgica trova adempimento pieno con la catechesi, che si rinnova con ben due Missioni parrocchiali, con le celebrazioni di ben due Anni Giubilari, con un formato nucleo di catechisti. Le pie associazioni del Sacro Cuore, del Rosario e di Santa Rita hanno trovato notevole sviluppo; è stata voluta dal parroco la nuova associazione maschile del SS. Sacramento, con una peculiarità di grande significanza spirituale.
La corale San Domenico è divenuta negli anni non solo realtà significativa nell’azione liturgica, ma anche laboratorio di formazione al canto liturgico.
Il Complesso monumentale parrocchiale, già ricco delle opere del Giaquinto, del Porta, dei Tabacci, ha ricevuto lustro con il restauro e l’utilizzo socio culturale dell’Auditorium, riconosciuto ambiente di servizio culturale da tutta la città; il portale dello Zaza, il battistero del Samarelli, le vetrate istoriate del Risorto, di S.Rita; la Via Crucis; il restauro del pulpito, della cantoria e dell’organo, la ripulitura degli intonaci e la adeguata e moderna illuminazione, hanno conferito splendore alla Chiesa, assieme al rinnovamento di tutto il presbiterio.
L’attenzione pastorale, con l’ausilio degli organismi pastorali tutti, l’apertura degli ambienti a gruppi associativi ecclesiali e non, iniziative di dialogo, caratterizzano questa attività in seno alla parrocchia che è attenta agli anziani come ai giovani, alle famiglie nelle forme più diverse di condivisione e/o di convivialità, di pellegrinaggi come anche di pastorale del tempo libero.
Cento anni, allora, da ricordare e da celebrare, grati come tempo di grazia, come tempo di storia, memori soprattutto di questi nostri pastori che hanno, in continuità, saputo far crescere il patrimonio della nostra Fede.