«…Non è un paradosso: dalla droga ci potrà liberare solo una «overdose» di preghiera. è solo voler affermare che, senza un supplemento d’anima, anche le strutture più articolate sono destinate a fallire (…). La casa che sorge, pertanto, più che alla nostra borsa fa appello alla nostra vita. Più che le nostre tasche, vuole scomodare il nostro spirito. Più che sulla generosità di pochi, conta sulla conversione di tutti. Perché siamo tutti drogati. E abbiamo bisogno di disintossicarci. …siamo un po’ tutti «alle dipendenze» di qualcosa: dei soldi, dei vizi, dell’egoismo, dei mille vitelli d’oro che ci siamo costruiti nel deserto della vita. (…) Solo se nelle vene del nostro impegno iniettermo fiale abbondanti di preghiera, che non è mai rinuncia ma è sempre protesta e ansia di libertà, la droga, que assurda tragedia per dimissione, verrà finalmente sconfitta. E non sarà lontano il giorno in cui, invece della inaugurazione, celebreremo la chiusura della Casa. Accompagneremo al cancello l’ultimo drogato restituito alla speranza. E gli diremo in coro che vivere è bello».
Con queste parole don Tonino Bello annunciava l’apertura della Comunità CASA per il recupero dei tossicodipendenti, istituita l’8 dicembre 1984, presso la villa messa a disposizione da Vincenzo Scardigno, sulla provinciale Ruvo-Terlizzi, e trasferita tre anni dopo, il 5 luglio 1987, presso l’attuale sede, al Parco del Conte.
Anni di una storia lunga e articolata che Mons. Luigi Martella, nell’editoriale di Luce e Vita di domenica 6 dicembre 2009 definisce “caratterizzata da tanto entusiasmo, tanta generosità, tanta passione e compassione, tanta speranza, ma anche da tanta trepidazione e preoccupazione”.
Interverranno esponenti della comunità sociosanitaria e della stessa Comunità. Il programma dettagliato è scaricabile in allegato.
Alla singolare circostanza il Settimanale diocesano Luce e Vita dedica interamente il numero speciale di domenica 6 dicembre 2009, con articoli, interviste e testimonianze sulla CASA, la realizzazione voluta da don Tonino Bello, e la sua presenza in diocesi e sul territorio.