Inizio con le parole con cui ha iniziato Don Enzo, direttore della comunità Santa Chiara, come incoraggiamento/benvenuto: “Siete a Santa Chiara, fate ciò che vi sentite”.
Cosa abbiamo fatto è quanto di più semplice si possa pensare: eravamo suddivisi in gruppi. Alcuni preparavano il Grest giovani del pomeriggio (adolescenti dai 14 ai 20 anni), altri erano impegnati nella scuola di alfabetizzazione per immigrati( che aumentavano giorno per giorno), altri ancora nella scuola materna.
Le attività non sono l’ esperienza; sono il modo in cui ci siamo messi a servizio. L’esperienza era tutto quello che c’era insieme alle attività. Proverò a spiegarlo riportando alcuni pezzi del ‘Diario di Bordo’ che abbiamo scritto. Sì, perché Palermo 2014 non è stato un “io”, ma è un “noi”. Ed è bello condividere e raccontare questa esperienza con gli occhi, il cuore, e le emozioni del ‘noi’. Un noi composto da ragazzi dell’ Ispettoria Meridionale, dell’ Ispettoria Sicula, un ragazzo piemontese e una bolognese. Un bel mix di esperienze, di vite, ma anche di usi e tradizioni da scambiarsi.
“Ci colpisce più di tutto il rispetto per la celebrazione religiosa anche da parte di bambini e ragazzi musulmani. A fine giornata ci accorgiamo con piacere che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” perché ci si riempie di amore e di gratitudine.” ( mirko e veronica, 02 agosto)
“La serata si è conclusa con la preghiera della sera che ha coronato una giornata intensa, piena fino all’ orlo e ricca di gioia pulita, sana, in un ambiente in cui si respira continuamente qualcosa di positivo per lo spirito.” (Valerio, 04 agosto).
“Siamo molto soddisfatti di come sta andando, i “migranti” mostrano grande interesse; le lezioni e lo stare a contatto con loro ci arricchisce molto. Mentre loro imparano il verbo essere e qualche vocabolo, noi impariamo da loro la forza di volontà, il coraggio di mettersi in gioco nonostante le difficoltà.” (Eleonora- Cristina- Valerio, 05 agosto)
“In questa esperienza si sta facendo del proprio meglio e se ognuno fa qualcosa, allora sì che si può fare molto…” (Cristina, 06 agosto)
“La caratteristica di questa caccia, che poi è ciò che la rende degna di essere raccontata, è che durante le diverse tappe i ruoli tra animatori e ragazzi si invertono poiché per superarle sono necessarie alcune conoscenze che hanno principalmente i giovani del posto.
Ricordiamo con simpatia il dover correre dietro di loro, seguirli verso quel posto dell’Albergheria che noi non sapevamo raggiungere da soli, come se stessero facendo per noi le guide turistiche. Abbiamo visitato e respirato, anche solo di sfuggita, i vicoli e le piazze che loro vivono ogni giorno. Passare per i posti dove crescono è stato, anche se per pochi attimi, il modo più autentico per partecipare e condividere la loro vita.” (Valerio,09 agosto- Caccia al tesoro finale)
Come dicevo non è solo un fare; è anche e soprattutto un essere, un informarsi e formarsi. Ogni giorno abbiamo avuto dei momenti di formazione con testimonianze diverse.
“La parte della giornata che difficilmente dimenticheremo è stato l’ incontro di formazione con suor Valeria, che ci ha parlato della tratta degli esseri umani.[…] La sessualità è un dono di Dio da proteggere e rispettare; gli esseri umani non si vendono come le cose e andare con una ragazza costretta alla prostituzione significa abusare di una schiava e collaborare a mantenerla in schiavitù, distruggendone la dignità.
Forse non tutti conoscono queste dinamiche e le altre cose sulla prostituzione e sulla tratta degli esseri umani, ma prendere coscienza di questa realtà e di tutto quello che comporta indurrà la gente a cessare di far soffrire ragazze, bambini e uomini già vittime di tanti soprusi.” (Veronica e Angela. 07 agosto).
Gli spunti di sana provocazione che ci arrivano dall’ esterno sono infiniti.
Inoltre non mancano le visite e le testimonianze sui luoghi simboli della lotta alla mafia, alla criminalità, alla mentalità mafiosa, ma anche simboli di coraggio e di volontà di non arrendersi. (Cinisi, Capaci, Via d’ Amelio, feretro di don Puglisi in cattedrale).
Missione è anche camminare e conoscere il quartiere, accogliere ogni spunto per interrogarsi e pensare:
“Subito dopo don Pino, ricordiamo due figure più che vive qui a Palermo: Borsellino e Falcone, nell’atrio della facoltà di giurisprudenza a loro dedicata. E subito ci salta all’occhio la prima forte contraddizione della città: qui le gigantografie della laurea dei due magistrati, e dietro l’angolo la casa del boss davanti alla quale, pochi giorni fa, la processione si è fermata per un inchino.
La seconda, che abbiamo notato, la si vede semplicemente camminando: sei a Santa Chiara, in pieno centro storico e le case cadono a pezzi, poi alla distanza di un isolato sei su una delle strade principali di Palermo, la città turistica e tanto amata. La visione cambia senza dare il tempo di rendersene conto. “ (passeggiata del primo giorno, 01 agosto).
Il tutto condito da un incredibile clima di famiglia, gioioso e solare:
“L’ allegria è uguale ovunque; la bellezza di stare insieme, di divertirsi, di passare una giornata spensierata in totale serenità vincono ogni barriera, superano le diversità di linguaggio, cultura, religione. In mare ci capiamo, con gli occhi, con i sorrisi, con i tuffi. Oggi siamo un tutt’ uno.
La mattinata passa semplice così, e non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Per il pranzo ci spostiamo nell’ oratorio salesiano di Barcellona Pozzo di Gotto, dove sono cresciuti don Dario e Salvo. Come immaginavamo, ogni volta che si entra in un oratorio salesiano sembra di entrare a casa propria.” (Valentina- 08 agosto).
Ciò che ci aiuta, ciò che ci unisce è la familiarità che si respira tra noi:
L’ 11 agosto l’esperienza termina e salutiamo Palermo e tutta la Sicilia. L’ultima pagina del diario si conclude con tanti ringraziamenti. Ma riporto una frase molto significativa che ora, a distanza di un mese, rileggo con piacere e maggior consapevolezza:
“Le emozioni a fine esperienza sono sempre un po’ confuse, ed è facile lasciar scorrere qualche lacrima.
Adesso ognuno si prenderà il suo tempo per razionalizzare Santa Chiara.
Ma questa non è la fine.
E’ ora che tocca a noi!
Santa Chiara non è solo a Ballarò; Santa Chiara è ovunque, a volte è anche dentro noi. Tocca a ciascuno capire il significato di questo campo nella propria vita.”.