Quello appena trascorso sarà certamente un week end difficile da dimenticare per le vicende politiche ed amministrative delle quattro città della nostra Diocesi.
A Ruvo per le prossime amministrative risultano essersi presentati otto candidati sindaci ed una quantità esorbitante di liste e candidati al consiglio comunale, tanto da indurre a chiedersi se molti di loro prenderanno almeno il proprio voto. Sabato mattina il sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma è rimasto vittima di un’aggressione in municipio, da parte di una donna, al culmine di una discussione che verteva sulla “pretesa” di un alloggio popolare; soltanto poche ore prima, venerdì sera, la sala consiliare del Comune di Terlizzi è stata teatro di un violento diverbio tra il sindaco Ninni Gemmato e il presidente del consiglio, per poco non sfociato in una vera e propria rissa; e dulcis in fundo, sabato sera, l’ufficializzazione delle dimissioni del sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, a causa della fuoriuscita dalla maggioranza di un numero considerevole di consiglieri.
Storie molto diverse tra loro, che fanno scaturire però alcune riflessioni che riteniamo opportuno esprimere.
Proprio pochi giorni fa in quel di Ruvo abbiamo presentato alla comunità cittadina i Codici Etici per i partiti e gli elettori (che nel 2012 a Terlizzi e Giovinazzo e nel 2013 a Molfetta, avevamo posto al centro del dibattito politico elettorale); ci siamo spesi l’altra sera come allora per chiedere a chi si impegna in politica di vivere tale esperienza con consapevolezza, evitando di fare solo da “riempilista”; ci siamo spesi per ricordare che si sta intraprendendo la “più alta forma di carità” al servizio della gente e della propria città, dunque occorre tenere sempre alta la qualità del dibattito politico e bassi i toni del confronto dialettico, con l’atteggiamento di chi è capace di mettere da parte i propri interessi per il raggiungimento dell’obiettivo ultimo della politica: il Bene Comune.
Continueremo a chiedere ai nostri amministratori coraggio e determinazione nel portare avanti la buona politica, quella che si basa sulla trasparenza, sulla partecipazione e sulla legalità; allo stesso modo non ci stancheremo di stare tra la gente a ribadire che il rinnovamento non può che partire dalla nostra cultura e dai nostri stili di vita. La Politica ha il dovere certo di avere gli “ultimi” come punto di rifermento, ma questi hanno il dovere di rispettare le regole di convivenza civile, senza l’arroganza di chi ritiene che tutto possa essere giustificato dalle contingenze (perdita del lavoro, mancanza di casa…). L’aggressività, fisica come verbale, è sempre e comunque da condannare, che provenga da figure istituzionali, come dal popolo; è necessario accorciare la distanza tra politica e mondo reale e “insieme” seguire un nuovo stile nel rapporto cittadini-politica.
Relativamente alla situazione di Molfetta, lungi dal voler fare una valutazione politica sull’amministrazione Natalicchio, vorremmo proprio attingere ai nostri Codici Etici per ricordare a chi ha scelto di far affondare questa barca che c’era un patto con la città, sottoscritto in campagna elettorale, da rispettare: ogni consigliere comunale si è presentato ai cittadini collegato ad un preciso Sindaco, che aveva un determinato programma. Mettere in atto ora una serie di strategie per boicottare, significa tradire la parte di città che ha voluto che quel consigliere contribuisse con quel sindaco al perseguimento degli obiettivi indicati in quel programma. Invece da un parte amaramente constatiamo che le metodologie e i giochi politici di bassa lega risultano ancora vincenti, dall’altra rileviamo come certe scelte egoistiche, con conseguenti abbandoni e fuoriuscite, hanno snaturato il partito di maggioranza, rendendolo fragile e incapace di fare la sua parte di sostegno all’amministrazione.
Ironia del caso, proprio in questo weekend la presidenza diocesana era a Roma al convegno nazionale di Azione Cattolica dal titolo: “Il tutto abbraccia la parte”, impegnata in una riflessione sul rapporto tra le singole membra e il tutto, che non si riassume nella semplice sommatoria delle singole parti, ma è portatore di quel quid pluris che si viene a creare quando le singole parti si compenetrano in un rapporto armonico. In tal senso andrebbe letta la definizione di Bene Comune che la politica dovrebbe raggiungere: non la sommatoria dei singoli interessi personali, ma la ricerca di un comune denominatore che porta al soddisfacimento dei bisogni di un comunità. La sensazione invece è che nelle nostre città le singole parti vogliano avere il sopravvento, in una logica assolutamente egoistica e secondo una concezione assai povera e sterile della politica. E non conta che i protagonisti siano veterani della politica o giovani alle prime esperienze…in entrambi i casi sono solo un esempio della peggior politica, ormai stantìa ed obsoleta.
Week end difficile senz’altro quello appena trascorso, che deve portarci ancora di più a riflettere, come cittadini e come cattolici impegnati, sulla necessità di un nuovo patto tra Istituzioni e cittadini, che insieme devono impegnarsi per costruire quel tutto che sintonizza e valorizza le parti.
Molfetta, 4 maggio 2016
La Presidenza diocesana