Omelia per la Candelora

Molfetta, Basilica Madonna dei Martiri, 2 febbraio 2017
02-02-2017

Carissime sorelle e cari fratelli sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi e consacrati secolari, sono trascorsi quaranta giorni dalla nascita del Signore Gesù. Siamo qui adunati intorno alla Parola di Dio e al Verbo incarnato, simboleggiato nella Luce del Cero Pasquale, che svetta nella nostra assemblea. In Cristo ha origine la nostra vita spirituale, di cristiani e di consacrati. Ogni giorno che passa, la nostra esistenza cristiana dev’essere una riproposizione autentica di Gesù stesso.
Il profeta Malachia riporta un brano in cui il Signore esplicita il suo intento di salvare il peccatore pentito. Il passo ascoltato è preceduto da un altro in cui il profeta, dopo aver rimproverato duramente i sacerdoti perché offrono a Dio vittime difettose, dopo aver richiamato quanti hanno sposato donne non ebree o hanno rotto il vincolo coniugale, viene alla domanda cruciale: «Dov’è il Dio della giustizia?» (Ml 2, 17). Alla domanda risponde il nostro brano: «Dio prepara la sua venuta nel suo tempio» (v. 1) per purificare il cuore del popolo e rinnovarlo con la sua alleanza.
Gesù è il sacrificio sommo, l’offerta illibata, in espiazione per i buoni e tutti gli altri! Se da un lato il popolo è meritevole di castigo, dall’altro il Signore dice:
«Forse che io ho piacere della morte del malvagio […] o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?» (Ez 18, 23).
Quest’oggi, tutta la Chiesa prega per i suoi sacerdoti e consacrati, religiosi e laici, affinché rivivano il desiderio della loro consacrazione, non offrendo gli scarti, bensì il meglio di se stessi, per la vita e la salvezza dell’umanità intera!
Il Mistero del Natale è quello della visibilità dell’amore e della prossimità del Signore, nella vita degli uomini.
Consideriamo la bellezza e la grandezza della nostra chiamata: sull’esempio di tanti nostri confratelli e consorelle, anche noi dobbiamo incamminarci verso la santità della vita e della coerente testimonianza. “Viva lectio est vita bonorum” (San Gregorio Magno): il commento della Parola di Dio che tutti possono comprendere è, dunque, la vita esemplare dei consacrati e degli autentici seguaci di Cristo.
Miei cari, in un un’epoca in cui si dà più credito alle opere che alle parole; più agli esempi che alle prediche, noi, come il Santo Simeone e molti altri santi uomini e donne, dobbiamo poter dire: “Ora i miei occhi hanno visto…”. E, dopo aver visto e contemplato, sull’esempio dell’anziana Anna, figlia di Fanuele, noi pure dobbiamo cominciare a parlare di Gesù il Salvatore, in termini che tutti comprendano.
Vorrei poter dire a voi tutti, carissimi: riappropriamoci della dimensione profetica della nostra vita di consacrati! Dice Papa Francesco: «In questo mondo, i ministri ordinati [religiosi/e, consacrati secolari] e gli altri operatori pastorali, possono rendere presente la fragranza della presenza vicina di Gesù ed il suo sguardo personale!» (Evangelii gaudium, 169).
Carissimi, guardandoci intorno, più che pensare al numero in cui ci siamo ridotti al futuro delle nostre Congregazioni ed Ordini religiosi, guardiamo con fiducia a Cristo Signore, il quale ci esorta ad essere sale, luce e fermento del mondo in cui viviamo. Vorrei concludere questa mia riflessione con un augurio e con le parole di Papa Francesco, nella Lettera indirizzata ai Religiosi per l’Anno della vita Consacrata (2014-2015):
«La vita consacrata non cresce se organizziamo delle belle campagne vocazionali, ma se le giovani e i giovani che ci incontrano si sentono attratti da noi, se ci vedono uomini e donne felici! Ugualmente, la sua efficacia apostolica non dipende dall’efficienza e dalla potenza dei suoi mezzi. È la vostra vita che deve parlare, una vita dalla quale traspare la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo e di seguire Gesù» (II – 1).

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo