Omelia per la Veglia di Pasqua

Cattedrale, 15 aprile 2017
15-04-2017

Carissimi, abbiamo dato inizio a questa che è la madre di tutte le veglie (S. Agostino), con il suggestivo rito dell’accensione del fuoco e del Cero Pasquale. Che meraviglia! La nostra Cattedrale, che prima era al buio, pian piano, si è illuminata, ha dato il nome a quelle che prima, erano solo ombre di persone e di cose.
La Quaresima, tempo di penitenza e di discernimento, ha generato la vera luce del mondo, che è Cristo Gesù. Egli che aveva affermato: “Il chicco di frumento che muore porta frutto”, ora è vittorioso, vivo e vivificante.
Abbiamo ripercorso per tratti essenziali, ascoltando alcune pagine dell’Antica e della Nuova Alleanza, il processo avviato dal Signore, che ha creato tutto per la vita e non per la morte. Nonostante l’uomo si fosse allontanato dalla casa di Dio Padre, è stato afferrato e ricondotto in vita solo con la forza dell’amore! “La gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo).
Due donne, di buon mattino, dice il Vangelo, si recano al sepolcro di Gesù (Cf Mc 16, 3). Cosa avrebbero potuto fare due donne, come avrebbero mai potuto spostare il grande masso che sigillava il sepolcro? Ecco il primo miracolo: la pietra era stata già rotolata via. Un detto medievale conferma: “I sapienti camminano, i giusti corrono, ma gli innamorati volano”!
Sì, la Pasqua rotola via qualsiasi macigno che pesa sulla nostra vita e su quella degli altri. È il macigno-pietra dei pregiudizi, delle condanne, delle mormorazioni, dei rancori e delle inimicizie.
Sono quelle pietre che ci impediscono di vedere il volto degli altri e la luce di Dio. Non è forse vero che a volte diciamo: sono accecato dal rancore, dall’invidia, dalla gelosia …? Solo quando nel cuore ci sarà la luce del Risorto, potremo riconoscere persone, cose e chiamarle per nome; potremo distinguere il bene dal male e fare il bene e non il male!
Anche di noi, gli altri devono poter dire immediatamente: “So che cercate Gesù” (Mt 28, 5). Sì carissimi, nella misura in cui cercheremo Gesù, con tutto il cuore, Egli sposterà ogni impedimento dalla strada che ci porta alla luce, alla comunione, alla pace! Soprattutto, coloro che vengono tra noi, per cercare Gesù, davvero devono incontrarlo e trovarlo! Quante volte, invece, se ne tornano delusi e… scandalizzati! Miei cari, il segreto per passare dalla morte alla vita, dal buio alla luce, dall’odio, all’amore, dall’indifferenza alla convivialità, è che cerchiamo Gesù, realmente,
seriamente, senza mai stancarci e scoraggiarci.
Solo dopo aver incontrato Lui che ha parole di vita, magari dopo un impegnativo cammino quaresimale potremo, come le donne del Vangelo, ripercorrere la strada che porta agli uomini e dare loro l’annuncio di pace, di gioia, di speranza e di serenità!
Bisogna cercare Gesù nel luogo di morte, di solitudine e di buio. Non si può fuggire davanti alla sofferenza e alle ferite dei poveri. Da quel sepolcro cominciamo a cercare di nuovo il Signore. Non troveremo mai il Signore nei potenti, nei saccenti, negli avari ed indifferenti, ma in quelle che Papa Francesco chiama periferie umane.
Fu l’angelo a portare l’annuncio di vita e di risurrezione alle donne, che a loro volta, in fretta, andarono a riferire ai discepoli, quel messaggio di luce e di amore giunto fino a noi!
Chiediamo al Signore di essere noi medesimi investiti di questa forza profetica della risurrezione, che sola è capace di rivelare al mondo l’amore di Dio che non si rassegna alla morte e al male!
Dopo aver sperimentata la forza della risurrezione, quelle donne abbandonarono in fretta il sepolcro!
Carissimi, non c’è più tempo da perdere, il mondo ha bisogno di uomini e donne che abbiano il coraggio di mettersi sulle tracce di Cristo, di lasciarsi trasformare da Lui e divenire così testimoni della luce e della vita che mai tramonterà!
Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo