Dinanzi all’Urna di don Bosco, una sosta rigenerante

di Mons. Luigi Martella

‘Don Bosco ritorna, tra i giovani ancor, ti chiaman frementi di gioia e d’amor’. È il ritornello di un canto in onore del Santo dei giovani che riecheggia fortemente tra le aule degli Oratori salesiani. Quell’invocazione, per una ricorrenza provvidenziale, si verifica per davvero il 30 settembre prossimo. In quel giorno, infatti, avremo tra noi l’urna contenente i resti mortali di San Giovanni Bosco presso l’Oratorio ‘San Giuseppe’ dell’omonima parrocchia tenuta dai padri Salesiani. Sarà un evento non solo per la città di Molfetta, ma per l’intera diocesi. La ‘sosta’ in mezzo a noi delle sacre spoglie, si inserisce in una peregrinatio che la Congregazione dei Salesiani ha programmato nel quadro delle iniziative in preparazione al bicentenario della nascita del Santo (1815-2015).

Grande entusiasmo ha suscitato la notizia e grande fermento accompagna l’arrivo dell’urna. La pastorale giovanile diocesana con il coordinamento dei padri salesiani di San Giuseppe, hanno predisposto un programma dettagliato in modo tale che tutto il tempo della ‘sosta’ (h. 24) sia vissuto con la massima partecipazione e intensità dalle comunità parrocchiali, dalle associazioni, dai gruppi, dalle scuole, ecc.

Sono convinto che il ‘passaggio’ delle reliquie di don Bosco farà accorrere tanta gente, perché egli ha esercitato e continua a suscitare nell’animo di tutti un’attrattiva particolare avendo dedicato la sua vita sacerdotale per i giovani, divenendone un maestro insuperato e di grande attualità. La sua figura e la sua testimonianza sono ritornate alla ribalta da quando si è cominciato a parlare di ’emergenza educativa’. Tale emergenza non riguarda solo i destinatari (ragazzi, giovani), ma riguarda anche i ‘maestri’. Non dimentichiamo che gli ultimi decenni sono stati caratterizzati, a detta degli studiosi, da una società ‘senza padri’. In questa difficile e delicata situazione, il ricorso a riferimenti certi e a testimoni universalmente riconosciuti diventa necessario oltre che auspicabile. Pertanto, le intuizioni e il metodo educativo di san Giovanni Bosco non fanno parte di un passato pedagogico disponibile solo alle ricerche storiche, ma costituiscono un patrimonio intramontabile di portata universale. Il suo metodo preventivo rimane una sacrosanta intuizione, così come la convinzione che ogni intervento educativo debba essere preceduto dall’amore per essere efficace, è preziosa acquisizione.

Posso dire che Molfetta e l’intera diocesi vivono questa ‘visita’ come un evento di grazia. Anche perché viene a confermare, quasi come un sigillo dall’alto, gli sforzi pastorali che da qualche anno stiamo compiendo, proprio intorno al tema dell’educazione. Un tema che coinvolge tutti, adulti e giovani, famiglie e gruppi, genitori e figli, maestri e discepoli. In questo siamo in sintonia con le attenzioni della CEI per il decennio in corso. Ma, al di là di tutto, siamo convinti che ogni ‘rinnovamento’ della società, come ogni testimonianza qualificata dal punto di vista cristiano, parte da una solida educazione ai sani principi, secondo la formula dell’umanesimo di don Bosco: «Siate buoni cristiani e onesti cittadini». Essa risponde ad una visione che impegna ogni persona di fronte alla realtà civile e sociale e di fronte alla fede cristiana. Tale formula riecheggia quanto è scritto nella Lettera a Diogneto, uno scritto dell’inizio del secondo secolo dell’era cristiana, quando si trattava di delineare il rapporto tra credenti e realtà mondana, tra chiesa e società. In essa si afferma che i cristiani «dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alla leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere vanno ben al di là delle leggi».

Son lieto e benedico l’iniziativa nel fervore di un’attesa che coinvolge soprattutto i giovani. Sono sicuro anche che tale evento porterà una salutare ondata di entusiasmo, le cui ripercussioni benefiche non si esauriranno nell’arco di una giornata, ma dureranno nel tempo, provocando in ciascuno stimoli per aspirare e osare sempre di più verso le ‘misure alte’ della vita.