Senza slot, più spazio per le persone

di N.Curci - L. Sparapano

 

In periodi di crisi, con l’accrescersi delle disuguaglianze economiche sociali, con l’acuirsi delle difficoltà, per milioni di italiani il ricorso alla fortuna sembra rappresentare una illusoria opportunità per porre rimedio ai problemi. Il ricorso al gioco d’azzardo è un problema sociale che sempre più spesso porta sul lastrico le famiglie meno abbienti e che va costantemente monitorato.
Sotto accusa sono le slot machine, delle infernali macchinette – in italiano ‘macchine mangiasoldi’ – che ritroviamo nei casinò, nei bar, nelle case da gioco e nei centri scommesse. Per essere a norma di legge le slot machine devono essere collegate fisicamente a dei modem, i quali trasmettono i dati e le statistiche di ogni singola macchina secondo un procedimento controllato dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS).
Notevole il giro d’affari e i rispettivi introiti erariali in Italia.
Le imposte su questo tipo di apparecchi vengono calcolate sul volume delle giocate effettuate e la restante parte, al netto delle vincite, viene solidalmente divisa tra il proprietario della macchina da gioco e l’esercente pubblico presso cui è allocata la slot machine (bar, tabaccheria, ecc.).
I numeri delle macchine mangiasoldi nelle nostre città
Nel corso dell’estate 2013 sono state pubblicate alcune inchieste sul tema delle slot. Interessante è il lavoro pubblicato da Wired Italia che analizza il numero di video slot presenti sul territorio nazionale.
La ricerca ha concluso che laddove ci sono più slot machine si gioca (e naturalmente si perde) di più e che la maggiore diffusione territoriale delle macchinette va a braccetto con il rischio di patologie legate all’azzardo in particolare tra i giovani.
Gli addetti ai lavori distinguono le categorie delle sale da gioco, tra mini casinò ed esercizi che ospitano slot machine.
I mini casinò (cioè luoghi totalmente dedicati all’azzardo) in tutta Italia sono 2409, mentre sono 113.877 le attività che alloggiano le slot machine.
Complessivamente è di 430 mila il numero di macchinette da gioco presenti in Italia. Il quadro nelle città della nostra diocesi è piuttosto inquietante come risulta dalla tabella, e possiamo immaginare i soldi giocati e persi, a fronte di singole vincite: Il quadro nelle città della nostra diocesi è piuttosto inquietante come risulta dai dati dell’AAMS (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato), con 177 attività che contengono slot machine e con la presenza di 3 mini casinò, così distribuiti: a Molfetta 84 esercizi con slot machine e 1 minicasinò, Terlizzi con 40 esercizi, Ruvo di Puglia con 31 esercizi e 1 mini casinò e Giovinazzo con 22 attività ospitanti slot machine e 1 mini casinò.
Nel 2012 gli italiani hanno riversato nelle macchinette da intrattenimento circa 48 miliardi di euro e l’erario nel 2012, ha incassato più di 4,5 miliardi di euro dalle slot machine.
Il movimento noslot: cittadini mobilitati per il buon gioco
Nella primavera del 2011, il dibattito critico sulle slot macchine ha dato vita alla prima marcia di sensibilizzazione sul problema e, successivamente, al movimento noslot lanciato dal settimanale no profit Vita.
A Genova, la battaglia dello scomparso don Gallo ha portato il comune ad approvare un regolamento contro la diffusione delle slot machine fissando le distanze minime da scuole, parchi e altri luoghi sensibili. Iniziative analoghe sono state assunte dall’amministrazione comunale di Trento e provvedimenti simili sono stati approvati in altre città.
Il movimento noslot aggrega circa 7000 cittadini, realtà associative e istituzioni attorno a un manifesto che punta a promuovere un cambio culturale di prospettiva rispetto al problema dell’azzardo di massa. Il 4 settembre 2013 il movimento ha ricevuto incoraggiamento e benedizione da parte di Papa Francesco e in questa occasione la delegazione ricevuta in udienza generale ha regalato al pontefice una ricerca che raccoglie quindici mesi di lavoro giornalistico sul gioco d’azzardo di massa. Gli aderenti al movimento noslot hanno scritto il ‘manifesto per non stare a guardare’.
Cinque le azioni concrete proposte:
  • tutelare la libera crescita dei ragazzi;
  • sostenere i commercianti e i titolari di bar che non vogliono piegarsi alla cultura dell’azzardo;
  • avanzare proposte concrete per arginare il proliferare delle sale gioco nelle città;
  • promuovere una mappatura delle sale da gioco sul territorio, affinché sia chiaro quanto peso e quale spazio occupino nell’economia del proprio quartiere o del proprio comune;
  • attivarsi per promuovere iniziative legislative locali e nazionali che mirino a regolare e limitare l’azzardo.
Attualmente strutturato in rete il movimento è promotore di molte iniziative di legge e culturali, tra le quali il primo slotmob.
Slotmob: un bar senza slot ha più spazio per le persone
Il progetto slotmob ha come obiettivo l’organizzazione di una serie di appuntamenti in varie città italiane, messi in campo per premiare, con l’aumento della clientela, quegli esercenti che hanno deciso di sbattere fuori dai bar le infernali macchinette.
Scopo di slotmob, che si ispira alle modalità di raduno rapido e clamoroso, è da una parte costruire una azione pubblica creativa di contrasto al gioco d’azzardo e dall’altra premiare chi si sottrae ai facili guadagni basati sulla disperazione altrui. I nomi degli esercenti che hanno rifiutato le slot, o che se ne sono liberati, verranno resi pubblici ed essi stessi racconteranno nel corso degli slotmob, il perché di scelte in apparenza antieconomiche.
L’idea è tanto semplice quanto efficace: il bar non ha le slot? Lo premio andandoci a fare colazione e invito tutti i miei amici a farlo (vedi spazio in pagina).
Il primo slotmob è stato fatto a Biella il 27 settembre ed è già programmato in molte città italiane. Decine di eventi di piazza, ciascuno con al centro un bar virtuoso, per dire che c’è tanta gente che è stufa di gioco d’azzardo.
Contenziosi legali
A partire dal 2007 la Corte dei Conti del Lazio ha aperto un contenzioso per danno erariale con i dieci concessionari di slot machine, chiedendo un risarcimento stimato inizialmente in 98 miliardi di euro. Le contestazioni riguardano, in particolare, il mancato collegamento degli apparecchi alla rete telematica dello Stato. La connessione telematica ha il compito di rilevare il reale giro d’affari di ogni singola slot machine in modo da determinare la correttezza del montepremi e il gettito erariale in misura proporzionale alle attività svolte dagli apparati di intrattenimento. Ma i gestori alla fine se la caveranno con poco. Per effetto di calcoli controversi hanno ottenuto un maxisconto di oltre il 90% vedendosi tagliare le penali a 2,7 miliardi. Nell’agosto 2013, in occasione della riformulazione della tassa IMU e relativa sospensione per l’anno 2013, il governo ha inserito tra i fondi a copertura del decreto eventuali introiti derivanti dal contenzioso sopraccitato. Tale chiusura prevede un introito compreso tra i 500 e i 700 milioni di euro.
(Nico Curci)
 
Attiviamo buone alleanze educative
Il servizio che la redazione ha programmato e oggi pubblichiamo, circa la ludopatia, interpella tanto la società civile che la Chiesa, perchè in quanto educatori non possiamo esimerci dal mettere in guardia da scelte di vita inadeguate e pericolose. Lo stesso quotidiano Avvenire, quasi in coraggiosa solitudine, da molti mesi pubblica continue inchieste sul fenomeno e conduce una battaglia perchè lo Stato adotti leggi serie a riguardo. Vogliamo allora attivare una politica che parta dal basso. Piccoli ma importanti tentativi di condizionare quel modello di economia che tende a venderci e a puntare sempre di più su beni che creano dipendenza perché essa significa domanda assicurata per molto tempo.
In particolare l’iniziativa Slotmob chiede una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo e invita i cittadini ad agire subito: recandosi a fare colazione in un bar che ha scelto ‘la disinfestazione’ dalle slot e/o altri giochi d’azzardo.
Un modo per ‘premiare’ le virtù civili, e soprattutto fare cultura e opinione.
Per fare ciò in fondo serve poco:
almeno due realtà nella città (associazioni, gruppi ecc.) che organizzino, che non siano partiti politici (slotmob è un’iniziativa della società civile dove tutti devono sentirsi a casa);
 un bar (al massimo due, se vicini) che sia ‘deslottizzato’, cioè senza slot (ma anche senza lotto, scommesse, gratta e vinci ecc.), e che lo sia da prima che si prendano contatto, che lo abbia fatto intenzionalmente e per senso civico;
fissare una data per lo slotmob, coinvolgendo possibilmente le scuole e cercando di arrivare almeno a coinvolgere 200 persone che vengono a fare colazione in quel bar;
cercare biliardini, ping pong, giochi tradizionali per organizzare durante lo slot tornei di ‘buon gioco’, da fare in piazza o comunque visibili a tutti;
 organizzare un mini convegno, sempre in quelle due ore di slotmob, per parlare di azzardo e dintorni.
E poi tanta festa, gioia, gioventù…e responsabilità!
Un modo altro per fare educazione!
(Luigi Sparapano)