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Don Luigi Amendolagine in cammino verso Santiago

Intervista

amendolagine

A conclusione della prima tappa del suo nuovo cammino, quello verso Santiago-Finisterre, abbiamo sentito al telefono don Luigi Amendolagine, giovane sacerdote terlizzese, direttore del Servizio diocesano per la Pastorale giovanile, prossimo parroco di San Domenico in Ruvo. Il racconto quotidiano sulla sua pagina Facebookamendolagine

Quali cammini hai fatto sinora e quale cammino hai intrapreso questa volta?

Sono diversi i cammini che ho fatto. Quando ero in Seminario Regionale ho percorso il Cammino di San Francesco, poi “Per mille strade” con la pastorale giovanile verso Roma; prima ancora ho percorso gli ultimi 200 Km del Cammino di Santiago, con sei giovani della diocesi. L’anno scorso ho fatto la Via Francigena e quest’anno di nuovo sul Cammino di Santiago, ma sulla variante francese, quella più conosciuta, che parte dai Pirenei, proprio da dove sono partito oggi (22 luglio) sperando di farlo per intero.

Quali le date e i tempi di questo cammino?

Questo rispetto a tutti gli altri è il cammino più lungo che sto facendo, è stato un crescendo perché non si improvvisano queste cose. Io dovrò percorrere circa 900 chilometri a piedi e per fortuna ho un buon passo e quello che normalmente viene percorso in circa 34-35 giorni io conto di farlo in 25 giorni, fino a Santiago e Finisterre, ma senza forzare perché deve essere un’esperienza in cui mi alzo al mattino e faccio quello che sento di fare. Non ho un programma definito e questa è la bellezza del cammino. Il Cammino di Santiago poi è favoloso nel senso che ogni tre quattro chilometri trovi un paesino tutto organizzato, ci sono ostelli, quindi è molto personalizzabile e questo ti dà la possibilità veramente di vivere alla giornata. Mi piacerebbe stare il 15 agosto a Santiago, ma non è vincolante.

Quali le tappe e i luoghi?

Questa volta sono partito da Saint Jean Pied de Port, sui Pirenei, quindi in Francia, e con la prima tappa, a Roncisvalle, sono entrato in Spagna. Certamente la meta è Santiago, tomba dell’apostolo Giacomo, ma vorrei arrivare a Finisterre sull’oceano. Ci sono tanti luoghi di fede lungo il cammino, di circa 30 tappe, tanti paesini con i segni della storia di fede che li ha attraversati. Le città più grandi saranno Pamplona e Lèon. È un’esperienza abbastanza lontana dal caos. Anche in riferimento al covid sono abbastanza tranquillo perché isolato e molto attento negli ostelli e lontano dalla folla. La motivazione di questa scelta è perché il 2021 ricorre il giubileo del cammino di Santiago che poi è stato prolungato al 2022. Chiunque faccia il cammino, almeno gli ultimi 100 km, riceve l’indulgenza per i peccati, quindi sconterò un bel po’ di peccati personali.

Perché questa scelta? Che senso ha questo tipo di esperienza?

Quelli che noi oggi chiamiamo cammini sono nati, in realtà, come pellegrinaggi di fede e sono stati così nella storia, in particolare nel medioevo, come cammini verso la tomba di un apostolo, di un santo: il cammino di Santiago verso la tomba di San Giacomo Apostolo; la Francigena verso quella di San Pietro e, proseguendo, verso la Terra Santa e il Santo Sepolcro di Gerusalemme. A questo si ispira anche il nostro Cammino di don Tonino. È quindi un pellegrinaggio, ma oggi ciascuno può viverlo con vari scopi: per un cammino di fede, per mettersi alla prova, per moda, per sport, per scopi naturalistici… mille modi e motivi diversi. Per me la motivazione è spirituale. Un cammino spirituale nel senso che ci sono diversi elementi che il cammino offre per la propria vita spirituale. Provo a dirne alcuni: innanzitutto il silenzio, la possibilità di vivere tanto tempo in silenzio a contatto con il creato, la natura, un’esperienza estremamente contemplativa o, come direbbe don Tonino, contemplattiva, stimolata dall’essere immersi nella natura. C’è anche un accompagnamento spirituale; proprio stasera ho celebrato a Roncisvalle, a conclusione della prima tappa, con il Vescovo e con la rituale benedizione dei pellegrini, la condivisione della preghiera. C’è poi l’esperienza della Provvidenza: cioè ti alzi al mattino e non sai quello che ti capita in termini di meteo, di incontri che fai, piacevoli e spiacevoli perché puoi anche incontrare animali nel bosco; può succedere di tutto e tu ti affidi alla Provvidenza di Dio. Un’altra dimensione tipica dei cammini è quella penitenziale perché comunque è un’esperienza di precarietà, ti mette a dura prova fisicamente. Considera che nel Medioevo, ad esempio, quelli che si mettevano in cammino per lunghi pellegrinaggi facevano testamento perché ovviamente si sapeva quando partivano e non sempre si tornava. Quindi c’è una grande dimensione della provvidenza e della penitenza. Un ulteriore elemento è quello diciamo un po’ più conviviale, della fraternità, perché poi tu ti ritrovi a condividere le esperienze con altre persone. Io ho fatto la scelta dall’anno scorso di vivermelo da solo il cammino, quindi sono partito da solo. E’ una mia scelta anche perché la considero come miei esercizi spirituali, l’ho pensato per me, per la mia vita personale ed è già tanta roba, però ti costringe a doverti relazionare con gli altri. Se parti in gruppo il rischio è quello che tu rimanga sempre con i tuoi, che è sì una dimensione della fraternità ma non a pieno, perché quando invece parti da solo sei veramente molto aperto agli incontri, al fratello che il Signore ti mette accanto. L’anno scorso ho incontrato persone non credenti con le quali ho fatto molti chilometri insieme, nella condivisione della fatica della vita, mettendo in gioco il mio essere sacerdote.

Direttore della Pastorale Giovanile, da settembre sarai parroco. Cosa porterai di questa esperienza nella PG e in parrocchia?

A parte il fatto che quella che sto vivendo può essere un’esperienza da poter promuovere sia come pastorale giovanile sia come gruppo parrocchiale, vivo il cammino come un momento di formazione personale, dicevo come degli esercizi spirituali, con cui mi predispongo a servire meglio le realtà pastorali che mi sono affidate. Direttamente il cammino non dà nulla alla vita pastorale, ma indirettamente può dare molto.

A pensarci bene le note richiamate da don Luigi, parlando del senso spirituale del suo camminare – silenzio, contemplattività, provvidenza, penitenza, fraternità e convivialità – possono ben essere note ispiratrici di un servizio pastorale, tanto in parrocchia quanto tra i giovani. È quello che gli auguriamo.

Intervista a cura di Luigi Sparapano
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