Essere catechisti

Editoriale n. 32 del 14 ottobre 2018

Stiamo ancora muovendo i primi passi del nuovo anno pastorale e sin dalle prime battute della sua lettera, il Vescovo ci sprona a divenire discepoli con Cristo in compagnia dei giovani.
è il periodo in cui, all’inizio del percorso catechistico, nelle nostre comunità parrocchiali si consegna anche il mandato ai catechisti e agli operatori pastorali.
Negli Orientamenti, Incontriamo Gesù, i vescovi sottolineano l’importanza di questo rito semplice ma significativo che andremo a vivere nelle nostre comunità parrocchiali: «Nel dire il suo “sì”, il catechista e la catechista aprono la vita a una particolare esperienza di grazia che vivifica e sostiene il loro servizio educativo, radicato nella vocazione all’annuncio universale della salvezza ricevuta nel Battesimo» (IG, 78).
In realtà la consegna del “Mandato” ai catechisti rivela la fondamentale dimensione ecclesiale del loro servizio, che non solo si svolge nella Chiesa ma attua la sua missione. La parola “mandato” contiene, principalmente, due significati. Il primo è quello del concreto invio in missione con un incarico preciso e impegnativo, in nome e per conto della Chiesa. Nella Chiesa si è sempre “mandati” da qualcuno. Dunque esiste un necessario legame di riferimento all’autorità che invia.
Il secondo significato della parola “Mandato” riguarda il contenuto dell’invio, il suo segno specifico di riferimento: il Vangelo di Dio, Gesù stesso.  Ecco perché si tratta non di un rito che si fa solo per tradizione, ma di una consegna ufficiale, autorevole, distintiva, impegnativa, pubblica. Nel dire “ho ricevuto il mandato” il catechista testimonia di avere “in consegna” Gesù per viverlo prima di tutto lui personalmente e poterlo poi annunciare agli altri.
è necessario che la comunità riconosca e sostenga questo dono, che aiuti il catechista in una crescita spirituale, lo avvii verso una «fede adulta» che lo accompagni nella sua formazione e maturazione, perché viva fino in fondo, nella famiglia, nel lavoro, nel gruppo e nel posto sociale occupato, il suo essere catechista, custodendo e annunciando il Vangelo di Cristo, unico maestro, centro vivo della catechesi. Infatti, «il catechista si caratterizza anzitutto per la sua vocazione e il suo impegno di testimone qualificato di Cristo e di tutto il mistero della salvezza» (RdC 186).
è un momento importante all’interno delle comunità parrocchiali che ancora una volta rende evidente che l’azione pastorale della Chiesa ha bisogno della cooperazione di molti, perché le comunità e i singoli fedeli possano giungere a essere con la vita, testimoni credibili della risurrezione. Per questo, il momento del mandato, non fa ammalare noi preti di clericalismo e ricorda ai laici di divenire sempre più collaboratori della gioia del Vangelo.
Il catechista sa che annunciare Gesù è un servizio che non si fa ma si vive: ce lo ricorda papa Francesco quando dice che non dobbiamo “fare catechismo” ma “essere catechisti”. Allora l’augurio a tutti coloro che sono impegnati nel servizio della catechesi, all’inizio di questo nuovo anno pastorale, lo esprimo con le parole della preghiera del mandato: “Concedi, o Padre, a questi tuoi figli che si offrono per il servizio della catechesi di essere testimoni credibili del Tuo amore e della Tua gioia. Attraverso ogni forma di linguaggio e di comunicazione, fa’ che promuovano una cultura dell’incontro e della vita, facendo gustare la presenza di Gesù vivente in mezzo a noi”.

di Nicolò Tempesta