Don Tonino ha camminato tantissimo, fino all’ultima Marcia per la Pace a Sarayevo nel ’92. Eppure c’è ancora tanta strada da percorrere. Un “cammino dal centro alla periferia” alla vigilia di Pentecoste è un modo per proseguire la missione del Profeta di Dio. La marcia, organizzata dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali e dalla Vicaria di Ruvo di Puglia, con il Patrocinio dei quattro Comuni della Diocesi, è partita da piazza Matteotti sabato 19 maggio per giungere alla Comunità Casa, con la presenza di don Luigi Ciotti, Presidente nazionale di Libera.
Sono intervenuti fedeli, gruppi religiosi, associazioni, autorità e gente comune. Tre chilometri a piedi per riflettere sulle parole che don Tonino ci ha consegnato e riscoprire la bellezza del mettersi in marcia insieme. La CASA è un luogo suggestivo, dove don Tonino è radicalmente presente.
Don Ciotti racconta la prima volta in Comunità, invitato da don Tonino. Lui stesso andò a prenderlo in stazione, mentre diluviava; nel guidare, parlava animatamente e gesticolava, poi inchiodò la macchina alla vista di un gruppo di migranti a cui, ovviamente, diede un passaggio. Solo anni dopo don Ciotti seppe che quella notte don Tonino era tornato da loro. Un “folle” l’ha definito con benevolenza e affetto.
Don Ciotti si esprime con vigore e potenza. Si sofferma sull’importanza della strada come “luogo della fatica”, che insegna a guardarsi dentro, ad ascoltare; educa a mettere al centro le persone e fa capire «che le storie sono storie, non derive.»
Il cuore del cambiamento che spesso cerchiamo fuori è dentro di noi, è soprattutto atto di coscienza, che rivela la bellezza delle cose ed è «custode del nostro coraggio e della nostra libertà». Com’è stato per don Tonino, perché «non basta solo ricordarlo, bisogna renderlo memoria feconda, viva». A tal proposito, ci consegna le sette chiavi che ha individuato nello stile del nostro Servo di Dio: preghiera, poveri, parresia (il coraggio di parola), politica (intesa come impegno per il Bene Comune), pace, poesia, Parola di Dio. «I suoi scritti parlano e lo rendono vivo e cambiano la vita a chi lo ascolta. La sua era una sfida etica e teologica».
Nella capacità di quel Pastore di riconoscere nei poveri Dio, sta lo “scandalo” che lo ha caratterizzato. Non è un vero cristiano chi non sta dalla parte dei poveri. «C’è oggi un’anoressia esistenziale molto diffusa» che si può contrastare percorrendo la via della coscienza, la più difficile da seguire. «Ci vuole alleanza, speranza reciproca. Non lasciamoci travolgere dal “tanto non cambia mai niente”. Un cristiano non può comprendere sempre tutto in termini umani. Dobbiamo fare società con Dio: il pacchetto di maggioranza delle azioni ce l’ha Lui.»
Bisogna favorire continuità dei percorsi, condivisione (imparando a parlare, pensare e vivere al plurale) e corresponsabilità per «saldare la Terra con il Cielo» e fondere dimensione spirituale e impegno sociale. «Dobbiamo raccogliere i semi di speranza che ogni giorno ci sono», per non cadere nella mortificazione e nella sfiducia. E bisogna tenere a mente «che il problema più grave non è solo chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare e l’altro problema grave sono i mormoranti, anche dentro le nostre associazioni e le nostre sacrestie.»
L’invito per la legalità è di tutti. «Non facciamo della legalità un idolo, che è diventata una bandiera che tutti usano, anche quelli che la calpestano.»
Poi l’attenzione si focalizza sui giovani, «per natura aperti alla vita», bisognosi di concretezza, destinatari di fiducia e incoraggiamento. In quest’ottica, Scuola e Lavoro sono le priorità di una società aperta al futuro: «sogno la città educativa, dove tutte le forze concorrono», per evitare il dilagare della corruzione e della mafia, la diffusione del gioco d’azzardo e il ritorno devastante delle droghe. Perché oggi «siamo circondati da un’infinità di stimoli, che ostacolano l’esercizio dell’attenzione, della riflessione e dunque della coscienza critica», tanto che «il pericolo è la digitalizzazione dell’esistenza». I rapporti umani si traducono in semplici contatti, anziché relazioni, che richiedono tempo e conoscenza. «Lottiamo insieme per la libertà e la vita. La speranza è fragile se non è condivisa. Vi auguro di vivere con senso, fate società con Dio.»
di Susanna M. de Canndia