A dire il vero, non proprio sempre le omelie risultano insipienti. E se lo dice uno che più volte ha additato il problema… E questo capita soprattutto quando, invece di imbarcarsi in voli pindarici, si resta un po’ di più con i piedi per terra, legati a quella che è la realtà e la vita di tutti i giorni.
Così è stato per il mio parroco, che ha ben tratteggiato l’attuale situazione delle chiese locali focalizzando in particolare tre punti.
Il primo: cos’è la parrocchia oggi? Null’altro che una delle tante agenzie pubbliche ove si richiede un servizio, come un certificato o quant’altro di simile.
Il secondo: pensate davvero che tante attività siano una ricchezza per la parrocchia? Certo non per il parroco, su cui gravano il peso e la responsabilità.
Il terzo: e perché accade ciò? Per l’ormai inveterata latitanza della maggior parte dei fedeli, in particolare dei giovani, che si volatilizzano dopo la cresima.
E questo è senza alcun dubbio il problema più grosso. Chiese sempre più vuote, anche nelle grandi occasioni. Dove tutto diventa complicato: da chi si incarica delle letture a chi è disponibile per la questua. Possibile ancora trovare una soluzione, anche se difficile?
Provocazioni che faranno parte dei temi del prossimo anno pastorale incentrato sulla parrocchia (ndr).